Il Senso dello Stato

 

Il primo giorno di legislatura è un giorno speciale, sempre. Poco cambia se è il tuo primo ingresso in Parlamento, e se hai già fatto alcune legislature. L’emozione, la consapevolezza di dove sei, quel sentire che ti fa chiedere a ogni passo in Transatlantico se sei adeguato a quel luogo, a quel mandato e quel tremito se pensi alla statura di chi è passato da quelle istituzioni e ancora cosa potrai fare per il tuo territorio, se riuscirai a risolvere qualche problema.

E per me è stato così anche questa volta, per alcuni aspetti anche di più, proprio per un’elezione avvenuta nel collegio, per avere come riferimento una terra, persone, problemi. Forse anche tutto questo è ingrediente di quel concetto molto più alto che si chiama “Senso dello Stato”. C’è fermento il primo giorno. Volti nuovi, moltissimi, volti che mancano, quelli di tanti e tante che non sono stati rieletti, che ti mancheranno e ti mancheranno i loro contributi, le competenze, la possibilità di scambiare un commento a fine aula, o in attesa di un voto importante. Un Parlamento più giovane, un Parlamento diverso, un Parlamento in cui siamo minoranza.

Fa impressione l’Aula il primo giorno di legislatura. Fa impressione soprattutto se la guardi da sinistra. La nostra parte, il Pd confinato nei primi due spicchi dell’emiciclo. Leu che esaurisce la sua presenza in poche file, La vedi bene anche da qui la sconfitta. Un arretramento pesantissimo il nostro. E anche alla luce di questa immagine, mi torna in mente quella notte, quella triste notte in cui le opposizioni lasciarono l’aula per protesta e noi ci approvammo da soli il testo della Riforma Costituzionale, un errore grande che abbiamo pagato sonoramente. Ma noi, il Pd adesso siamo questo, siamo quei due spicchi, perché questo hanno deciso i cittadini italiani, facendo altre scelte e dovremo ancora andare a fondo con serietà sulle ragioni di questa sconfitta.

Abbiamo appena iniziato. Andare a fondo per aprire pagine nuove, per rifondare quel Partito che ha rappresentato dieci anni fa la scommessa più innovativa nel contesto europeo e che ora sembra seguire il destino della maggioranza della Sinistra Europea. Non è una discussione semplice, ma non c’è altra strada se non quella dell’umiltà, della domanda e della ricerca di risposte all’altezza di questo tempo. E intanto la legislatura si mette in moto. Con qualche scrutinio a vuoto si è arrivati alla elezione dei Presidenti di Camera e Senato con un prevedibilissimo accordo tra il primo partito e la prima coalizione. Roberto Fico alla Camera e Maria Elisabetta Alberti Casellati al Senato, la prima volta di una donna su quello scranno, certo, una donna che non ho mai visto impegnata su quel fronte e che, anzi, nelle sue prime dichiarazioni prende le distanze dalla cultura e dal linguaggio di genere. Entrambi scelgono riferimenti valoriali importanti.

Ho ascoltato attentamente il Presidente Fico, l’ho applaudito, come si fa nel rispetto del suo ruolo, ma ammetto che ho fatto fatica a rimuovere ciò che abbiamo visto in quella stessa aula 5 anni fa, quando il Movimento 5 Stelle ha assaltato i banchi del Governo e della Presidenza, quando non ha fatto mancare offese e volgarità all’indirizzo della Presidente Laura Boldrini. Spero di cuore che la responsabilità che dovrebbe discendere dall’assunzione di cariche così importanti consegni al passato definitivamente tutto questo. Avremo tempo per capirlo e verificarlo. Il Pd non ha partecipato a trattative. Ha fatto bene? Ha sbagliato? I social sono pieni di “commissari tecnici” sull’uno e sull’altro fronte. Ammetto che a me sarebbe piaciuto un tentativo al Senato attorno alla figura di Emma Bonino, ma è evidente che partecipi a una trattativa se tutti sono ammessi a quel tavolo con pari dignità.

Importante è stato per noi anche il passaggio della elezione dei Capigruppo. Alla Camera con la scelta di Graziano Delrio, una figura che, grazie al suo equilibri, credo potrà guidare il nostro gruppo con sapienza e responsabilità, a partire dalle consultazioni per la nascita del nuovo Governo. Mi auguro di cuore che i vertici dei Gruppi e delle commissioni vedano un coinvolgimento plurale di tutto il Partito, perché abbiamo bisogno di segnali e di scelte che parlano a tutti, dentro e fuori le istituzioni.

Sapienza e responsabilità. E ce ne vorranno. Non so a oggi quale sarà la strada dei prossimi giorni, se M5S e Centrodestra andranno avanti, dopo gli accordi sulle maggiori cariche dello Stato e produrranno un’alleanza di Governo, rinnegando tutto ciò che si sono detti durante la campagna elettorale, oppure se qualcosa si romperà dentro al Centrodestra, oppure ancora se il conflitto tra di loro crescerà. Vedremo, tutto è possibile e tutto è nelle sagge mani del capo dello Stato.

Un breve passaggio non posso non farlo sul tema della rappresentanza femminile. Poche le donne, davvero troppo poche, e soprattutto pochissime nei vertici proposti dal Partito Democratico. E la ferita fa ancora più male se si registra che Forza Italia elegge donne alla guida dei gruppi di Camera e Senato, oltre che come Presidente del Senato. Tornerò a parlarne nella prossima newsletter, ma si è rotto qualcosa tra il Pd e il pensiero di genere, e non da adesso, e non mi pare una bella notizia. Mi pare tema su cui lavorare e a cui porre rimedio soprattutto con occhio attento alla condizione economico sociale delle donne.

Infine.

In questi giorni spesso si è parlato del Pd sull’Aventino. Lo hanno scritto e detto editorialisti, forse lo pensano alcuni di noi.

Io penso che chi ha vinto le elezioni ha indubbiamente la responsabilità e il dovere di avanzare una proposta di Governo al Paese, ma penso anche che noi siamo la seconda forza politica del Paese, la forza che questo Paese lo ha governato e che continua a esprimere tanta classe dirigente di qualità, a partire dal Premier Paolo Gentiloni e molte altre figure a oggi nel Governo, in Parlamento e in giro per il Paese. E una forza come la nostra non sta sull’Aventino, cerca di giocare un ruolo, sempre. Poi quel ruolo può essere, come probabilmente sarà, di opposizione, ma non si rinuncia a esercitare un ruolo da protagonisti. Non credo ci sia da rallegrarsi di un possibile Governo Lega M5S, per il Paese prima di tutto, ma in quel caso per noi si apre una fase in cui lavorare pancia a terra per ricostruire un sentimento e una relazione profonda con il Paese tutto.

In queste ultime ore si è chiusa la fase di discussione nel Pd senese verso le amministrative e Bruno Valentini sarà nuovamente candidato per il Comune di Siena, a lui i migliori auguri per tornare a guidare quel Comune e tutta la mia disponibilità a dare una mano. Ci sarà Pasqua, ci saranno le consultazioni, vedremo l’evoluzione delle cose e torneremo a parlarne. Intanto cerchiamo di non smarrire mai il Senso dello Stato, l’interesse e il bene comune e faremo comunque la scelta più giusta.

A voi tutti i miei più cari auguri di buona Pasqua, riposiamoci tutti qualche giorno.

A presto

Susanna

2 thoughts on “Il Senso dello Stato

  1. Cara Susanna, leggerti fa sempre bene al cuore e al cervello pe ricordarsi che la buona politica c’è ancora.
    Il tuo tono preoccupato mi conferma però nelle mie preoccupazioni per la situazione attuale della sinistra che , al momento, mi sembra politicamente paralizzata. Un abbraccio e buon lavoro. Lucia

  2. E’ la sconfitta di una speranza. La speranza di un Pd che fra la propria gente, iscritti ed elettori, cercava di capire e costruiva le proprie scelte e insieme la passione, perchè senza la passione, senza un’anima non si vince, anche se hai buone idee.
    Siamo al punto zero e senza quell’entusiasmo che la nascita del PD aveva suscitato. E’ tutto perduto?
    Forse no ma sono passati 10 anni senza riuscire a trovare il senso di una comunità che sa divedersi sulle cose ma senza lacerazioni, dove il rispetto per chi la pensa diversamente e totale, che sa valorizzare i propri militanti senza cristallizzare i gruppi di potere interno, dove i militanti stanno nella società, nei luoghi di lavoro, nei luoghi del divertimento e in quelli del volontariato, esempi di umanità e generosità.
    Una forza politica riconoscibile per le proprie battaglie contro i privilegi e le ingiustizie, contro l’occupazione del potere e le mafie, dove la questione morale torna ad essere una precondizione di affidabilità.
    Tutto molto, molto difficile.

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