Dopo una lunghissima giornata di discussione in Aula, nella tarda serata del 3 agosto è arrivato il via libera al provvedimento, voluto dal governo Draghi e firmato dalla ministra Marta Cartabia, per riformare il processo penale. La cosiddetta “riforma della giustizia” è passata alla Camera con 396 sì, 57 no e 3 astenuti.
Per due volte è arrivata la fiducia (una per ognuno dei due articoli da cui è composta la legge) e la giornata in Aula è stata davvero lunga e complessa, tra assenze, astensioni dal voto, polemiche e anche qualche “show” francamente poco adatto al rispetto istituzionale di quel luogo. Ora il testo passa al Senato.
Era urgente intervenire sulla giustizia. Non solo perchè da un pacchetto di riforme dipende il futuro del PNRR. Era urgente uscire da un dibattito che nel nostro Paese ha sempre avuto toni eccessivi, da un lato il populismo giudiziario, dall’altro il garantismo a corrente alterna. Il Pd ha lavorato con serietà sfuggendo a semplificazioni poco utili, insisendo per superare estremismi e rigidità, chiedendo i tempi per gli adeguamenti degli uffici giudiziari, con personale e digitalizzazione. Abbiamo ascoltato osservazioni e critiche, messo in sicurezza i processi per i reati ambientali, quelli per violenza sessuale, per mafie. La riforma è un passo importante che si completerà e attuerà concretamente con l’attuazione delle deleghe.
Nessuno vuol parlare di riforma “epocale”, parola tanto abusata negli anni. È piu serio dire che abbiamo compiuto un passo serio e civile.