Con l’approvazione di tutti gli articoli della riforma della seconda parte della Costituzione e dopo il voto su tutti gli emendamenti, l’Aula ha completato l’esame del testo di riforma. Abbiamo proseguito ininterrottamente l’esame delle modifiche costituzionali cercando il confronto e la condivisione con tutte le forze politiche. Abbiamo tenuto, garantito presenza, numeri e serietà anche per chi non ha dimostrato di averne. Ci sono stati momenti molto difficili contraddistinti da episodi di violenza molto gravi. Il comportamento del M5S ha raggiunto livelli di violenza verbale non raccontabili e solo parzialmente percepibili dalle immagini che le tv hanno trasmesso. Nonostante gli sforzi e i ripetuti tentativi del Pd di trovare punti di mediazione e di ascolto reciproco, le opposizioni hanno abbandonato l’Aula. Purtroppo la presentazione quotidiana di migliaia di subemendamenti meramente ostruzionistici ha di fatto reso impossibile non chiedere la seduta fiume (senza interruzione per giorni e notti) e creare quindi un precedente tutt’altro che piacevole su una riforma di questo tenore.
Così, con un parlamento vuoto a metà abbiamo votato la riforma costituzionale. Un’immagine che non dimenticherò: quel pannello con un lato dell’anfiteatro della camera completamente spento. Un’immagine da rimuovere, da superare, nel prossimo giro di votazioni da svolgere entro il mese di marzo. Continuo infatti a pensare che, nonostante l’assoluta irresponsabilità di alcune forze politiche, occorre fare di tutto per trovare un nuovo terreno di confronto. Non basta avere i numeri. La Costituzione è la Carta di tutti e non della maggioranza, e quindi quella frattura va ricomposta con intelligenza e pazienza.
Personalmente non sono soddisfattissima dei contenuti, che pure ho complessivamente votato. Mi riferisco soprattutto all’articolo 2, circa la composizione confusa del Senato che quasi certamente entrerà in rotta di collisione con le competenze della Conferenza Stato Regioni. Mi riferisco all’articolo sullo stato di guerra, in cui, di fatto, attraverso la combinazione con la nuova legge elettorale, la forza politica che vincerà le elezioni, potrebbe da sola stabilire lo stato di Guerra del Paese.
Certo, molti sono gli aspetti importanti della riforma: il superamento del bicameralismo paritario, la riforma del Titolo V su regioni ed enti locali, l’approvazione delle leggi in tempi certi. E tra le #buonecose abbiamo approvato un emendamento che introduce in Costituzione un principio fondamentale per promuovere l’equilibrio tra donne e uomini nella rappresentanza. Si tratta di un riferimento alle norme regionali, sulle quali a oggi esistono profonde differenze.
Non è un caso che le ultime regioni che hanno rinnovato i propri consigli vedono in Basilicata e in Calabria scandalosi consigli regionali, tutti al maschile. Avevamo provato qualche anno fa, quando abbiamo inserito la doppia preferenza per i comuni, a introdurre un principio paritario che valesse anche per le Regioni, ma la Corte eccepì un’invasione di competenze. Oggi si rimedia e lo si fa con un emendamento votato da tutte le forze parlamentari fatta eccezione per il M5S.