Abbiamo appena concluso il voto sul ddl così detto anticorruzione. È un testo di legge di iniziativa dell’allora deputato Bonafede, molto confuso che contiene materie differenti combinate in modo assai pasticciato. Forse, nella migliore delle ipotesi gli intenti dell’oggi Guardasigilli erano buone, ma le chiavi di lettura che ha usato sono drammaticamente sbagliate e arrivano a sfiorare l’incostituzionalità. Si abbina un tantino impropriamente la lotta alla corruzione al funzionamento dei partiti (ricordo che le norme sulla trasparenza dei partiti le abbiamo fatte noi ) rendendo più complicati i contributi privati, anche quelli più piccoli (quelli trasparenti) e spingendo quindi verso i contributi poco trasparenti. Si fa una forzatura sul tema della prescrizione, condannando chi ha un processo ( più o meno giustamente) a ipotesi di procedure più o meno eterne. Nella parte penale si compie una giravolta inquietante passando dalla presunzione di innocenza, alla presunzione di colpevolezza. Ma nonostante i contenuti, la cosa più rilevante accaduta in questi giorni è stata l’esplosione della maggioranza durante un voto segreto avvenuto con un emendamento a voto segreto sul tema del peculato, emendamento votato dai deputati leghisti che ha provocato il blocco dei lavori richiesto dal M5S. Un “incidente”, come ha raccontato Salvini, che però ci rivela quanto la maggioranza traballi. È utile rammentare le scosse telluriche smorzate da tweet, post, video dei due azionisti: ad ottobre “la manina”, poi i dissidenti al Senato sul decreto sicurezza, poi il dibattito sugli inceneritori in Campania e la risposta su “la cippa”.
Evidentemente non basta il contratto e i retroscena su una possibile crisi potete leggerli su tutti i giornali. Purtroppo al di là dei retroscena il tema vero di questi giorni è la bocciatura ufficiale della nostra Manovra. Dopo le lettere già trasmesse all’Italia all’indomani del Nadef nessuna correzione è arrivata in questi mesi. L’ostinazione del Governo ci ha portato sin qui e la risposta sprezzante del vicepremier Salvini (attendo la letterina di Babbo Natale), continua a veder crescere quel muro di isolamento in cui ci stiamo rinchiudendo. Isolati da Bruxelles, isolati dal resto d’Europa perché non ci sono solo i Paesi più duri, ma anche i leader “amici” di Salvini, tra coloro che ci girano le spalle e che, ovviamente, si rifiutano di pagare i debiti del nostro Paese. Un vero successo nella tessitura di alleanze internazionali. Ho già detto più volte quanto penso, e cioè che non ritengo drammatica di per sé la scelta di accrescere la dimensione dell’indebitamento nella manovra (noi avevamo portato tale rapporto all’1,8%, adesso è al 2,4), ma il rapporto debito qualità della manovra. Non si sceglie di avere una massa finanziaria più grande per accrescere la dimensione degli investimenti pubblici, ma si destinano ben 16 mld a reddito di cittadinanza (senza dire cosa e come) e a quota 100 (con penalizzazioni anche del 30%). Se a queste cifre aggiungiamo gli oltre 12 mld necessari per sterilizzare aumento IVA è facile comprendere quanto resta per imprese e famiglie.
E davvero poca cosa.
E’ difficile pensare di poter negoziare in condizioni come queste. Perché questo sarà necessario fare.
Voglio chiarire bene: nessuno pensa che l’attuale Governo sia responsabile del nostro debito, o che tutto vada bene a Bruxelles. Più volte negli anni abbiamo provato ad alzare la voce, a mettere in campo esigenze vere di cambiamento delle strategie UE, troppo orientate alle partite finanziarie, troppo poco alla concreta vita delle persone, poco ricettive alle nostre richieste di cooperazione nella gestione dei flussi di migranti, sorte rispetto alle legittime richieste di tutela del nostro Made in Italy, della tracciabilità… ma non possiamo fingere che il peso del nostro debito non debba indurci a costruire politiche di bilancio attente a non farci nuovamente soffocare dal peso di uno spread che ricomincia a correre nel solo interesse degli speculatori finanziari che i queste situazioni di fragilità sguazza allegramente.
Per non soccombere alle “lettere”, alle procedure di infrazione, bisogna costruire alleanze e negoziare. Negoziare anche sui contenuti di una legge di Bilancio la cui attendibilità e smentita da tutti gli indicatori degli osservatori economici ed istituzionali. Sappiamo che sabato prossimo Conte incontrerà Junker. Chissà se il Premier, che sino ad oggi non ha brillato per protagonismo, si smarcherà dai toni e dai post del vero capo del Governo? Lo vedremo.
E’ certo che di fronte ad un Governo che traballa e che può condurre l’Italia a sbattere pesantemente, sarebbe utile concentrare tutte le nostre risorse per costruire un’alternativa da offrire a questo Paese. Ecco…non sono certa che un congresso che vede 7 candidati, tutti rigorosamente maschi, correre per la guida del Pd sia esattamente ciò che ci serve per parlare al Paese. Stiamo ancora celebrando congressi con regole pensate per un sistema bipolare tendente al maggioritario, primarie che hanno già dato prova della loro obsolescenza e non solo. Lo dico ancora una volta: perché non si è lavorato per una vera e propria stagione di una elaborazione programmatica fondamentale che ridefinisse la nostra identità, le sfide su cui costruire nuove proposte, la nostra riconoscibilità? Per poi passare alla scelta del leader più capace per interpretarla?
E invece siamo ancora qui. A dividerci sui nomi..7 uomini. Con queste regole dovremo comunque scegliere. Io sosterrò la candidatura che più saprà interpretare una forte discontinuità, un cambiamento reale, e che investirà sulla costruzione di un’alleanza grande, aperta, capace di parlare agli uomini e alle donne che non si arrendono a questa deriva antidemocratica. Una candidatura che creda alla centralità di una svolta green delle politiche di sviluppo, alla forza delle donne, che voglia rileggere la potenza di una sinistra che torna a interpretare con forza parole che abbiamo lasciato ingrigire. Parole come eguaglianza, giustizia, popolare, radicalità, riforme, futuro. Ci aspetta un lavoro che spero da parte di tutti, serio, aperto, con l’obiettivo di uscirne assieme e più forti.
Dipende solo da noi, non dal destino.
Susanna
D’accordo con te. Aggiungo solo che mi aspetto dal Pd una discontinuità che sia di persone mma soprattutto che dica basta a politiche di aggiustamento in senso sociale del modello fi sviluppo capitalista. Vorrei una proposta riformista radicale che disegni una società che punti a)a realizzazione piena della nostra costituzione He tanti elementi di socialismo contiene. Con una attenzione particolare al protago ismo femminile.