“L’Aula semideserta dove si sta svolgendo questa discussione corrisponde al livello di considerazione che l’agricoltura, un settore così rilevante per il Paese e per la nostra immagine all’estero, rappresenta nelle grandi scelte politiche nazionali: la residualità e la marginalità”. E’ quanto ha detto la parlamentare democratica Susanna Cenni, componente della Commissione agricoltura della Camera, aprendo il suo intervento in Aula sulla mozione del Pd a favore del settore agroalimentare, che si è tenuto nei giorni scorsi. “Il governo deve ripartire da un punto ben preciso: di fronte a dati che purtroppo non sembrano destinati ad una positiva inversione in tempi brevi, va ricercato un nuovo clima di confronto sia sul fronte del mondo agricolo che sul tavolo delle Regioni, magari ripartendo da quella conferenza nazionale per l’agricoltura al cui percorso stava lavorando l’ex ministro Paolo De Castro e che Luca Zaia aveva annunciato di voler realizzare”.
“Ad oggi ci sfugge – ha detto Cenni – la visione strategica di questo governo sul futuro dell’agricoltura italiana. Secondo i dati diffusi da Confagricoltura, il valore aggiunto agricolo nel primo trimestre del 2009 è diminuito dell’1,3 per cento; l’andamento dei prezzi è negativo; cominciano a farsi pesanti i dati sull’export e sulle esposizioni verso le banche delle imprese, anche di quelle più strutturate. Fare l’agricoltore è sempre più difficile, e in Italia lo è più che in Europa, abbiamo un ritardo strutturale che affligge il settore primario rispetto ai principali competitor europei e il ricambio generazionale ad oggi, stenta a realizzarsi. Se le difficoltà storiche e i limiti infrastrutturali, acuiti dalla grave crisi internazionale, non possono certo essere imputati alla responsabilità del Ministro in carica, questo governo ha operato tagli mai osati prima in questo settore”.
“Tutto ciò – ha continuato Cenni – rischia di tradursi nella scomparsa di molte imprese nel giro di pochi mesi e io credo che sarebbe un grave errore non correre ai ripari. Non lo dice solo il Partito democratico, lo fanno gli analisti economici del settore. Occorrono azioni concrete: finanziare il Fondo di solidarietà, assieme agli ammortizzatori sociali; promuovere interventi concreti, realizzabili da subito con il Tremonti-ter, estendendo alle aziende agricole alcuni provvedimenti previsti per le altre imprese; sostenere i processi di ristrutturazione delle esposizioni bancarie; puntare su un serio rilancio della promozione e della internazionalizzazione; dare sostegno al rafforzamento ed alla strutturazione di filiere solide”.
“Ad oggi – continua la parlamentare – in ogni passaggio rilevante per le politiche economiche del Paese abbiamo dovuto prendere atto della puntuale assenza di provvedimenti da parte del governo, mentre gli emendamenti, le interrogazioni e le proposte presentate dalla Commissione agricoltura, spesso nella sua totalità, sono state altrettanto puntualmente respinte. Pur nella consapevolezza del quadro finanziario del Paese e della crisi che interessa tutti i comparti produttivi, la peculiarità dell’agricoltura, le sue profonde connessioni con l’alimentazione e la sopravvivenza, con la qualità dell’ambiente e del paesaggio da un lato, con l’industria e l’artigianato di trasformazione, con l’Export e l’immagine del Made in Italy dall’altro, ci dicono che non possiamo permettere che la nostra agricoltura non ce la faccia a resistere in questo difficile passaggio”.
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