Il tempo è adesso ed è un tempo stretto

“La mia memoria personale sulla storia del nostro Paese non è certo lunghissima, ma non riesco a ricordare niente di assimilabile a quanto stiamo vivendo in questi giorni: una crisi economica, finanziaria, sociale, la sfiducia di investitori, mercati, istituzioni europee e soprattutto cittadini e cittadine, ed una classe dirigente al Governo che pensa di poter rispondere alle sfide di un tempo nuovo e complicatissimo dalla lussuosa abitazione del Premier tra un aperitivo ed una spaghettata. Risposte inadeguate, irrispettose verso un Paese che ha una storia lunga, che si è rimboccato le maniche più di una volta, che si è conquistato libertà, democrazia, diritti, stato sociale, che ha costruito il percorso del decentramento amministrativo con una grande capacità di sintonizzare leggi, istituzioni e comunità, con una straordinaria innovazione praticata e diffusa sperimentando.
Ogni giorno tutto questo va sgretolandosi,  ne troviamo briciole, pezzetti nei provvedimenti, ma anche nelle battute, nelle consuetudini, nelle rabbie e nelle paure, forse senza una piena consapevolezza del patrimonio complessivo e democratico che sta, briciola dopo briciola, saltando. Ne ascoltiamo sbigottiti i commenti altrui se varchiamo i confini di Stato.
La crisi è anche questo. Modello economico, finanziario, politico, welfare, geografia istituzionale, istruzione, accesso al sapere, funzionamento della democrazia, solidarietà, civismo: il Paese che abbiamo conosciuto, studiato forse già non c’è più.
E’ per questo che di fronte alle oscillazioni spaventose delle borse, al differenziale tra i nostri titoli di stato e quelli di altri Paesi, non basta una risposta, oltretutto sbagliatissima, che si basa su tagli e tasse, se non si rilancia la crescita e non si riforma, si ridisegna l’Italia magari ridefinendo qualche paradigma del modello economico che ci ha portato sino a qui in buona parte del mondo occidentale.
Scuola, ricerca, sapere, occupazione giovanile e femminile, riorganizzazione dello Stato e della Politica con un rinnovato riparto di competenze e funzioni centrali e locali, economia verde, nuovo welfare.
Non c’è niente di più lontano da tutto questo nelle varie versioni della manovra. La manovra è sbagliata, iniqua, traballa nei conti e dentro alle risse della stessa maggioranza che sta solo garantendo gli evasori ed i grandi patrimoni , ma non c’è soprattutto un’idea di rinascita e di Stato in cui credere, in cui riconoscere la propria vita e le proprie aspettative, e se non c’è un disegno condiviso sarà impossibile chiedere agli Italiani di affrontare assieme questa fase Storica così difficile.
Il Pd ha fatto bene a reagire con serietà e con controproposte concrete fin dalle prime ore, ma la nostra sfida non sarà solo dare risposte vere ed alternative “rispettando i saldi”, ma mettere in campo un’idea di Italia nuova per la quale lavorare con coraggio e grande apertura, sulla quale riconquistare una fiducia nell’agire politico e nei partiti oggi vicina allo zero, un Paese per il quale tornare a combattere in tanti e tante.
Civismo, bene comune, collettività, uomini e donne, democrazia, solidarietà, condivisione, opportunità: per me sono ancora parole fondanti del vivere comune.
Mettiamoci a disegnare il Paese e facciamolo velocemente, ma per favore non chiudiamoci e non chiudetevi in circuiti di pochi, di scelti e spesso di soli maschi, per farlo, c’è bisogno di essere in tanti e tante, di abbandonare qualche piccola spocchia e recuperare tanta capacità di ascolto e di ricerca.
Rigore e rilancio. Ripresa economica e sicurezza sociale. Questi binomi debbono essere inscindibili. La battaglia è iniziata. Martedì la Cgil sarà in piazza, io ci sarò e spero che la mobilitazione sia grande. Le associazioni delle imprese si stanno muovendo. I Sindaci lo hanno fatto con forza e compattezza.
C’è un Paese da mobilitare, facciamolo noi, il Pd. Il momento è difficile, ma il momento è adesso.”

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