La voglia di vivere in un Paese serio

Sì. Credo che questo sia un desiderio ampiamente condiviso. Ogni giorno, aprendo i giornali, o ancor prima, dando un’occhiata alle locandine o ascoltando i talk show televisivi, la sensazione è di un pozzo senza fondo in cui il rispetto reciproco, la dignità, i toni pacati, le regole, il buonsenso, il pubblico interesse, i problemi reali delle persone e del Paese, vengono affondati, inceneriti come merce senza più alcun valore.

Per mesi i giornali, “Porta a porta”; ci hanno parlato delle frequentazioni del Premier. Poi siamo passati alle trans   di via Gradoli, dietro alle cui tristi vicende non è ancora chiaro cosa realmente sia accaduto. Poi è stata la volta dei presunti filmati hard tra politici. Questi argomenti hanno occupato pagine e pagine, ore di trasmissioni, dibattiti, nonchè chiacchiere dal parrucchiere . Il tutto tra il serio e il semiserio, purtroppo con qualche ammiccamento di pseudo comprensione maschile, per non parlare delle continue battute nei confronti delle donne, nessuna esclusa.

Ma cosa siamo diventati? Non credo di essere l’unica a farmi queste domande. Che Paese siamo e come siamo percepiti dagli altri cittadini del mondo? Perché questa attenzione ossessiva? Perché i problemi veri di questo Paese, che stanno crescendo in modo esponenziale, fanno appena da sottofondo?

Nel mese di ottobre i disoccupati erano l’8 per cento, la cifra più alta da 5 anni a questa parte, pari a oltre due milioni di persone. Sicuramente aumenteranno ancora. I più colpiti sono i giovani. Il tasso di disoccupazione sotto i 24 anni cresce, mese per mese, dal 25,2 per cento di luglio al 26,9 per cento di ottobre, tre punti in più rispetto a gennaio.

I giovani lavoratori, quelli più istruiti, le giovani famiglie, quelle che davanti a se dovrebbero avere un futuro da progettare.

Qualche giorno fa è uscita sui giornali la lettera con la quale Celli invitava il proprio figlio, neo laureato, ad andarsene all’estero, a mettere a frutto la sua laurea, cercandosi un Paese di cui essere orgoglioso. Ne sono seguiti commenti e critiche di vario tipo. Ma il tema resta: come credere, se si è giovani, in una possibilità seria di competere con le proprie competenze e capacità, con il proprio intelletto, di potersi guadagnare un salario che consenta di vivere con dignità? Come, se si è una donna, poter avere le stesse possibilità in ogni campo della vita? E come può, la politica,  dire loro parole piene di senso se non torna a riacquisire autorevolezza, riconoscimento?

Oggi, esponenti della Lega, fieri del risultato del referendum svizzero sui minareti, hanno auspicato altrettanta “democrazia” nel nostro Paese e, visto che ci siamo, hanno auspicato l’apposizione di una croce sul tricolore.

Quando da piccoli io, mio fratello e i miei cugini esageravamo nel rincorrerci, nell’urlare, litigare tra bambini a casa della nonna, lei ad un certo punto ci minacciava: “Adesso basta, smettetela o prendo il mestolo di legno”, mettendo le mani sui fianchi. Era il segno che il limite era stato raggiunto e, d’incanto, il silenzio tornava.

Forse anche noi abbiamo bisogno di un po’ di silenzio. Un silenzio capace di rendere visibili le cose importanti e gravi che ci stanno accadendo intorno. Un silenzio in grado di ridare dignità alle persone che stanno perdendo e hanno perso reddito e lavoro, che non ce la fanno più a tenere in piedi la loro piccola impresa, il loro campo, la loro bottega. Un silenzio capace di far comprendere fino in fondo la gravità dell’ennesima proposta di legge ad personam . Un silenzio capace di far comprendere l’ennesimo grave attacco al sistema degli enti locali e alla loro possibilità di tenere in piedi un welfare dignitoso.Giustizia, eguaglianza, lavoro, dignità, affidabilità della politica e di chi la rappresenta hanno bisogno di tornare in superficie e dobbiamo essere noi a tirar su tutto questo.   Spero che questo nostro Pd, uscito rafforzato dal suo percorso congressuale, e il nostro segretario, Pierluigi Bersani, ci riconsegnino presto un Paese di cui essere fieri.

Perché adesso è il momento “…di prendere il mestolo di legno”.

One thought on “La voglia di vivere in un Paese serio

  1. in genere viene attaccata repubblica perchè, secondo alcuni, avrebbe per prima violato la privacy del nostro presidente e quello che è avvenuto dopo( gli scoop su”il giornale” che colpiscono duramente chi osa criticare berlusconi) ne sarebbe la conseguenza. io non sono d’accordo. è vero che avremmo tutti bisogno di un po’ di silenzio per ricominciare a pensare, ma anche violante e letta, dovrebbero pensare un po’ di più prima di parlare e comunque su queste tematiche che riguardano la giustizia nel nostro povero paese ci dovrebbe essere più chiarezza da parte del pd

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