La deputata Pd commenta la decisione della Commissione Affari e Finanza di cancellare l’articolo del decreto sviluppo
“Quello che è successo nelle Commissioni Bilancio e Finanze durante l’esame del decreto sviluppo, è un gravissimo passo indietro del Governo, che rischia di ledere l’economia dei nostri territori, centinaia di aziende toscane, molte delle quali in Valdelsa”. Con queste parole Susanna Cenni, parlamentare toscana del Pd, commenta la decisione della Commissione di accogliere gli emendamenti che chiedevano la cancellazione dell’articolo 8 comma 10 del decreto sviluppo I firmatari sono stati Lega Nord, Pdl e Udc. “Purtroppo – prosegue Cenni – non c’è modo di intervenire nuovamente con emendamenti in aula sul Decreto Sviluppo poichè è già stata preannunciata la richiesta del voto di fiducia. Presenteremo in sede di votazione finale certamente un ordine del giorno per chiedere un impegno del Governo, pur consapevoli che non sarà un impegno generico ad aiutare il settore colpito. Abbiamo combattuto una battaglia giusta, assieme alle istituzioni toscane e senesi, assieme alle piccole e medie imprese del nostro territorio che conosciamo bene, che danno lavoro a migliaia di persone. Ma il nostro lavoro non finisce qui “.
Per noi questo è un importante pezzo del Made in Italy al quale la Lega Nord ed il Pdl stanno sbattendo la porta in faccia in nome dell’interesse di poche grandi imprese, operando un grave tradimento nei confronti dell’economia locale. Davvero strana la loro idea di “territorio”. Così poco consistente e coerente da vedere un elettorato ben capace di reagire come abbiamo visto in queste settimane. Viene da chiedersi quanto sia giusto fare la guerra contro imprese italiane che hanno decenni di vita, fanno ricerca e innovazione, pagano progettisti e designer, espongono al Salone del Mobile, sono certificate Iso e Made in Italy, producono dal 1970 prodotti riconosciuti di pubblico dominio e pagano le tasse. E’ bene precisare, infatti, che queste imprese – parliamo di una filiera, indotto compreso di circa 700 imprese con stime di 13.500 addetti e un fatturato di circa 950 milioni di euro secondo il Consorzio Origini che le rappresenta -, non operano, come è stato gravemente affermato nei giorni scorsi, nell’illegalità. Il tema è già stato chiarito dalla Corte di Giustizia e dalla posizione che, anche grazie al lavoro instancabile del Consorzio Origini, delle associazioni artigiane, delle istituzioni toscane e senesi e di noi parlamentari toscani del Pd, il Governo e il Sottosegretario Saglia hanno maturato, correggendo il pasticcio dell’agosto scorso con la giusta redazione del comma 10, art 8 del Decreto Sviluppo”.
“Gli effetti della decisione presa in queste ore – sottolinea Cenni – porterà ad una situazione critica per le piccole e medie imprese, molte delle quali operative in Toscana e nel territorio della Valdelsa. Viene da chiedere sia all’Onorevole Grimoldi, leghista, che ad aprile esprimeva preoccupazione per il rischio che le imprese aretine avrebbero corso e al Consigliere Provinciale del Pdl di Siena, Michelotti, che aveva espresso ‘felicitazioni al Governo proprio per la giustizia fatta con il decreto sviluppo’, se siano informati dell’atteggiamento dei loro colleghi di partito a Roma che, invece, hanno, al momento cancellato tutto. Schizofrenia? Rincorsa della dimensione territoriale solo a casa propria e al momento giusto e poi strana amnesia quando si arriva nella capitale? Noi – conclude la deputata toscana – ci siamo battuti in questi mesi, e lo faremo anche nei prossimi giorni, continuando ad esplorare tutte le strade possibili affinché quanto già sancito dalla Corte di Giustizia trovi coerenza nelle norme nazionali, con la consapevolezza di essere in sintonia con un tessuto produttivo che merita attenzione e battaglia, perché quelle centinaia di imprese sono l’economia dei nostri territori, perché le mani e le teste di quegli artigiani, di quei piccoli industriali, rappresentano forze oneste e lavoratori infaticabili che hanno fatto crescere le nostre terre, arredato le nostre case e creato posti di lavoro, rischiando in proprio e non vivendo di contribuzioni pubbliche o facili strade.
Spero ancora – aggiunge la deputata – che il buon senso possa mutare questo atteggiamento miope e di parte”.