Il tempo delle bugie sta per scadere

Dai vaffa a Palazzo Chigi la differenza è grande.
Inveire, urlare, incitare forconi, parlare di apriscatole alla fine è cosa semplice e forse anche liberatoria. I problemi arrivano quando dalle urla o dai gestacci devi passare alla pratica, all’azione di governo, a far tornare i conti e tradurre gli slogan in politiche, in atti, in deliberazioni, in capitoli di bilancio.
Puoi annunciare da un balcone che la povertà è abolita, poi però devi declinare il come. Puoi abbracciare gli olivi in Puglia, ma poi devi provare a bloccarla quella mortale Xylella. Puoi raccontare che il problema del Paese sono qualche barcone di disperati in cerca di una possibilità, ma poi, quando i conti non tornano, la produzione industriale crolla, lo spread riparte, e a rubarti il lavoro non sono dieci disperati, ma l’assenza di politiche industriali e di investimenti, chi ti ha votato magari inizia a farsi delle domande.
E le domande cominciano a farsele in molti.
Ho sempre pensato che una delle ragioni del successo elettorale di Lega e M5S di un anno fa sia stato il forte messaggio su reddito di cittadinanza e pensioni, non tanto l’agitare il tema immigrazione. Proprio per queste ragioni non ho mai condiviso la banalizzazione del tema quota cento e reddito di cittadinanza. Sono temi che hanno a che fare con il bisogno vero di chi ha visto allontanarsi la propria uscita dal lavoro (e anche per questo che abbiamo lavorato alle forme di flessibilità in uscita come l’APE), o di chi, privo di ammortizzatori, non ha strumenti di sussistenza (e per questo che varammo il REI, certo tardi, certo con una dotazione che avremmo dovuto aumentare, ma uno strumento vero, concreto e agile).
Non si tratta di twittare o postare le incongruenza grammaticali di chi per grazia ricevuta siede a Palazzo Chigi, ma di dire agli italiani “vi hanno ingannati”.
Vi hanno ingannati, perché quel reddito di cittadinanza che parla a un bisogno vero è una cosa scritta e pensata male, complicata da realizzare, che forse partirà, non si sa quando e non si sa come. Basta leggere le osservazioni delle Regioni e le critiche che formula l’Alleanza per la povertà.
Vi hanno ingannati perché quel ‘Quota 100’, sarà utilizzabile fondamentalmente da chi ha salari e stipendi medio alti, viste le decurtazioni che possono arrivare fino al 30%.
E ancora vi hanno ingannati perché queste due forze di Governo, che hanno stipulato un contratto hanno posizioni diametralmente opposte su partite enormi e questo Paese sta assistendo a partite di giro senza precedenti: si salva Salvini dal processo sulla Diciotti e in cambio si congela il tema Tav, e poi cosa importa se ci sono penali, cantieri, lavoro e se tutto ciò si tradurrà in un ritardo e isolamento del nostro Paese, giusto no, perché poi, come dice Toninelli, chi se ne importa di andare a Lione?
È in arrivo alle Camere il progetto di autonomia differenziata di tre regioni italiane: Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. Per la Lega è un tema identitario. Il M5S, con il pieno di voti fatto al sud, è contrario. Cosa accadrà? Quale sarà la posizione di questo Governo?
Noi vorremmo discutere sul merito e sul come. Di questo dovrebbero occuparsi le istituzioni. Ma le istituzioni non si stanno occupando di questo.
Qualcosa però si sta muovendo. L’Abruzzo ha consegnato al M5S un segnale forte e chiaro e il mondo delle imprese che a nord ha votato Lega oggi manda segnali altrettanto forti e chiari.
Sappiamo già che è imminente l’arrivo di notizie da Bruxelles sulla nostra manovra. Le indiscrezioni, già uscite sui quotidiani, sono esplicite riportando stralci della “pagella” che sarà espressa sul nostro Paese, in occasione del prossimo Country Report: “Nella manovra 2019 non ci sono misure capaci di impattare positivamente sulla crescita di lungo termine” e ancora si scrive che gli effetti della manovra saranno “nefasti per Pil, deficit e debito, tanto da rendere l’Italia un fattore di rischio contagio per tutta l’Eurozona”.
Quindi siamo osservati speciali ed è certo che il 2019 non sarà “un anno bellissimo”. Tutt’altro. Sarà l’anno della manovra correttiva, del nuovo Def e della manovra di bilancio 2020. Pensiamo che questa classe politica sia in grado di aggiustare la rotta? Io non lo credo.
E allora conviene prepararci e dare all’Italia una possibilità altra. Ricostruire il Pd e soprattutto ricostruire un campo alternativo.
Non sarà una passeggiata. Lo sappiamo bene, ma intanto cominciamo dal 3 di marzo con una grande partecipazione alle primarie.
Lavoriamo e chiediamo a chi ha a cuore questo Paese: venite e aiutateci a cambiare il Pd per salvare l’Italia.

Susanna