La sfida del buongoverno locale e il mondo in movimento

La pioggia, la grandine, il vento, poi il sole.

Qualcuno di noi comincia a portarsi verso le spiagge assaporando l’estate, e per altri torna la possibilità di sfidare, su qualche carretta del mare, il Mediterraneo e cercare una speranza di vita.

Così, per quel sole che torna a sgombrare di nubi il cielo, in questi giorni nuovamente un barcone con 600 disperati si è riempito, e puntualmente si è ribaltato al largo della Libia. Ancora una volta la Marina Italiana è intervenuta salvando tantissime persone ed evitando ancora un’ecatombe. C’è una piccola di 9 mesi che è giunta a Lampedusa. E’ sola. Sua madre purtroppo è tra le persone annegate. Difficile non pensare a quel cucciolo di donna, a cosa sarà di lei. Ancora una volta un piccolo, drammatico simbolo vivente di una tragedia che non finisce e di un fallimento della comunità europea ed internazionale di fronte ad un fenomeno che non è cessato e non cesserà.

Oltre ai 600 che sono caduti in mare sono stati soccorsi oltre 3000 migranti in quelle ore, e con il bel tempo accadrà ancora e poi ancora.

Non cesserà tutto questo, lo sappiamo, non cesserà finché i conflitti non saranno risolti. In Libia, in Siria e poi ancora in Senegal, in Mali, in Costa d’Avorio.

In fuga dalle faide, dalla violenza dell’Isis e dalla fame. Una morte possibile meglio di una morte certa, per questo si parte.

Per questo avremmo bisogno di una comunità internazionale più forte, autorevole, determinata.

Poi cambi fotogramma.

Sali ai confini nord dell’Italia, ai controlli al Brennero, rafforzati dai nostri confinanti.

E i fili spinati, i muri e i campi sterminati, come quello di Idomeni che in questi giorni viene sgomberato.

Qualche giorno fa siamo stati con il fiato sospeso per il voto Austriaco; un testa a testa tra il nazionalista Hofer e l’ecologista Alexander Van der Bellen, risolto con una differenza di 31000 preferenze per fortuna a favore del secondo.

Un paese spaccato a metà.

Una realtà nella quale il nazionalismo esasperato rischiava di farsi governo e di irrigidire ancora controlli, provvedimenti.

Una realtà, quella del risorgere di rigurgiti razzisti e xenofobi verso i quali non siamo immuni anche in casa nostra: a Bolzano Casa Pound ha triplicato i propri voti.

E una realtà, quella comunque di fronti politici opposti che sfiorano gli stessi numeri, di divisione tra forze politiche diverse, che può determinare ingovernabilità che sta riguardando buona parte dell’Europa. Basti ricordare che la Spagna è senza governo da 6 mesi, e andrà a nuove elezioni dopo il fallito tentativo di Pedro Sanchez di dar vita a un esecutivo. E segnali simili, di incognite per prossime elezioni, riguardano anche altre realtà Europee (in Germania siamo al secondo governo di coalizione), per non citare il prossimo referendum nel Regno Unito. La storia Italiana di questi ultimi anni la conosciamo bene e quindi non ci torno.

Una realtà che dovrebbe avere nella cornice europea un appiglio di senso, nel momento in cui pare invece sfumare e indebolirsi sempre più proprio lo stesso disegno europeo.

Anche nelle grandi città italiane al voto le incertezze sono molte e i testa a testa rappresentano incognite anche per noi. Votano Roma, Milano, Torino, Napoli, Bologna, e molti comuni di dimensioni più piccole.

Si tratta di milioni di Italiani.

È indubbio che i cittadini saranno chiamati a scegliere il proprio sindaco, i propri rappresentanti nei consigli comunali e quindi la propria idea di città, di welfare locale, di trasporti e di servizi…ma sappiamo bene che quando votano milioni di Italiani non è in campo solo una somma di sfide locali.

Misureremo infatti molte cose: il peso delle indagini giudiziarie sui fenomeni di corruzione, la coesione o meno del centrodestra deflagrato, la tenuta o meno del M5S dopo le vicende che hanno riguardato i loro sindaci e la fiducia dei cittadini italiani nella politica e nei partiti.

Tutto questo ci riguarda, e io non credo sia stata una buona idea sfumare e lasciare sullo sfondo questa sfida alzando da subito, e fin troppo, i toni solo sulla sfida referendaria di ottobre, scomodando madri e padri della sinistra e che sarebbe opportuno, anche per stile, lasciare alla storia che hanno egregiamente fatto.

Adesso dobbiamo chiedere agli italiani di sostenere i candidati del Pd e le coalizioni di centrosinistra per il governo dei Comuni.

Di quelli grandi e dei piccoli comuni.

Dobbiamo farlo perché abbiamo uomini, donne e idee di qualità e perché in molti casi, a partire da Torino, Bologna, dai nostri Comuni di Chiusi e di Trequanda, abbiamo dimostrato di esprimere una grande capacità di governo locale che intendiamo proseguire.

A tutti loro, e in primis, per vicinanza territoriale a Juri Bettollini e a Roberto Machetti, ai candidati delle liste che lo appoggiano, il mio in bocca al lupo e tutto il mio convinto sostegno.

Il mondo in movimento, l’Europa in crisi di identità, i governi, le città. Potrei aggiungere, citandoli soltanto, i dati dell’industria che si ferma nonostante gli sforzi compiuti, ci confermano il bisogno urgente di una visione del mondo e dei mutamenti capaci di invertire la rotta.

Continuo a essere convinta che quella visione non può che essere di una sinistra moderna e riformista, ma che sinistra sia. Una sinistra alla quale Denis Verdini non appartiene.

Ps: Un abbraccio grande a Firenze, le immagini della voragine stanno facendo il giro del mondo, ma ce la farà e ce la faranno i fiorentini.

Susanna

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