PRESIDENTE. Passiamo all’interpellanza urgente Roberta Agostini n. 2-00648, concernente iniziative per la celere definizione del Piano d’azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere (Vedi l’allegato A – Interpellanze urgenti).
Chiedo alla deputata Roberta Agostini se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.
ROBERTA AGOSTINI. Presidente, sottosegretario, abbiamo presentato nel mese di luglio scorso questa interpellanza sottoscritta da un grande numero di parlamentari del gruppo del Partito Democratico perché piuttosto preoccupati dalle modalità e dal ritardo con il quale si sta dando attuazione ad una legge approvata lo scorso anno dal Parlamento, la legge n. 119 del 2013, che è la legge di conversione di un decreto-legge presentato dal Governo.
Il Parlamento ha assunto con forza una serie di provvedimenti importanti lo scorso anno per il contrasto al femminicidio, provvedimenti ai quali è ora necessario dare seguito – io credo con velocità ed efficacia – al fine di contrastare un fenomeno odioso e pervasivo come quello della violenza sulle donne.
Il 1o agosto scorso è entrata in vigore la Convenzione di Istanbul, che il Parlamento italiano ha ratificato pressoché all’unanimità, ed entrerà in vigore perché dieci Paesi l’hanno sottoscritta e ratificata; Convenzione che è uno strumento importantissimo per il contrasto della violenza, in particolare domestica, a livello europeo.
La Convenzione dà una definizione di che cosa si intende per violenza contro le donne; c’è una violazione di diritti umani basata su una discriminazione delle donne in quanto donne; traccia la necessità di una fitta rete di sostegno e di protezione delle vittime e chiarisce come il cambiamento culturale e l’affermazione di una reale parità tra uomini e donne sia la chiave per contrastare efficacemente la violenza.
Nella Convenzione si traccia una strategia fondata sulle tre P: la prevenzione della violenza attraverso l’affermazione di una cultura della dignità e del rispetto; la P della protezione delle vittime; la P della punizione dei colpevoli. Noi chiediamo di capire quali sono i passi concreti che il nostro Paese ha mosso su questa strada, preoccupati per il ritardo con il quale la stiamo percorrendo. Anche il fatto che sia il sottosegretario Alfano, che io ringrazio davvero per la sua presenza qui oggi, e, prima di lui, il sottosegretario Scalfarotto, a rispondere testimonia però di una difficoltà nel non avere un referente, un Ministro delegato che si occupi con continuità e con pienezza, anche dei tempi, della materia e questa assenza si riflette poi anche nelle incertezze delle politiche contro la violenza. Noi qui abbiamo a che fare con questioni molto delicate, che attengono alla vita delle persone. Secondo la rete DiRe, che è la rete che raggruppa i centri antiviolenza, sulla base dei dati dal 2008 al 2012, il numero delle donne che si sono rivolte ai centri è aumentato appunto negli ultimi anni del 20 per cento. Nell’ultimo rapporto sull’attuazione della piattaforma d’azione di Pechino, che è stato presentato a luglio ed è stato redatto da numerose associazioni e da esperti impegnati sul tema dei diritti umani, si dice che in Italia venti regioni su ventuno hanno una legge antiviolenza ma che i finanziamenti sono insufficienti, che non è chiara la definizione di centro e la caratteristica dei servizi e che la rete territoriale in realtà non è pienamente in grado di accogliere e di proteggere le donne, perché è molto frammentata e questo produce ovviamente rischi seri per la vita e per l’incolumità. Dal 14 agosto scorso ad oggi 155 donne sono state uccise, secondo il Ministro dell’interno sono state 177 nel 2013, ma insomma i casi di femminicidio li abbiamo potuti leggere sulle pagine dei quotidiani durante tutto il mese di agosto.
È di ieri l’ultimo caso in provincia di Biella, dove un uomo ha accoltellato la moglie, il caso di Monasterace, dove una giovane donna di trentuno anni è stata uccisa dal marito, ma insomma potrei continuare con la cronaca dell’ultimo mese, da Santa Maria Capua Vetere fino alla provincia di Nuoro, fino a Sarzana. Le cronache dei giornali purtroppo sono state segnate dai femminicidi. Io vengo all’oggetto specifico dell’interpellanza: dicevo che il Parlamento ha approvato nell’ottobre scorso la legge n. 119 di conversione del decreto-legge n. 93 del 2013, che all’articolo 5 prevede la redazione di un piano antiviolenza che deve essere predisposto ed elaborato dal Ministro delegato per le pari opportunità, con il contributo delle amministrazioni interessate, delle associazioni di donne impegnate nella lotta contro la violenza e dei centri antiviolenza.
I tavoli di lavoro che erano stati predisposti durante il precedente Governo erano sette. Io li ricordo brevemente: quello sulla rilevazione del rischio, il gruppo del rapporto dati, comunicazione e media, educazione, formazione, codice rosa e pronto soccorso. Da quello che ci risulta in realtà questi tavoli si sono riuniti una sola volta, tranne il tavolo di valutazione del rischio che si è riunito più volte e il tavolo relativo al codice rosa e al pronto soccorso che non si è mai riunito, però dalla fine del precedente Governo i tavoli non sono stati più riuniti e convocati. E tenuto conto che il sottosegretario Scalfarotto il 30 maggio scorso, rispondendo proprio a un’interpellanza, ha affermato che il Governo conta di approvare il piano ad ottobre e che già oggi è l’8 settembre, si chiede di conoscere qual è lo stato dei lavori e quali sono le intenzioni del Governo. Se posso aggiungere un’ultima questione che riguarda invece i finanziamenti per il biennio 2013-2014, quindi sono circa 17 milioni di euro.
Chiederei di sapere se il Governo è intervenuto presso le regioni per chiedere criteri di qualità per investire e distribuire le risorse e se vi saranno, poi, in seguito, controlli sulle modalità con le quali queste risorse saranno poi spese.
Link al documento completo da pag.25 a pag.30: Interpellanza urgente sul piano nazionale antiviolenza n. 2-00648