Il gelo a primavera

Cerco sempre di pesare molto le parole, di farle nascere dal pensiero, di far rappresentare loro, al meglio, il mio sentire…ed è per questo che non sono stata tra coloro che il giorno dopo la terribile tempesta del 4 marzo avevano già le analisi e le risposte pronte. E credo di non averle tutte neanche oggi, nonostante abbia letto molto, analizzato i numeri, partecipato ad una discussione vera nella Direzione Nazionale del mio partito.

I risultati del Pd li ho attesi assieme ad altri e ad altre a Poggibonsi, nella sede del Pd. Prima quelli delle nostre sezioni elettorali, le proiezioni in Tv e sui siti, poi, piano piano, i dati veri. Pesantissimi. Un tracollo. Ovunque. I volti tirati dei compagni, dei volontari, dei rappresentanti che arrivavano con i loro foglietti e che ti guardavano sperando di vedere magari un cenno di ripresa dalla tua espressione, o chissà quali informazioni che loro non avevano.

Il Nord, verde e azzurro, il Sud, giallo. Una storia nuova ed inedita per il Centro Italia, Toscana compresa, con i cosiddetti “collegi sicuri” che cadevano, uno dopo l’altro. Come birilli. Ma non ci sono più la Toscana, l’Emilia, l’Umbria, le Marche a reggere come fortezze lo tsunami. Altro che primavera. Un’autentica glaciazione.

Difficile gioire in questo contesto della propria elezione, anche se, proprio per questo contesto, desidero ringraziare ancora più di cuore tutti e tutte coloro che mi hanno sostenuta, accompagnata, fatta votare nel collegio n.11. Il grande e infaticabile sostegno di uomini, donne, amministratori, dirigenti di base, agricoltori, che mi hanno aiutata e supportata in queste settimane di strada, di chilometri e di incontri.

Una sconfitta disastrosa, generalizzata, nazionale, ovunque, quella del nostro Partito. Con qualche eccezione, tra le quali la provincia di Siena, che ha conservato e vinto i suoi collegi, anche grazie ad un lavoro instancabile del Pd Senese nei suoi territori.

La caduta dei seggi “blindati” di Toscana ed Emilia, il lievitare del consenso alla Lega di Salvini, l’esplosione del M5S che ha fatto cappotto al Sud. Tutto ciò che temevamo è avvenuto: la vittoria dei populismi e della destra, l’implosione e la probabile irrilevanza della sinistra tutta. Fuori e dentro il Pd. Salvini si candida alla premiership, Di Maio anche.

In parte lo temevamo, in parte pensavamo di aver recuperato un distacco del nostro elettorato. Ma i numeri sono freddi ed implacabili. E di fronte ai numeri…si prende atto, si riconosce una sconfitta clamorosa e si cerca di capire quali errori ci hanno portato lì, e da dove si riparte. Lo si fa con umiltà.

Ripartendo dai cittadini, in modo particolare da quelli con cui da troppo tempo non ti misuri abbastanza. Lavoro, ambiente, quanti mondi abbiamo lasciato andare? Troppi e sono quei mondi che, di norma, contribuiscono a “definirla” la sinistra, a renderla riconoscibile. E allora non resta che farlo quel bagno di umiltà. Tutti quanti, chi ha sempre deciso tutto, vinto primarie, e chi non è stato così forte da mettere in campo un progetto alternativo.

Per quanto mi riguarda nelle prossime settimane faro ciò che mi sono impegnata a fare, costruendo le priorità del lavoro parlamentare con i territori che dovrò rappresentare. Si parte.

Ci sarà da lavorare molto seriamente su questo passaggio storico. Quel 18,9 % è il dato peggiore che la sinistra abbia mai raggiunto nella storia repubblicana e sono molte le ragioni che ci hanno portati sin lì. Da un contesto che riguarda il declino della sinistra in tutta Europa, alle responsabilità nostre, del Pd, l’incapacità di accreditare in questi ultimi dieci anni un’identità definita, chiara in termini di pensiero, di visione della società, di interessi da rappresentare.

Sono tante le indagini già a nostra disposizione: i flussi dei voti in uscita. In Toscana il 30% di chi ci ha votato nel 2013 ha scelto Lega, M5S o il non voto, come evidenziato da Demopolis, la composizione sociale del nostro consenso, come emerge da questa ricerca della Luiss. Tra le tante questa ultima è quella che ci sbatte in faccia con grande chiarezza la realtà: oggi e da troppo tempo votano Pd i ceti più alti, i dirigenti di azienda, i pensionati. Tra gli l’operai l’11 % viene al PD, il 31 al M5S, il 23 alla Lega, l’1,3% a LeU. Ed ancora i giovani…Una sorpresa tutto questo? No. Sapevamo che si preparava una sconfitta, ma la misura di questa sconfitta è stata innegabilmente superiore ad ogni scenario pensato.

La scorsa settimana le dimissioni del Segretario, qualche giorni fa la Direzione Nazionale. Il mandato a Maurizio Martina, l’avvio di una discussione vera e seria, l’intento di ricomporre anche dentro, con una gestione unitaria. Molte le discussioni avviate nei circoli, nei territori. Marco Revelli qualche giorno fa in una riflessione su “Il Manifesto”, ha scritto che “la Sinistra nel 2018 non è stata messa sotto da nessuno. Gli elettori si sono limitati a sfilarle accanto per andare altrove. Come si lascia una casa in rovina”.

Mi ha colpito questa definizione. Molto. E del resto di esodo si è trattato, e forse siamo stati noi ad abbandonare loro, quegli elettori di sinistra, e non ce ne siamo accorti in tempo. Comuni, Regioni, Referendum, quante sconfitte senza una discussione… allocando sempre le ragioni altrove. Ma oggi non è più possibile.

È indubbio che la caduta della sinistra italiana sta dentro un ciclo più grande e generale che sta vedendo dissolvere le grandi famiglie del socialismo europeo, ma è anche vero che noi dieci anni fa, anticipando rischi e mutamenti avevamo fatto la scommessa del Pd, di una storia nuova. Poi forse abbiamo perso la strada. I governi delle larghe intese, la responsabilità, i vincoli di bilancio…Abbiamo innegabilmente fatto buone cose nell’azione di Governo, ma abbiamo perso di vista la sfida della ricollocazione di una sinistra all’altezza dei cambiamenti, delle sfide che hanno generato nuove povertà e nuove diseguaglianza, abbiamo disperso una comunità pensante, capace di costruire una visione nuova.

Adesso c’è da ricominciare.
Daccapo.
Da ricostruire.
Da rifondare.

Forza. Non possiamo perdere tempo.
Con Passione e con Coraggio.

Susanna

One thought on “Il gelo a primavera

  1. Secondo il sottoscritto era una sconfitta che tutti si aspettavano,Renzi come ha fatto a non capire che firmando frontex ha sbagliato.
    I migranti sono troppi non si possono integrare,e continuano ad arrivare,non capisco (mistero Renzi)!Gli altri partiti hanno cavalcato la lega, migranti,Fornero,flat tax,legittima difesa,vitalizi.I5stelle sono stati molto furbi,hanno copiato la d.c che dava pensioni a tutti nel dopo guerra infatti il mezzogiorno era un feudo bianco.Ora il sud è tutto 5 stelle,probabilmente dovuto al REDDITO DI CITTADINANZA.
    Ciliegina sulla torta D’alema che diceva riprendiamoci il partito,Il mitico Bersani che voleva un centrosinistra con la barra a sinistra.
    PECCATO LA BARRA E’ ANDATA LEGA E 5 STELLE.

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