Il falso ottimismo del governo e la crisi che avanza

La crisi è già qui. Lo dicono gli indicatori dei consumi, le statistiche sul ricorso alla cassa integrazione, ma lo dicono soprattutto le difficoltà vere e quotidiane che le persone, le famiglie e le imprese stanno già vivendo. Il decreto 185 varato dal governo giungerà in aula a gennaio, ma purtroppo ben poco di quel provvedimento sarà utile per arginare gli effetti di una crisi che si preannuncia essere pesante e rapida nel provocare effetti. Nessuna risposta forte a nostro parere, nessun provvedimento utile per le piccole e medie imprese, nessuna risposta concreta per le famiglie e i redditi più bassi.

Eppure, dai dati presentati qualche giorno dal Censis, il 71,7% degli italiani pensa che la crisi economica in atto possa avere delle ripercussioni dirette sulla propria vita, mentre solo il 28,3% pensa di poterne uscire indenne. Sempre secondo il Censis, il 48,8% del totale delle famiglie denuncia un “concreto rischio di default” a causa di investimenti rischiosi (11.8%), del pagamento del mutuo (88.2%) o dell’acquisto di beni di consumo (12.8%). Le contromosse degli italiani si stanno orientando sul risparmio (34%) e sul taglio drastico dei consumi (25%). Il momento che stiamo vivendo colpisce in maniera grave, e senza precedenti le famiglie, ma anche tante, troppe imprese del nostro Paese. La situazione è resa ancora più difficile dagli effetti che questa crisi porta con sé e che rischiano di provocare una pericolosa disgregazione sociale ed una perdita di solidarietà.

Negli altri Paesi europei, si sta facendo leva su politiche di bilancio per arginare le conseguenze della crisi in atto, ma questo in Italia non è avvenuto: mentre la Francia ha annunciato un piano di rilancio per 20 miliardi di euro, la Germania punta alla riduzione delle tasse e la Gran Bretagna ha adottato una manovra per ridurre l’Iva, il governo Berlusconi ha approvato un decreto legge anti-crisi che, di fatto, non dà alcun sostegno alla domanda aggregata. Secondo il ministro dell’Economia del governo ombra del Pd, Pier Luigi Bersani “i 6 miliardi di euro indicati come sostegno alle famiglie e alle imprese per il 2009 sono interamente ‘coperti’ da aumenti di entrate o riduzioni di spese. A livello macroeconomico, quindi, il decreto non è anti-ciclico, neppure in misura modesta. E’ semplicemente neutrale, non dà nessun impulso alla crescita”.

Di fronte ad un quadro di difficoltà – penso alla situazione nazionale, ma anche alla pesante crisi che sta investendo la “mia” Valdelsa – manca da parte del governo una benché minima visione di prospettiva, consapevolezza e sensibilità, ad esempio, verso una risorsa come l’ambiente, che in questo momento potrebbe rappresentare un fronte di attività e di riconversione ecologica del sistema e del Paese capace di produrre innovazione e interessanti risvolti sul piano economico ed occupazionale per le piccole e medie imprese. Il ridimensionamento degli incentivi previsti per la riqualificazione ambientale degli edifici è una mossa scellerata, dannosa nei confronti delle famiglie che avevano fatto affidamento sulle detrazioni d’imposta, ma anche per un settore che ha bisogno di sostegno, non di penalizzazioni. Scorrendo il decreto anticrisi, non si trova una sola manovra rilevante: la politica fiscale per le imprese smantella, di fatto, le misure anti-evasione introdotte dal governo Prodi, mentre i provvedimenti presi sono tra l’irrilevante (Studi di Settore ed Iva per cassa) e il dannoso (“prenotazione” delle agevolazioni fiscali e riduzione delle percentuali di acconto da ripagare nel 2009); il bonus per le famiglie è insufficiente, sia per risorse stanziate che per numero di interessati (la proposta del Pd prevedeva un innalzamento permanente delle detrazioni, per un importo medio di 500 euro all’anno, per redditi da lavoro e da pensione); l’intervento sui muti ha accolto le proposte del Pd, disponendo che le banche offrano contratti di mutuo a tasso variabile indicizzato al tasso di rifinanziamento principale della Bce in alternativa all’Euribor, ma il ritardo con cui lo ha fatto implica un costo di diverse centinaia di euro per le famiglie con mutui a tasso variabile. Mi fermo qui, ma potremmo continuare ancora.

Restringendo il campo di osservazione sul nostro territorio e in particolar modo sull’area della Valdelsa, la crisi sta colpendo anche le nostre aziende, soprattutto dove la presenza industriale è più rilevante. Penso al settore della camperistica, con un preoccupante aumento del ricorso alla cassa integrazione; alla sofferenza del comparto della cristalleria, con la ex Calp e le ripercussioni sull’indotto che possiamo facilmente immaginare. Problematica è anche la situazione del comparto del mobile e dell’arredo; del laterizio e dell’edilizia; della pelletteria in Amiata, dove dopo anni di forte espansione si sta vivendo una fase difficile, così come desta preoccupazione il fatto che ci siano aziende come Bayer o Florence che hanno annunciato la chiusura di punti produttivi. Da non sottovalutare, infine, anche le inquietudini che arrivano da Whirpool, un nuovo soggetto da monitorare con grande attenzione. Vista la portata della crisi nella nostra provincia e l’impossibilità di definirne precisamente i contorni e i tempi, è importante creare un osservatorio permanente che monitori con attenzione l’evolversi di ciò che sta succedendo. E’ necessario e doveroso attivare tutti gli ammortizzatori sociali che possono salvaguardare il posto dei lavoratori, ma anche iniziare a pensare ad una riconversione delle aziende che consenta loro di uscire dalla crisi, aprendosi all’innovazione e puntando su una maggiore competitività. Il settore del risparmio energetico e delle energie rinnovabili, per esempio, potrebbe essere un campo da prendere in considerazione, anche per le imprese della Valdelsa, verso una riconversione che guardi ai lavoratori, al territorio, ma anche, più in generale, alla salvaguardia dell’ambiente.

Il Pd ha presentato le sue proposte per le famiglie, per le imprese, per l’Italia. Nei giorni scorsi i gruppi dei deputati e dei senatori riuniti hanno deciso non solo di svolgere una battaglia forte in Parlamento, ma nel Paese, con i lavoratori e le lavoratrici, con le imprese, con i cittadini.


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