Intervento inaula su legge comunitaria (18 maggio 2009)
Presidente,
Ministro,
Onorevoli colleghi,
il relatore lo ha già fatto, lo hanno ripreso i colleghi che mi hanno preceduta, ma desidero anche io sottolineare come il disegno di legge comunitaria 2008 sia uno strumento importante, con il quale in nostro Paese riallinea il proprio impianto alla cornice Europea. Proprio per queste caratteristiche tale normativa dovrebbe di norma ottenere in Parlamento una adesione ed un consenso molto ampio, una adesione che va ben al di là dei numeri della maggioranza che governa e che lo predispone. Del resto una buona parte di questo testo recepisce l’atto predisposto addirittura nellla precedente legislatura interrotta anticipatamente.
Si interviene modificando normative, si interviene correggendo posizioni sulle quali si profilano infrazioni delle norme comunitarie, si interviene ridefinendo strumenti ed adeguandoli all’evoluzione di riforme compiute o in itinere.
E’ evidente che nell’ambito dell’atto che oggi esaminiamo siano contenuti numerosi articoli che direttamente o indirettamente riguardano il comparto agroalimentare del nostro paese.
L’Europa è oggi la principale sede di elaborazione delle politiche per il settore agricolo, abbiamo attraversato il primo chek sullo stato di salute della PAC, si sono avviate alcune nuovi regolamenti della varie OCM , è al via l’OCM vino, come sapete rilevantissima per il nostro Paese. Negli anni l’ottica delle politiche agricole e di sviluppo rurale si è allargata, modificata, confrontata con nuovi scenari e con necessarie ed utili integrazioni. Oggi occuparsi di agricoltura significa occuparsi di impresa, di concorrenza e competitività, di export e di emissioni di co2 in atmosfera, di sostenibilità, di sicurezza alimentare, di ambiente, di mutamenti climatici, di paesaggio, E’ chiaro che interrogarci sulla nostra relazione con l’Europa significa essere in grado di rafforzare il nostro ruolo propositivo nei confronti di Bruxelles, ed uscire da un senso di appartenenza all’Unione a giorni alterni.
Il gruppo PD ha cercato di caratterizzare il suo contributo in questa cornice, contribuendo fattivamente alla discussione che si è svolta in sede di commissione agricoltura della camera dei deputati, in parte confermando il lavoro già svolto al Senato, in parte modificando alla luce di una proficua discussione, anche profondamente quanto avvenuto a Palazzo Madama.
Concentrerò le mie considerazioni su questa parte, lo farò anche perchè non capita spesso che il parlamento se ne occupi, e sappiamo che pur soffrendo questo settore di una situazione assai difficile, ben marginale è lo spazio che occupa concretamente nelle politiche nazionali, nei media, nel dibattito parlamentare.
Numerosi sono gli articoli che riguardano la materia. Non li riprendo ovviamente tutti, e mi soffermo solo su qualche passaggio. Alcuni del resto sono di mero riordino dai quali è ben difficile dissentire, altri rappresentano correzioni normative di situazioni in essere da tempo, penso ad esempio all’art. 11, relativo alla correzione della legge 164 nella parte che concerne la perimetrazione di due storiche DOCG di prestigio mondiale, quella del Chianti e quella del Chianti Classico, (stiamo parlando di una perimetrazione che dalle documentazioni esistenti risale addirittura al 1932). L’articolo contenuto in comunitaria è la giusta conclusione di un lungo lavoro e di una esigenza sostenuta e sollecitata dai due Consorzi di tutela, e quindi dai produttori, dalla Regione Toscana e dalle istituzioni locali, e già contenuta da tempo nei rispettivi disciplinari, una distinzione però ad oggi non sufficientemente netta proprio nella legge 164, che in realtà non vieta l’iscrizione di vigneti o la produzione di vino Chianti in area Chianti Classico, e che qui viene finalmente corretta.
Altre correzioni riguardano pezzi di riforma in fase di attuazione, penso ancora all’OCM vino, sulle quali in commissione sono stati approvati emendamenti tesi ad affidare una delega al governo per l’adeguamento della legge 164. Delega che, come abbiamo detto in commissione e confermato in questi giorni con apposita interrogazione non puo non tener conto e prevedere gli adeguati coinvolgimenti dei soggetti della filiera, delle commissioni competenti, delle Regioni.
Voglio poi ancora ricordare assai brevemente la correzione di alcuni punti sui quali abbiamo ritenuto insufficiente l’attenzione del Senato. Penso alla questione delle bevande di fantasia mediaticamente riassunta con la definizione di “aranciate senza arance”, sulla quale abbiamo proposto la soppressione. Penso al tema della etichettatura, dell’origine, della qualità del nostro olio di oliva, che ha poi trovato una formulazione più soddisfacente anche grazie al nostro impegno.
C’è però un punto sul quale desidero soffermarmi, sul quale, grazie ad un vero colpo di mano avvenuto al Senato in Aula, evidentemente senza una attenzione adeguata, come puo capitare quando un tema non è stato minimamente proposto ed affrontato nelle commissioni competenti, si è tentata un’operazione non solo di inserimento nella comunitaria di un corpo estraneo, ma operando esattamente nelle direzione contraria a quanto l’unione europea ci richiedesse, e mi riferisco all’articolo 16.
L’articolo 16, apporta modifiche alla legge 157/92, “norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio”. Quella legge, voglio ricordarlo ai colleghi, è stata una legge frutto di un lungo percorso di confronto nel Paese ed in Parlamento. E’ la nostra legge quadro su caccia e fauna. Una legge spesso oggetto di discussione appassionata da parte di molti attori interessati, una legge che nel nostro paese presenta a tutt’oggi luci ed ombre. Che ci ha visto sin dall’inizio della legislatura dover intervenire per correggere situazioni di infrazione.
Noi interveniamo nuovamente in questa materia attraverso la Comunitaria perchè il nostro Paese è oggetto di infrazione a causa della violazione aperta e ripetuta della direttiva 79/409/cee, la cosidetta direttiva uccelli. Piu precisamente per il mancato recepimento dell’art.7.4
In merito c’è la recente pubblicazione sulla gazzetta ufficiale dell’unione europea del 7 marzo del ricorso presentato contro di noi per violazione e mancato recepimento delle norme circa la tutela dei periodi di nidificazione, delle specie protette, dei periodi di caccia, dell’esercizio delle deroghe da parte delle regioni.
Come ricordavo non è la prima volta che siamo chiamati a correggere situazioni di infrazione delle norme.
E’ evidente quindi che con l’articolo 16 della comunitaria noi siamo chiamati ad intervenire, come in qualche modo si fa riscrivendo una parte dell’art 18 della 157, e rispondendo alle richieste della direttiva.
Purtroppo al senato, con l’emendamento presentato in aula dai senatori del pdl Carrara e Vetrella, si interviene stravolgendo tale senso e andando nella direzione esattamente opposta: si cancellano infatti con quell’emendamento completamente i limiti oggi sanciti dalla legge sulla caccia, che stabiliscono i calendari comunque tra la data del 1 settembre ed il 31 gennaio, solo teoricamente rinviando alle regioni tale definizione, in pratica cancellando l’unico vincolo nazionale sui calendari. (in pratica tutti quanti sappiamo che non sarebbe stato così, ma avremmo consegnato la definizione dei calendari..ai TAR a conclusione di pesanti contenziosi e di iter su preaperture e deroghe assolutamente più complessi).
Un colpo di mano…e, consentitemi, un atto di vera e propria arroganza, quello che abbiamo ereditato con questa perla.
Io so bene che questo tema, quello dell’esercizio dell’attività venatoria così come la tutela della fauna , riescono ad alimentare una grande passione ed una enorme attenzione, anche mediatica. Ma qui siamo in Parlamento ed è nostro dovere interrogarci con serietà non sulle nostre passioni o addirittura lasciarci andare alle esasperazioni ideologiche…ma sull’interesse pubblico, e questo indipendentemente dal rilievo dei temi che discutiamo.
Lasciare quella modifica al comma 3, avrebbe significato aggravare la nostra posizione, e probabilmente andare verso una decurtazione di risorse ai finanziamenti verso il mondo agricolo, che certo non ne ha bisogno.
Il PD ha sin dall’inizio esplicitato con chiarezza la propria netta opposizione, condizionando pesantemente la propria posizione sulla Relazione, lo ha fatto compattamente, senza sbavature, motibvandolo e con un emendamento soppressivo.
La commissione con grande responsabilità ha fatto proprio quell’emendamento. Ritengo che vada dato atto al relatore in commissione on Gottardo ed allo stesso presidente Russo di aver mantenuto ferma quella posizione, e di aver così contribuito ad una successiva condivisione anche da parte del Governo.
Questa vicenda come tutti avrete avuto modo di constatare non si è limitata al confronto parlamentare, ma ha occupato per giorni uno spazio non indifferente sui media nazionali.
Il tema, come dicevo, è tema capace di suscitare passione ed anche qualche intolleranza, su più versanti, nonché di riaprire uno scontro, tutto ideologico che speravamo fosse alle nostre spalle.
Io credo che sia utile evitare che ciò avvenga. E lo credo, come abbiamo avuto modo di dire in più passaggi in commissione, non tanto perchè la legge 157/92 sia intoccabile, (in commissione agricoltura stiamo da settimane svolgendo audizioni sul tema credo più urgente, quello sui danni della fauna selvatica alle colture), ma piuttosto perchè:
1) le norme vanno applicate e monitorate prima di abbatterne le fondamenta e a noi manca un quadro di riferimento (chiesta la relazione sullo stato di attuazione);
2) le norme così costruite si modificano con il concorso delle parti interessate;
3) come il Presidente Napolitano ha ricordato in più di un’occasione, le norme non sono un carro merci sul quale si puo caricare qualsiasi cosa. Non è questo lo strumento normativo per giocare con lo spacchettamento della proposta di legge sulla caccia del sen Orsi.
C’è un iter. Quell’iter è avviato in commissione ambiente al Senato. Ho personalmente pesanti riserve sul merito e sui contenuti di quel testo, ma quella è la sede, non la Comunitaria.
Io non sono un’esperta, ne un’appassionata, ma qualcosa francamente ne so, vengo da una Regione in cui c’è un’alta presenza di cacciatori, in cui la caccia è tradizione, legame con la ruralità, convivialità, e posso anche comprendere che a prima vista potrebbero apparire liberatorie alcune proposte che in questa fase aleggiano, circolano sui blog di settore, ecc…ma non è così. Anzi io credo che gli eccessi cui abbiamo assistito rischiano di appesantire il clima complessivo nei confronti di chi va a caccia con correttezza e con rispetto delle regole.
La 157 è frutto di confronto e mediazioni, di sintesi anche alte. Non si cambia quel terreno con colpi di mano ma ricostruendo le condizioni di un confronto, nuovo, avanzato, che si misura con le sfide in campo e con le novità., ed anche con i vincoli Comunitari.
Qui stiamo parlando di Europa. E’ vero, su questa materia i Paesi Europei hanno normative differenti, che vanno dall’età del porto d’armi, all’accesso ai fondi, ma questa è una materia profondamente legata alle peculiarità territoriali. In Italia è stata compiuta una scelta io credo importante ed avanzata che sceglie la gestione, la programmazione, il territorio, la responsabilità. Non si puo che ripartire da lì.
Non voglio andare oltre.
Io mi auguro che il prezioso, utile e serio lavoro di confronto e di mediazione che si è svolto in commissione e che ha visto la condivisione del Governo, venga rispettato dalla volontà dell’aula. Me lo auguro.
.
Del resto in questa aula ci sono varie sensibilità: da quelle animaliste che avrebbero voluto una riscrittura dell’articolo sedici ben più restrittiva nei tempi e nella rispondenza alla direttiva, taluni anche con qualche ragione di maggiore chiarezza, ed altre che vanno nella direzione opposta, tutte in seno alla maggioranza.
Il PD ha avuto ed ha una sola posizione, molto chiara che ha motivato ampiamente: la cancellazione del comma 3, sbagliato, inopportuno, scorretto e caotico.
Ci attendiamo che il lavoro che abbiamo svolto assieme non subisca nuovi attacchi.
Me lo auguro di cuore perché credo che a noi spetti prima di tutto essere in sintonia con un Paese intero e non con alcuni gruppi di interesse. Noi lo abbiamo chiaro. Il resto lo vedremo con l’esame degli emendamenti.