Non sono state buone giornate. Quanto accaduto mercoledì fa molto male al Paese. La carica sugli operai di Terni che manifestavano davanti all’ambasciata tedesca e che si dirigevano verso il Ministero dello Sviluppo economico è un fatto gravissimo. Non esiste alcuna giustificazione né attenuante plausibile. Il Ministro Alfano ha riferito in aula, ma la sostanza non cambia molto sul fatto che i manganelli sono stati usati su quelle teste. Non doveva accadere.
Sono operai, lavoratori delle acciaierie. Acciaierie che in questo Paese stiamo perdendo. Sono uomini che fanno un lavoro durissimo per poco più di mille euro al mese, (altro che privilegiati e garantiti!) e che rischiano di non averlo piu. Sbagliato e inutile è stato anche lo scambio tutt’altro che felice tra Susanna Camusso e Pina Picierno. Matteo Renzi è stato scelto dalle primarie del Pd, è diventato Premier dopo un voto della Direzione del Pd.
Ma per favore cara collega Picierno le parole hanno un peso e un senso, soprattutto se a pronunciarle è una figura istituzionale, e di primo piano nel Pd. Ecco: il silenzio qualche volta può essere una scelta assai oculata e questa sarebbe stata un’ottima occasione.
Mentre tutto ciò accadeva, sempre ieri, la sede del Nazzareno vedeva l’ingresso e la protesta dei sindacati di base dei ricercatori dell’Inea, a La Spezia lavoratori e iscritti alla Cgil occupavano simbolicamente la sede del Pd provinciale per protestare contro le cariche della polizia contro gli operai dell’Ast di Terni e contro le dichiarazioni dell’europarlamentare Pina Picierno nei confronti della Cgil.
La crisi è ancora grave, cresce la preoccupazione e spesso la disperazione. La tensione sociale sale, dentro a un quadro economico difficilissimo e a una legge di stabilità importante che prova a mettere in campo alcune sacrosante misure espansive, su Irap, defiscalizzazione degli oneri per i contratti a tempo indeterminato, la conferma del bonus degli 80 euro, ma che su un altro versante mette a dura prova Comuni, Province e Regioni, con il rischio serio di avere una nuova ricaduta sulle tasse locali che può rendersi necessaria per evitare il dissesto degli enti, e con possibili ricadute su sanità, sociale e trasporti.
La possibilità di ulteriori spazi per abbassare la pressione fiscale è stata ridimensionata dall’intervento delle istituzioni europee e della lettera inviata al Governo qualche giorno fa.
Non si possono fare miracoli, di questo siamo tutti bene consapevoli. Però si possono fare scelte e proveremo a lavorare bene in Parlamento.
Scelte sulla legge di stabilità, e scelte sul jobs act. Scelte sugli atteggiamenti, sui messaggi da dare al Paese.
Per questo e proprio per la consapevolezza della difficoltà della situazione che stiamo vivendo, serve responsabilità. Una grande responsabilità nell’uso delle parole e dei comportamenti. E serve rispetto. Anche quando le posizioni sono distanti. Lo scorso 25 ottobre, Roma ha ospitato una mobilitazione enorme. In quella piazza c’era la domanda di diritti, di futuro, di lavoro e di dignità. C’era il più grande sindacato italiano, c’era una fetta grande del nostro elettorato e del nostro popolo, e forse, dopo tanto tempo, c’erano molti giovani. Disegnarla e rappresentarla con lo sberleffo dell’obsolescenza è segno di miopia e francamente cosa poco utile al Pd e al Paese.
Oggi sono ancora più convinta di una settimana fa che quella piazza vada ascoltata, e che migliorare il testo del Jobs Act uscito dal Senato senza stravolgerne il senso, l’innovazione, la volontà di allargamento delle tutele, ma lasciando quel poco che la riforma Fornero ha lasciato dell’art 18, anche alla luce del lavoro serio ed approfondito che la commissione lavoro sta svolgendo alla Camera, sia la cosa da fare. Sono convintamente tra coloro che si batteranno per cambiare quel testo.
E’ vero, i toni vanno abbassati. Lo ha detto anche Renzi ieri sera. E le parole usate con misura. I sindacati, come tutte le organizzazioni della rappresentanza e tutta la rappresentanza, devono misurarsi con un cambio di epoca, comprendere che lo strumento concertativo conosciuto non risponde piu ai tempi che viviamo, che ci sono ambiti di lavoro, di non lavoro, di sofferenza, di generazioni private di futuro, non rappresentati e non abbastanza considerati negli anni recenti. Ma ciò non riguarda solo la Cgil, e umiliare chi ha portato piu di un milione di persone in piazza, non serve alle riforme e certamente non serve ad abbassare la tensione sociale.
Io spero di cuore che il Governo sappia fare le scelte giuste, che il Parlamento contribuisca al varo di una Legge di stabilità efficace ed equa e segnali ci sono. Spero anche che il Pd non smarrisca le ragioni della sua nascita. Avrei molto voluto che quella tre giorni fiorentina diventasse una tre giorni del Pd, (ho chiesto alla Ministra Boschi che lo diventasse) che la forza di nuove metodologie di confronto, di lavoro, di interlocuzione con la società, (che certo si praticano anche altrove) avesse coinvolto i nostri segretari di circolo, i territori, coloro che ancora, con fatica, chiedono una iscrizione a questo Partito in nome della partecipazione, che dedicano il loro tempo a curare sedi, a montare e gestire feste de l’unità. Perchè no? Mi sento distante mille miglia dal delirio di messaggi come quello del sigor Serra, ma non dubito della passione sincera che ha portato tante persone ad accogliere un momento di partecipazione, di confronto, di progettualita.
Forse la conclusione avrebbe potuto essere diversa. Forse, dopo aver ascoltato tanti messaggi di successo, il segretario Premier avrebbe potuto dare un messaggio a quel popolo di suoi elettori che era in piazza, anche per colpa di tanti insuccessi, e che non chiedeva un altro governo, ma una riforma del lavoro diversa. Forse. Ma cosi non è stato. Ed io credo che sia stato un gran peccato pronunciare quelle parole sui telefoni a gettoni, sui giradischi e sulle macchine digitali. Spero ancora che in queste ore, in questi immediati prossimi giorni, ci sia qualche correzione. Delle parole e dei fatti.
Il Pd è di tutti noi che lo abbiamo voluto. Tutti lo vogliamo forte, vincente, ridente e moderno. Lo vogliamo però anche vero e aperto. Lo vogliamo un luogo da vivere pienamente con libertà, con rispetto reciproco. Abbiamone cura. Del Pd e delle persone che lo abitano. E’ il modo migliore per aver cura del Paese.
Ps: lo confesso..il mio amore per la fotografia mi fa ancora preferire le reflex..
Susanna
Al PD mi reiscrivo e lo rivoto quando va via la Picierno, e Gozi, Poletti, Bonafè, Moretti, Madia, Serracchiani, Del Rio, Faraone………….. e (purtroppo) tanti altri.
Anche se dubito che vadano via, visto che stanno molto comodi sulle poltrone su cui sono seduti.
Per non parlare della presenza ingombrante di Davide Serra, e degli apprezzamenti di Marchionne e Squinzi. Ci manca solo Montezemolo Ministro degli Esteri, e siamo tutti.
Tornerò al PD quando gli iscritti conteranno ancora qualcosa, e non saranno utili solo a tirare la carretta.
E spero tanto che Landini entri in politica; è l’unica speranza di chi lavora, di chi non lavora e di chi è precario.
Andrea, il Pd è anche nostro..io voglio impegnarmi affinché il termine sinistra torni ad avere un senso..
Mi fa piacere leggere il tuo punto di vista in merito ai fatti di piazza, personalmente io la piazza L’ ho vissuta in anni duri, studentessa accanto ai lavoratori e, ancora da insegnante accanto agli studenti per difendere e riaffermare diritti, per far ascoltare la propria voce insieme a quella di tanti, sono orgogliosa di avere una tessera sindacale….e i pullman gli iscritti non lo pagano…ditelo alla collega che forse ha sbagliato lo scranno dove siede e al posto suo mi vergognerei dello stipendio che le paghiamo….sono tempi difficili quelli che stiamo vivendo ma è proprio in questi frangenti che ci vogliono nervi saldi e persone dotate di buon senso….ciao Emilia