Mercoledì Giorgio Napolitano ha rassegnato le sue dimissioni. La Camera ha accolto con un lungo applauso questo momento, con commozione e con gratitudine. Tutti in piedi, fatta eccezione per il M5S e la Lega. Mentre applaudivo commossa e apparivano sulle agenzie le immagini della cerimonia di congedo, non potevo non tornare con la mente a due anni fa, allo stesso lungo applauso che abbiamo tributato alla sua rielezione dopo giorni drammatici. Giorni segnati da errori, dal fallimento di noi tutti, di una classe politica che era stata incapace di eleggere un nuovo presidente e dal tradimento di 101 colleghi che nella scheda misero la matita senza però mettere la faccia su quella scelta. Una scelta che annientò in un colpo Bersani e Prodi e ci fece precipitare nel caos.
Applaudimmo Napolitano quel 22 aprile, mentre ci sferzava, mentre con severità snocciolava le condizioni del suo rinnovato impegno. Lo ringraziammo. Anche allora tutti in piedi eccetto pentastellati e leghisti. Non era quello il risultato che avremmo voluto, ma dopo giorni e giorni di fallimento, con un Parlamento diviso e numeri che non consentivano la governabilità, la gratitudine per il sacrificio di questo uomo era il primo respiro che riuscivamo a tirare dopo tanti giorni di apnea. Non sempre ho condiviso le sue scelte, alcuni aspetti dei suoi moniti, ma è innegabile che sia stato un punto, in qualche momento l’unico, di riferimento del Paese, e che ci abbia rappresentato nel mondo a testa alta.
#IlsensodelloStato non è un concetto facilmente descrivibile. Ma è certo quella ragione che ha condotto Napolitano ad accettare la rielezione. Così come è ciò che ti fa alzare in piedi davanti al Presidente della Repubblica indipendentemente da chi sia, e indipendentemente dal tuo colore politico. Puoi non votare un Presidente, ma una volta eletto è il tuo capo dello Stato. E lo Stato, la Repubblica, la Costituzione e la Democrazia sono il nostro primo bene Comune.
#IlsensodelloStato è rappresentato da quel fermo immagine che a lungo resterà nelle nostre memorie: i capi di stato più importanti che marciano a Parigi contro il terrorismo che ha trucidato giornalisti, poliziotti, inerti cittadini in nome di un folle progetto ideologico e fondamentalista. Quello stesso senso dello stato che albergava nelle anime dei parigini, a partire dai due milioni che erano in piazza: noi non abbiamo paura. E che hanno fatto dire al mondo intero #jesuisCharlie.
#il sensodelloStato è quello che credo ci accompagni in questi giorni complessi, di impegno sulle riforme, un sentimento che a me fa sentire molto la responsabilità del risultato che dobbiamo ottenere, superando un sistema che non risponde più alle esigenze di un Paese cambiato, ma anche la serietà e la delicatezza della materia che andiamo a maneggiare (la Costituzione più bella del mondo) che non può essere affrontata solo con il ritmo o il pallottoliere, ma con testa e cuore.
#IlsensodelloStato impone quindi di tenere assieme istituzioni e Paese reale, regole e sentire, altrimenti rischia di svanire. Qui sta uno snodo fondamentale del nostro lavoro. In quel nesso che è stato messo a dura prova e che dobbiamo tornare a far funzionare al meglio. Lo si fa con le riforme, lo si farà scegliendo bene, molto bene, il successore di Napolitano a partire dal prossimo 29 gennaio. Intanto #GraziePresidente
Susanna