Alcune novità dal voto di queste settimane. La Camera ha approvato il testo unico che introduce la possibilità di scelta per il cognome dei figli nell’ordinamento italiano. Secondo il ddl, alla nascita il figlio potrà avere il cognome del padre o della madre o i due cognomi, secondo quanto decidono insieme i genitori, cosi come già avviene in numerosi altri Paesi Europei. Stessa regola per i figli nati fuori del matrimonio e riconosciuti dai due genitori. Il principio della libertà di scelta, con qualche aggiustamento, vale anche per i figli adottati. Si tratta di un passo di civiltà, che allinea il nostro Paese al resto d’Europa in termini di riconoscimento del principio di libertà e di uguaglianza tra i genitori. Dare ai figli il cognome della madre è un passaggio importante anche dal punto di vista culturale e sociale, perché contribuisce al superamento di una idea patriarcale della famiglia che non corrisponde più alla realtà. Adesso speriamo che si arrivi sollecitamente all’approvazione del testo anche al Senato.
Sempre in Aula abbiamo discusso le modifiche alla disciplina degli orari di apertura degli esercizi commerciali. Si interviene introducendo alcune limitazioni alle aperture festive, come l’obbligo di chiusura per almeno 6 tra i giorni festivi dell’anno. Il tema ha generato grandi discussioni tra coloro che pensano che sia giusta la liberalizzazione completa e coloro che pensano che sarebbe giusto abbassare le saracinesche nei giorni di festa. Negli anni passati, come assessore regionale al commercio, mi sono occupata molto di questa materia e grazie al lavoro svolto insieme ai comuni e alle associazioni del commercio, abbiamo varato il primo Codice regionale del commercio di tutto il Paese. Sono convinta che non si può procedere con i dogmi, perché i comuni non sono tutti uguali: ci sono piccole realtà che sono interessate da flussi turistici solo in alcuni periodi dell’anno. Così come ci sono centri commerciali che, se sempre aperti, annientano ogni possibilità degli esercizi di vicinato di sopravvivere e di concorrere alla pari. Io credo che sia giusto introdurre alcuni divieti di apertura nelle festività principali, anche perché non viviamo per consumare e non siamo cittadini perché consumatori. Dopo di che credo che si debba fare ogni sforzo per valorizzare i centri commerciali naturali, gli esercizi di vicinato e tutte le peculiarità che fanno la differenza e rendono i nostri centri vivi. Per questo sono convinta che le limitazioni alla liberalizzazione presenti nella disciplina siano una correzione utile.