I numeri. Tanti numeri. stanno caratterizzando questa terribile fase.
Alle 18 abbiamo imparato ad ascoltare trattenendo il fiato quelli della protezione civile, i contagi, i ricoveri in terapia intensiva, i deceduti, i guariti. Poi il quadro regione per regione. Le curve, l’attesa per il picco che, nel frattempo, è diventato plateau. I numeri ci dicono che da quel paziente zero, o forse uno di Codogno (di cui apprendevo scendendo in albergo a Torino a febbraio) a oggi, i casi registrati ufficialmente nel nostro Paese hanno valicato quota 100000, e sono stati oltre 13.500 gli uomini e le donne che non ce l’hanno fatta. I numeri rischiamo, ogni giorno di più, di osservarli in modo asettico, attendendo una discesa di quella curva, dimenticando che sono uomini, donne, persone, storie, dolore, sofferenza, e purtroppo, come abbiamo appreso, per le caratteristiche di questo virus e della violenza dei conteggi, solitudini. Ogni tanto sui media, volti, occhi, sorrisi, in foto recuperate per rendere omaggio a quelle vite che non hanno potuto nemmeno ricevere la vicinanza e il congedo dei propri cari.
Tra quelle vite tanti medici, infermieri, operatori del 118, impiegati degli uffici postali, lavoratori, e tanti, tantissimi pensionati, nonni, genitori.
Qualche giorno fa i sindaci di tutta Italia hanno reso omaggio a quelle vite cessate, lo hanno fatto in silenzio, davanti ai loro municipi, alcuni colleghi deputati, tuttora sindaci, davanti alla Camera.
Dovremo ancora fare i conti con i numeri, con le curve, con i grafici. Questi terribili numeri resteranno nella storia, nella memoria, segnando un prima e un dopo. Ma è fondamentale che ci restino le persone, le storie di quei medici, infermieri, quei volti segnati dalla fatica e dalle mascherine, perché è grazie a loro che questo Paese può ancora dire di avere un Servizio Sanitario Nazionale, universale e pubblico, nonostante i tagli.
25 miliardi l’ammontare del primo decreto, oltre i 4 mld la cifra delle risorse assegnate ai Comuni per gli interventi di prima necessità di queste settimane. Forse 30 quelli che copriranno il decreto di aprile. Ne serviranno altri, e serviranno risorse importanti ai Comuni, che stanno dando fondo ai propri bilanci per rispondere quotidianamente all’emergenza Covid-19. 100 mld, forse, l’ammontare del fondo approvato dalla Commissione Europea per sostenere gli schemi per ammortizzatori a sostegno dei lavoratori. Dietro a questi numeri c’è l’impegno degli uomini e delle donne del nostro Governo, a partire dal Presidente del Consiglio Conte, il Ministro Gualtieri, il nostro Commissario Europeo Gentiloni. C’è anche il volto della Presidente della Commissione europea Ursula von den Leyen, che certo ha avuto qualche scivolone liquidando pubblicamente l’idea del Corona Bond. Le parole, lo stile, la comunicazione, sono sempre importanti, e lo sono tanto più in un tempo in cui tutti, anche perché per lo più chiusi in casa, sono particolarmente attenti alle notizie. È un passaggio nel quale l’Europa si gioca davvero tanto. Può essere lo strumento della rinascita o il fallimento del progetto. Le decisioni di ieri, le precisazioni della Presidente, le scuse su le pagine de La Repubblica sono importanti. Il futuro di lavoratori e lavoratrici, di imprese e della tenuta sociale sono connesse con tutto questo. Mai come oggi il futuro dell’Europa e delle persone sono state cosi intrecciate.
Le misure che ci impongono di restare a casa, la chiusura delle attività non essenziali sono state prorogate almeno fino a metà aprile. In questo momento l’emergenza sanitaria sta condizionando tutto. Le decisioni, la comunicazione, la politica. Le norme hanno sospeso le stesse forme di partecipazione democratica. Riunioni, piazze, incontri, aggregazioni. Stiamo sperimentando nuove forme di partecipazione, imparando a conoscere tutte le piattaforme per gestire riunioni anche numerose, direttamente dalle nostre case o dai nostri uffici. Le decisioni sono verticalizzate, per esigenze di tempestività, per l’urgenza degli interventi. È certo utile vigilare su tutto questo. Nel nostro Paese si è aperto un dibattito sulla funzione parlamentare, sulla possibilità concreta e materiale di contribuire al miglioramento e alla correzione dei provvedimenti in questo momento, e sono certa che troveremo modalità adeguate, come gli altri Parlamenti dei Paesi europei e dello stesso Parlamento europeo che, da settimane, sta lavorando con voti da remoto. In questa fase c’è chi, come Orban, ha invece approfittato di questa verticalizzazione per operare una svolta vera e propria e assumere poteri speciali a tempo indeterminato. Ha ottenuto, come scriveva nei giorni scorsi Ezio Mauro una sorta di “deroga permanente dal sistema dei controlli”. Occorre grande attenzione ai processi democratici.
Occorre attenzione soprattutto in una stagione nella quale dopo la Pandemia, che dobbiamo ancora sconfiggere, ci sarà da fare i conti con una recessione, con risvolti economici e sociali pesanti, e con il rischio di una distanza tra il bisogno di protezione sociale e la possibilità concreta di rispondere a tale bisogno. I dati di Confindustria, le proiezioni di molti studiosi sono pesanti, e dobbiamo correre e prepararci alla costruzione di paracadute che davvero non lascino le persone e le imprese da sole, e a progettare il Dopo di cui tutti cominciano a parlare. Il Governo ha reagito con grande capacità nella gestione dell’emergenza sanitaria, al punto che tutti gli altri Paesi del mondo si stanno ispirando ai nostri provvedimenti. Il Governo ha messo in campo una risposta immediata complessiva con i primi 25 mld importantissima. Trovo nelle critiche e nell’approssimazione delle proposte di Meloni (mettete mille euro nei conti correnti) e di Salvini (servono 100 mld, o le imprese anticipino la cig) la dimostrazione della pochezza di chi non ha idee e non sa cosa sia lavorare in squadra dentro una emergenza come questa. In questi giorni, come molti altri, passo le mie giornate ad aiutare imprese, patronati, sindacati, persone a interpretare le norme, o a segnalare al Governo necessità di perfezionare norme. Raccolgo preoccupazioni e arrabbiature per la lentezza nell’accesso ai siti dell’Inps, alle piattaforme messe a disposizione. Le persone arrabbiate vanno comprese, e spesso hanno tutte le ragioni. Ma vorrei anche che si avesse presente la mole di accessi alle domande di Cig o ai 600 euro in atto. Numeri da gestire in pochi giorni paragonabili solo a interi anni.
Adesso il Governo è al lavoro sul decreto di aprile. Lo attendono in molti. Quel decreto dovrà intervenire sulla liquidità delle imprese, e si sta ragionando su un grande fondo di garanzia dello stato per il credito. Dovrà migliorare gli interventi di sostegno alle famiglie, alle persone che stanno precipitando in una condizione di povertà. E dovrà porre i presupposti per quel Dopo. Come ha preannunciato il Ministro Gualtieri probabilmente si partirà dall’istituzione di un fondo di garanzie per le imprese. Sul resto ci sono alcune proposte di grande interesse, come quella messa a disposizione dal Forum per le diseguaglianze e Asvis , che ho avuto modo di approfondire qualche sera fa durante una riunione in tlc con il professor Giovannini, con Fabrizio Barca e Massimo Gori.
È una stagione nella quale c’è bisogno di pensiero e di speranza. Ogni intelligenza utile va messa a disposizione e va usata. Nelle scorse ore abbiamo visto quanto e come, chi gioca con la democrazia e la coesione sociale, sia al lavoro. Abbiamo saputo che le mafie soffiano sul bisogno vero di accesso ai bisogni materiali essenziali, incoraggiando l’assalto ai supermercati, ed è stato importante intervenire immediatamente con risorse e buoni pasto per gestire con i sindaci i bisogni veri. Poi le notizie sugli interventi di hackeraggio sul sito Inps durante la raccolta delle domande di accesso ai 600 euro, e addirittura sui canali di comunicazione della Sanità e dell’Istituto Spallanzani. Non sono buone notizie. Ma è la realtà con cui fare i conti, perché la sfida di un Paese che davvero non lascia nessuno indietro e mette in campo le fondamenta per la sua rinascita e ripartenza, è strettamente legata alla difesa della coesione sociale e del nostro tessuto democratico.
Anche per tutto questo trovo abbastanza surreale che si possano impegnare tempo e parole per parlare di commissioni di inchiesta o giocare al più uno sui tempi delle riaperture, che certo è tema serissimo.
Lavoriamo assieme per correggere tutto ciò che non va ancora bene e che va perfezionato, assumiamo le interessanti proposte che ci arrivano da contributi esterni in materia economica e sociale, elaboriamo le misure più utili, sapendo che in questa stagione occorre accantonare presupposti e regole di altri tempi. Dimostriamo che questo Paese è in grado di reagire e ripartire. Dimostriamo che sappiamo tenere assieme i numeri, quelli buoni e quelli ancora pesanti, e i destini delle persone e delle comunità. È vero, Dopo cambieranno molte cose. Noi dobbiamo in ogni modo lavorare affinché quel Dopo sia un luogo da abitare con serenità da tutti, possibilmente provando a cogliere questo passaggio come occasione per modificare qualche paradigma che non ha funzionato.
Possiamo farcela. Dobbiamo farcela.
Tra le buone notizie da dare c’è la guarigione del nostro Segretario Nicola Zingaretti. Bentornato Nicola!
Susanna
Grazie per la semplicità, la chiarezza e l’equilibrio della comunicazione. Mi permetto di di osservare che perché le persone vi sentano vicini serve la chiarezza: che nella comunicazione emerga la complessità, gli scopi le priorità, la Direzione, e anche una buona conoscenza dei problemi che le persone si trovano ad affrontare e i modi in cui sul campo si sono sperimentate buone soluzioni. Perché cresciamo come popolo è importante che anche i politici evolvano come essere umani e e che sappiano ascoltare e comunicare con i cittadini e anche tra loro, tra enti locali, tra regioni, tra stati. Auguriamoci che ognuno nella sua postazione faccia la sua parte con cuore democratico e spirito libero e coraggioso del suo volere il bene e il meglio per se ‘ e per tutti con onestà. Nella tragedia che attraversiamo non ci opprimerà allora la rabbia del sentirsi vittime che genera il senso di inutilità nelle esperienze dolorose. Grazie di cuore a tutti quelli che lavorano con onestà per il bene di tutti. Maria V