La vera sfida del Pd? Avere la fiducia degli uomini e delle donne di questo Paese

Che Italia esce dalle regionali? Credo che ci sarà ancora da ragionare molto e sul serio, ma a tre settimane dal voto è d’obbligo una prima riflessione seria sul significato politico di questo appuntamento che ha consegnato regioni importanti nelle mani del centrodestra.
Sì, abbiamo perso, anche se di pochi voti Piemonte e Lazio, e un po’ tutti avevamo creduto di potercela fare, avevamo pensato che qualcosa forse stava cambiando. Beh…non è andata così e non dobbiamo assolutamente tacere le criticità emerse dalle urne, prima fra tutte la forte sfiducia nella classe politica che in questa fase ha parlato con numeri altissimi e che certo ha colpito tanto a destra quanto a sinistra. Il Pdl si conferma forza di maggioranza nel Paese con il 31 per cento, risultato modesto se comparato con l’esito delle ultime politiche (2008) e delle ultime europee (2009). Sul fronte del consenso assoluto il partito di Berlusconi ha perduto voti, pur vincendo le elezioni. Il Pd sale leggermente, con il 26,1 per cento, rispetto alle europee del 2009. Un dato che segnala una tenuta, ma un calo rispetto alle politiche. In senso assoluto, invece, perdiamo quasi un milione di voti rispetto al 2009 – uno tra i segnali che almeno a me inquietano di più – e registriamo la nostra scomparsa dal Governo delle Regioni del Nord Italia. L’Italia dei Valori conferma, con il 7,1 per cento, il dato delle europee e cresce ancora dal 2008, mentre Sinistra ecologia e libertà non va oltre il 3 per cento, confermando il negativo risultato delle ultime consultazioni. Se l’Udc si attesta al 5,6 per cento, la vera sorpresa è rappresentata dal Movimento a 5 stelle di Beppe Grillo che, con oltre 400mila voti nelle cinque regioni in cui si presentava, rappresenta uno dei vincitori di queste elezioni regionali.
L’altro trionfatore è Umberto Bossi e la sua Lega Nord che cresce rispetto alle europee e, ancor di più, rispetto alle politiche. Oggi il partito del carroccio vale, su scala nazionale, quasi il 14 per cento, rosicchiando voti a Pd e Udc oltre che al Pdl. Sono loro i veri vincitori, insieme al partito dell’astensione: oltre il 46% degli italiani che non sono andati a votare. Due “preferenze” che forse hanno un tratto comune, ossia quello di criticare la politica tradizionale e le sue istituzioni. Anche se oramai questo elemento si scontra palesemente con “le mani in pasta” della Lega, che da anni governa ed è oggi a capo di due regioni. Un’indagine dell’Ispo, Istituto per gli Studi sulla Pubblica Opinione, evidenzia che oltre il cinquanta per cento degli astenuti non ha votato per disinteresse verso la politica, per disgusto e protesta verso i partiti. E’ certamente vero che una campagna elettorale caratterizzata da colpi di sentenze, scandali giudiziari, intercettazioni che hanno colpito entrambe le parti, avrà contribuito pesantemente ad allontanare molti cittadini dalle urne. Ma il dato è senz’altro preoccupante perché, pur essendo ancora lontani dalla situazione francese (dove l’astensione ha toccato quota 63 per cento), testimonia della disaffezione della società nel suo insieme verso le istituzioni e i partiti. E poi mi chiedo, perché non siamo sufficientemente riusciti a sgombrare il campo da questi temi riportando l’attenzione sulla crisi, sul lavoro, sui diritti, sulla democrazia?
Come rispondere a questa sfiducia? Come sconfiggere la disaffezione verso la politica?
Io spero che si riparta da qui, ma con serietà e determinazione, perché il Pd, senza popolo, non nascerà mai. È questa la vera sfida: la nostra credibilità, la capacità di essere sui temi con risposte certe e riconoscibili, in Parlamento e nei nostri quartieri. Ha certamente ragione Bersani quando dice che per battere la disaffezione c’è un solo modo: quello di andare tra la gente. Solo che adesso dobbiamo farlo e farlo tutti. Non rincorriamo con “linguaggi di sinistra” la deformazione populista e plebiscitaria del centrodestra. Proviamo a raccontare con un po’ di semplicità la nostra idea di Paese, di scuola, di lavoro, di uscita dalla crisi…e poiché le elaborazioni, le proposte di legge non ci mancano…perché non riusciamo a farlo?

Certo in Toscana è andata meglio. Nella nostra regione Enrico Rossi è stato eletto presidente con 1.055.571 voti, poco meno del 60 percento dei consensi. Un risultato che vede la coalizione in maggioranza in tutte le province. Dopo dieci anni di lavoro al fianco del governatore uscente Claudio Martini come Assessore per il diritto alla salute, i cittadini toscani hanno espresso ampio consenso nei confronti del candidato della coalizione di Toscana Democratica. Un grande apprezzamento per la qualità del candidato, ma credo anche per il buongoverno di questi anni.
Anche in Toscana, però, l’astensionismo è stato una delle cifre distintive di questa tornata elettorale. Fra le 13 regioni in cui si è andati alle urne lo scorso 28-29 marzo, la Toscana è al terz’ultimo posto come percentuale di votanti, prima di Lazio e Calabria. Nonostante questo Rossi ha ottenuto un consenso superiore alle aspettative, con quasi tre punti percentuali in più dei consensi raccolti dalla seconda elezione di Martini. Per quanto riguarda i partiti della coalizione di centrosinistra, il Pd si è attestato sul 42,2%, seguito da un’Italia dei Valori in forte ascesa con il 9,4% dei consensi e la Federazione della Sinistra-Verdi al 5,3%. Non supera lo sbarramento, invece, Sinistra Ecologia e Libertà, con il 3,8% dei voti. La coalizione Toscana Democratica si attesta così al 60,7%. Dall’altro lato dello schieramento Monica Faenzi, con 608.680 voti, ottiene il 34,4% dei consensi. Il PdL si attesta intorno al 27,7%, mentre la Lega Nord fa registrare una crescita esponenziale, con il 6,5% dei voti (era a 1,2% nel 2005). Nel complesso, la coalizione Per la Toscana, ottiene 510.641 voti (33,6%).
Alla luce di questi risultati, ecco la mappa dei 55 eletti (dieci in meno rispetto al 2005) che siederanno in Consiglio regionale: un Consiglio regionale profondamente diverso da quello insediatosi cinque anni fa. Alla coalizione di centrosinistra, Toscana Democratica, vanno 32 seggi (più quello che spetta di diritto al presidente eletto), contro i 22 che vanno alla coalizione di centrodestra e all’UDC. Il Partito democratico sarà rappresentato da 24 consiglieri, l’Italia dei Valori ottiene 5 seggi, la Federazione della Sinistra sarà rappresentata da tre candidati. Ben otto, dunque, i consiglieri regionali espressione di forze politiche che, alla precedenti elezioni regionali, non erano affatto rappresentate. Un segnale di protesta, di cambiamento anche in Toscana, dunque, a testimonianza del fatto che neanche qui siamo stati risparmiati dalla generale ondata di disaffezione verso i politici e i verso partiti. Tanti elementi su cui riflettere e soprattutto lavorare, anche nel nostro territorio.

3 thoughts on “La vera sfida del Pd? Avere la fiducia degli uomini e delle donne di questo Paese

  1. Mi piace l’analisi che fai e soprattutto, perchè dici che anche in Toscana sono aumentate le astensioni. Non minimizzi, sei obbiettiva.
    Personalmente, mi è sembrato alto il 14% circa di persone che hanno scelto Rossi ma non hanno scelto un partito della coalizione.
    I personalismi sono pericolosi per la democrazia, ma io ti dono il mio.
    Immagino serva parlare delle Società della Salute (grande lavoro di Rossi) cambiano radicalmente la risposta di assistenza sanitaria, mettono al centro la persona e la chiamano a concordare il percorso di assistenza progettato sul bisogno individuale e le risorse pubbliche disponibili.
    I cittadini verranno gratificati nel sentirsi posti al “centro” e responsabilizzati a usare il sistema integrato dei servizi sanitari e sociali. Per me è una bella crescita per le persone e per la collettività.
    Per adesso penso di essere minoranza in questo pensiero, che capisco non è molto conosciuto, ma lo sosterrò. Mi piace.
    Credo sarà un buon argomento per parlarne con la gente “la salute” intesa come benessere fisico, psichico, sociale, spirituale e ambientale, quando non c’è rende le persone fragili e bisognose di tante cure.
    Il bisogno di essere riconosciuti nell’unicità propria di ognuno spinge a rivolgersi a chi si conosce, perchè mi sentono ascoltato e capito, per questo ho fiducia.
    Due aspetti contrapposti?
    Come si conciliano?
    Sono un valore politico?

  2. Cara Susanna
    innanzi tutto grazie della puntualità con cui compili e invii le newsletter, mi pare un bel segno di attenzione verso noi elettori; in più devo aggiungere che, rispetto ad altri messaggi che provengono dal mondo della politica, i tuoi sono un pò più significativi, meno ingessati nelle formule di rito.
    Rimane, e condivido, la preoccupazione per il momento difficile. Nel mio piccolo, sono ancora dell’opinione che siamo anni luce lontano dall’obbiettivo. Spinto dalla curiosità, ho letto il libro di Gianni Cuperlo; è bellissimo, ma nuovamente, pur se rappresenta già un balzo dopo gli anni di Prodi e Veltroni ( degnissime persone ma troppo compiaciute di sé) ho trovato la mancanza della scintilla, della nuovo. Mi pare che tanti nel PD sono ripiegati dopo tante sconfitte, incapaci di pensare a un mondo diverso. Penso all’atteggiamento verso il nucleare, i problemi ambientali, gli squilibri industriali e su su fino alle famose riforme. In fondo mi pare che nel Pd molti pensino a “emendare”, migliorare, non più a rivoluzionare. Ci ispiriamo alla tradizione comunista, al pensiero cattolico democratico. Sono movimenti che hanno sconvolto il mondo, con idee che all’epoca parvero estreme. Io vorrei dal Pd un mondo radicalmente nuovo. E forse come me, tanti italiani lo vorrebbero. Un messaggio forte, diverso, di speranza, che ci può essere un mondo migliore. Per fare un esempio, non una semplice politica di aumenti salariali, ma un diverso sistema di redistribuzione della ricchezza. Il capitalismo e il mercato non sono l”unica via. Si è tanto parlato di Obama, ma io credo che la gente comune in lui ha visto questo, un “terremoto” nella storia degli USA. Dov’è il nostro terremoto?
    Berlusconi è forte, fortissimo, perchè incarna vent’anni di politica, dai tempi del craxismo, e in fondo , del boom economico. Vince perchè il suo è un messagio chiaro e condiviso da tanti:
    ARRICCHITEVI! a qualunque mezzo. Ma, oggi, nel XXI secolo, quale alternativa c’è? Chi o cosa nel nostro sistema non ha un valore in denaro? Scuola, sanità, giustizia, cultura.Il lavoro stesso, se si pensa all’assurdo della Cassa integrazione, operai pagati per stare a casa perche si produceva cose di cui non ha bisogno nessuno, non è più il diritto di ogni uomo o donna di contribuire al progresso della comunità, è solo merce di scambio. non so se qualcuno mi darà una risposta e se alla fine, come tanti prima di me, smetterò di votare.

  3. L’ANALISI CHE HAI FATTO DEL RISULTATO ELETTORALE, MI SEMBRA LA PIU’ OBIETTIVA TRA QUELLE SENTITE. SE E’ VERO CHE IL PDL HA AVUTO UN LEGGERO CALO, PURTOPPO LA LEGA HA AVUTO UN GRANDE BALZO IN AVANTI ED E’ STATA DETERMINANTE NELLE REGIONI DEL NORD. SI DICE CHE LA LEGA E’ VICINA AI BISOGNI DELLA GENTE, SECONDO ME FACENDO LEVA SULLE PAURE E SUGLI EGOISMI DELLA GENTE DEL NORD. E ALLORA PERCHE’ IL PD NEL NORD NON SCENDE PIU’ VICINO ALLA GENTE PUNTANTO SU BISOGNI VERI DEL POPOLO, COME FACEVA UNA VOLTA LA SINISTRA? IL MODELLO DELLA TOSCANA DOVE IL PD VINCE ALLA GRANDE FORSE ANDREBBE ESPORTATO IN ALTRE REGIONI.
    IL PD, COMUNQUE, NON DEVE SCORAGGIARSI MA CONTINUARE A PORTARE AVANTI LE SUE IDEE E I SUOI PRINCIPI CHE ,ESSENDO SANI, PRIMA O POI SARANNO VINCENTI. UN CORDIALE SALUTO
    FABRIZIO PICCINETTI

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