La destra che urla e che volta la testa

 

Il nuovo Governo, il discorso di Conte sulla fiducia, le sue gaffe, i Sottosegretari, la risicata presenza di donne che ci riporta indietro di decenni, il G7 in Canada, Trump e le sue minacce sui dazi, sul clima, il suo abbandono dei lavori e la mancata firma al documento conclusivo del vertice. Pedro Sanchez, nuovo presidente del Governo spagnolo, un Governo socialista con una grande maggioranza di donne e in ruoli importanti, l’assassinio di Soumalia Sako, immigrato regolare, sindacalista impegnato contro i caporali e lo sfruttamento dei migranti nella piana di Gioia Tauro, i 600 disperati sulla nave Aquarius, tuttora ferma a metà strada tra noi e Malta, le amministrative del 10 giugno, i nuovi femminicidi, uno dei quali in Toscana, il giovane ragazzo fiorentino morto, travolto a un semaforo, a causa di un inseguimento tra bande Rom opposte a Firenze, la crisi con la Francia, Salvini che imperversa in Tv, nei Tg, ovunque e nelle sue dirette Fb, annunciando provvedimenti, decisioni, sconti, l’ondata di arresti a Roma per vicende di corruzione attorno alla costruzione del nuovo stadio.

Di tutto questo vorrei parlare…di tutto questo ci sarebbe da parlare, discutere, ma è difficile affrontare tutto quanto in modo esauriente.

Tutto questo accade oggi intorno a noi.

Tutto questo ci riguarda e ci dà la cifra di cambiamenti avvenuti e in divenire, ci dà la cifra di una sconfitta e dei rischi che corre il Paese.

Tutto questo ci porta però a un tema unificante di avvenimenti e scenari: noi abbiamo perso per mille ragioni che più volte ho provato a toccare, ma chi ha vinto rappresenta un pericolo grande per il nostro Paese, e non so quanto chi ha espresso un voto al M5S pensando di dare un voto a sinistra ne sia consapevole. Non è così. Lo abbiamo visto dai primi passi, dalle parole, dai gesti.

Nessuno ha mai pensato che governare i flussi migratori fosse cosa semplice, e ogni nostro Governo ha invocato un ruolo diverso dell’Europa, di Francia, Germania, della stessa Malta, i Ministri, i Premier, in questi anni, hanno combattuto a Bruxelles per chiedere solidarietà, gesti e concretezza, arrivata indubbiamente molto poco, ma mai si è pensato di girare la testa di fronte a emergenze umanitarie, di fronte alle vite in bilico, in pericolo.

Oggi è accaduto anche questo, lo si è fatto utilizzando una nave con centinaia e centinaia di vite a bordo, bambini, donne incinte, per esibire i suoi attributi dal Viminale. “Alzare la voce”, “Battere i pugni sul tavolo”…questo il linguaggio, ma nel frattempo il paradosso vede il nostro nuovo Governo che chiama in causa gli altri Paesi europei a cogestire i flussi migratori, votare sul trattato di Dublino con quei Paesi che non intendono farsi carico di quote di flussi.

E in questo dramma il gesto di Pedro Sanchez, non è la risposta alla “voce grossa”, ma la reazione di un uomo di Sinistra, lui e il nuovo Governo spagnolo, a una politica di destra, quella che abbiamo in Italia. Di Destra, non dobbiamo aver paura di pronunciare questa verità.

Dobbiamo farlo perché noi indubbiamente faremo opposizione, lo stiamo già facendo presidiando nelle aule parlamentari, lo faremo nelle commissioni, lo facciamo rispondendo a Ministri e sottosegretari, avanzando le nostre proposte alternative, ma ciò a cui dobbiamo lavorare sul serio è la ricostruzione di un’alternativa nuova e vera a questo schieramento e ai disastri che rischia di generare, con provvedimenti sbagliati e conducendo l’Italia in una condizione di isolamento mai esistita in precedenza.

Quell’alternativa va costruita con le persone, ma prima di tutto con una rielaborazione politico culturale invasiva, contagiosa, che tocchi le persone, che arrivi dalla e alla vita quotidiana di uomini e donne, di ragazzi e ragazze, che torni a dare una motivazione profonda alla partecipazione e all’impegno politico.

È possibile.

È possibile ripartire dalle donne italiane che non accetteranno di tornare a essere lette solo come mamme e mogli, è possibile ripartire dalle città, dove bravi amministratori stanno dimostrando che il loro lavoro rappresenta un argine al populismo, è possibile ripartire da tante persone di sinistra che si sono smarrite e che hanno bisogno di trovare un progetto, una ripartenza in cui tornare a riconoscersi, e poi ancora coinvolgendo quell’autentico civismo solidale che vive nelle nostre comunità fatto di mille volti, è possibile ricostruire un rapporto con il lavoro, con l’impresa, con i saperi del mondo ambientalista.

Qualche giorno fa ho partecipato alla giornata conclusiva del Festival dello Sviluppo Sostenibile. In coda a giorni di incontro e confronto sui temi delle diseguaglianze, Enrico Giovannini, portavoce di Asvis ha elencato le sfide possibili da cui ripartire per far tornare a crescere il nostro Paese, per modificare modelli e sistema della crescita…quelle sfide riguardano le donne, le città, il clima, la gestione delle risorse, i circuiti produttivi…ma li potete trovare sul sito.

Li ho richiamati perché quel terreno è il terreno che vede l’interesse e l’impegno di tanti giovani, di competenze, di studiosi, di imprese innovative…quel terreno deve essere anche il nostro terreno, un terreno da cui ripartire per dare all’Italia un’altra possibilità.

Intanto mi auguro che dai ballottaggi possano uscire buoni risultati per i nostri candidati, a partire da Siena, Pisa, Massa, Campi e spero che Siena, sabato prossimo, sia invasa da una marea di persone, dai colori dell’iride e da una travolgente festa della civiltà e dei diritti, quelli che stanno nella piattaforma del Toscana Pride.

Susanna