#InAula: referendum propositivo e Tav, il gioco degli scambi

 

Dopo il duro scontro in Aula tra il Presidente Roberto Fico e i colleghi Enrico Borghi ed Emanuele Fiano, la riforma costituzionale targata M5s-Lega che introduce il referendum propositivo ottiene il primo via libera alla Camera. Si tratta di un provvedimento che per i suoi contenuti e per la rigidità dei meccanismi sembra rispondere a un pericoloso progetto di superamento o ridimensionamento della democrazia di natura rappresentativa. In Aula abbiamo combattuto, ma le nostre proposte non sono state ascoltate e accolte. Tra le poche modifiche apportate al testo, grazie al Pd, ci sono l’introduzione del quorum ‘approvativo’ (il 25% dei si’ purché abbia partecipato più di un quarto degli aventi diritto) che prima non era previsto e l’eliminazione del ‘doppio referendum’, che prevede una sorta di ballottaggio tra la legge popolare e quella approvata dal Parlamento. Abbiamo cercato di limitare le materie su cui è ammesso proporre il referendum propositivo, come per esempio materie penali, i trattati internazionali, le leggi tributari. Ma non ci siamo riusciti. Ora il testo andrà al Senato ma noi continueremo a vigilare, con la speranza che ci possa essere un deciso cambio di rotta, che possa integrare e rafforzare quello che riteniamo un utile strumento di democrazia diretta che però non può stravolgere la democrazia del nostro Paese, né può mettere in contrapposizione popolo e Parlamento.

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Tra gli imbrogli giallo-verdi di questa settimana anche la mozione sulla Tav. Sul tema come noto le posizioni dei due partner di governo sono diametralmente opposte. Per settimane abbiamo chiesto la calendarizzazione del tema Tav in Aula per poter finalmente svolgere una discussione trasparente. Per settimane ci è stato negato, e poi, miracolosamente, dopo il salvataggio di Salvini arriva alla camera una mozione impegna il governo a ridiscutere integralmente il progetto della linea Torino-Lione, nell’applicazione dell’accordo Italia-Francia. Una mozione chiaramente annoverabili nel gioco degli scambi tra i due partiti al Governo, ai danni del nostro Paese.

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