L’autunno che ci attende. Come uscire dalla melma e ricostruire l’identità di un Paese

La campanella è suonata anche a Montecitorio: martedì hanno ripreso il lavoro le commissioni, mercoledì giornata di votazioni in aula. Ma in queste settimane l’attenzione di tutti non è sui temi all’ordine del giorno, bensì su quanto avviene fuori dall’aula: e ancora una volta lo spettacolo è tutt’altro che edificante, a partire dalla caccia al parlamentare che fa il salto della quaglia, in vista del 28 settembre, quando il Premier parlerà alla Camera e chiederà un voto per il governo. Questo agosto, che ci auguravamo assieme al riposo portasse un po’ di buon senso, è invece stato segnato da temi e toni francamente nauseanti, che hanno oscillato tra lo scontro e le offese personali tra premier e Presidente della Camera, ‘giornalate’ e pseudo-indagini sulle case a Montecarlo condite da gossip, qualche offesa al Presidente della Repubblica. Per concludere con un tema di grande rilevo politico: se sia legittimo prostituirsi per fare carriera in politica (mi sfugge se l’on. Straquadanio abbia investito sulla sua intelligenza o sulla sua avvenenza per giungere ove siede)… Melma.
Melma appiccicosa. Se qualcuno a settembre si aspettava, rispetto alle incertezze di luglio, un po’ di chiarezza in più su ciò che accadrà nei prossimi mesi in Italia, resterà deluso. E’ invece certo e sancito che non esiste più il Pdl, che la Lega accresce il suo peso, che Fini non rappresenta una sparuta pattuglia, che siamo dentro ad una profonda crisi non solo politica e istituzionale, ma di sistema. Ed allora forse, nelle nostre riflessioni e almeno in quelle modestissime che questa parlamentare senese vi propone mensilmente, rubandovi un po’ di tempo e di attenzione, dovremmo non solo chiederci se voteremo o meno a breve (a me pare inevitabile), ma come si ricostruiscono un sistema e uno Stato autorevole, che funziona, che torna a meritarsi la fiducia delle persone, a sentire le corde del Paese.
Sgretolamento. Personalmente rilevo come ci siano tante cose di cui preoccuparci se vogliamo guardare avanti. Tra queste, colloco gli episodi violenti di contestazione che si sono verificati a Torino nei confronti di esponenti della maggioranza, dei sindacati, ma anche di esponenti del Pd. Aggiungo l’esasperazione di chi è senza lavoro, di chi non riesce più a trovare il giusto interlocutore per la propria situazione, ad individuare chi se ne fa carico. Penso alle manifestazioni dei pastori sardi (e non solo, perché le campagne senesi ne sanno qualcosa), che non possono vivere con una remunerazione per il latte delle loro pecore di 60 centesimi al litro. Penso alla dignità calpestata dei precari della scuola e dei trentenni e quarantenni che non vedono strade percorribili, penso alle piccole imprese della mia terra, penso a come, senza che ci sia stata una forte reazione, è stato annullato un sistema di diritti e rapporti tra industria e sindacato con l’alibi della competizione globale.
Penso alle conseguenze dei tagli su sanità, trasporti e servizi sociali sui nostri Comuni e sui servizi che per decenni ci hanno consentito, dalle nostre parti, di sentirci una terra privilegiata. Penso al crescere di tensioni che oggi faticano a trovare sbocco, rappresentanza, fiducia. Penso ai presìdi sui tetti, agli scioperi della fame, al blocco di strade, stazioni, porti ecc., e a quanto tutto ciò sia stato assolutamente irrilevante per il Governo, per i media e per il Paese.
Non sono in grado di dire cosa dobbiamo attenderci per il futuro. Avverto ormai con allarme che dobbiamo trovare il modo per non farci sommergere da quella melma appiccicosa che rende tutti uguali, che rischia di infangare nel suo complesso la politica italiana, che può mettere gravemente in pericolo un tessuto democratico. 
Come, mi chiederete?
Intanto alzando la testa, noi di questo partito, e smettendo di balbettare. Intanto mettendo in campo con più coraggio le idee e le proposte alle quali quotidianamente la stragrande maggioranza di noi lavora nei Comuni, negli Enti locali, in Parlamento, nei circoli. Perché quelle idee ci sono, così come ci sono tante proposte di legge.
Bersani ha parlato di campagna di autunno, di porta a porta, di scarpette e scarponi con cui correre, ha snocciolato l’essenza delle nostre priorità. Franceschini qualche giorno fa ci ha detto le stesse cose a Poggibonsi. Adesso quelle cose dobbiamo però farle, con determinazione e compattezza, a Roma ed in casa nostra. Compattezza, perché non è dato ad un partito normale che vuol tornare a vincere, che ha a cuore le sorti di questo Paese, di non cogliere l’occasione della fine del Pdl, dei fallimenti del Governo.
Io la penso così. Penso – avendo ancora nel cuore il mio incontro con i precari della scuola, conoscendo la situazione pesante degli agricoltori, dei cassintegrati e delle imprese di casa nostra, ma anche l’entusiasmo e la freschezza delle donne che sono venute a Staggia il 3 settembre, la generosità e la forza dei tanti volontari che anche quest’anno ci hanno consentito di fare straordinarie feste popolari del Pd – che noi siamo tenuti ad offrire a loro e al resto del Paese una possibilità altra di ricostruire un sistema paese.
Alzare la testa, uscire dalla melma. Quella nazionale e quella locale e vergognosa lanciata da articolacci contro il Pd e contro il mio collega Franco Ceccuzzi (al quale va tutta la mia solidarietà).
Abbiamo le idee e le risorse per farlo e per dire con grande energia ai produttori di melma, a chi minaccia un giorno sì e uno no il ricorso alle urne: noi non abbiamo paura, noi possiamo farcela.
Mandare a casa questo Governo. Costruire e raccontare il nostro progetto di Italia. Realizzare quel progetto. Le formule e il leader verranno a suo tempo. Mettiamo da parte pantofole e sbadigli per favore, ora c’è bisogno di tutti. Ma dobbiamo correre perché il tempo non è infinito.
 
Susanna Cenni

2 thoughts on “L’autunno che ci attende. Come uscire dalla melma e ricostruire l’identità di un Paese

  1. SONO ESTREMAMENTE PREOCCUPATO DAL COMPORTAMENTO DI ALCUNI ESPONENTI DEL PD,
    IN UN MOMENTO IN CUI BISOGNEREBBE ESSERE TUTTI COMPTTI COME LA FALANGE MACEDONE CONTRO UN BERLUSCONI E UN GOVERNO IN CHIARA DIFFICOLTA’, CI SI COMPORTA COME I POLLI DI RENZO NEI PROMESSI SPOSI, E QUESTO SIGNIFICA FOLERSI FARE DEL MALE!

  2. Condivido in pieno analisi e proposte e sono persuasa che ci sia molto lavoro, competenze e senso di realtà che non compaiono, non si vedono e non si sentono. Mi sento arrabbiata perchè per televisione “loro”, i pidiellini, spalmano ricatti ,minacce, calunnie, proprio melma maleodorante e i ” nostri”?in un momento come questo in cui la “cosa berlusconi” come la chiama Saramago, sembra trabballare, i “nostri” cosa fanno? Costruiscono distinguo e litigano! Firmano petizioni di dissenso virtuale a questa segreteria e… non ci pensano nemmeno a rinforzare i punti di convergenza e far sentire a chi dovrebbe sperare in loro e votarli quali sono i progetti le competenze in ogni settore della vita del paese, le visioni.
    Stamattina Bertinotti invocava un ripensamento generale della sinistra., che non è abbastanza a sinistra. Ancora… Ma si puòòò! Dice il saggio, qualunque saggio:” quando rivolgi il dito verso un altro 3 sono rivolti verso di te”
    Abbiamo votato per anni contro qualcuno che avevamo ragione di temere, ma siamo preoccupati in tanti di tornare a votare in presenza di una competizione feroce e una Vanità che domina anche la “nostra” scena. non promuove competenze e non aiuta a far emergere il nuovo, l’intelligenza, l’impegno, la creatività che ci sono nella società, nel lavoro, nella vita reale altrimenti saremmo nella totale rovina.

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