Un voto unanime. Ci sarebbe di che essere orgogliosi se solo non avessimo sentito i toni e i contenuti degli interventi parlamentari della lega nord.
Ho udito Interventi di grande spessore e cito per tutti il bellissimo intervento di Lapo Pistelli per il gruppo del Partito Democratico, ma mentre lui ed altri citavano i padri dell’Europeismo e i grandi statisti di ieri e di oggi (più di ieri a dire il vero), dai banchi della Lega solo chiusura e visioni di un’Europa più al servizio che al di sopra della sovranità nazionale e dei piccoli interessi .
Ma oggi in questo mondo al centro di nuovi e pesanti mutamenti, che visione abbiamo dei processi di globalizzazione? Il WTO a Ginevra ha registrato un pesante punto di arresto. Ha ragione Federico Rampini nella sua riflessione di ieri mattina su “la Repubblica”: “..la cabina di regia dell’economia globale è sostanzialmente vuota”.
E la cosa deve preoccuparci.
Deve preoccupare noi, che stiamo in Parlamento, deve preoccupare l’Europa, i nostri agricoltori, ma credo complessivamente i nostri cittadini.
Ci sono legami sempre più profondi tra ciò che si decide in sedi di quel tipo e ciò che mettiamo in tavola, forse tutto questo non è ancora abbastanza chiaro ai più..e la politica deve domandarsi perché..
Trovo superficiale la risposta che il ministro Zaia ha dato su Ginevra “meglio nessun accordo che un brutto accordo”.
Come pensiamo di parlarci tra piccoli e grandi Stati, di sostenere le nostre economie , di difendere le nostre peculiarità e i nostri prodotti tipici? Il tema di regole comuni condivise e rispettose di differenze, tipicità, severe con le contraffazioni e lo sfruttamento, ma anche consapevoli che le economie forti, il protezionismo, il bilateralismo di convenienza dove i forti saranno più forti e i deboli più deboli, resta un nodo di fondo , altrimenti non potranno che crescere ancora squilibri, povertà, fame…e non illudiamoci che tutto ciò non ci riguardi!
Ancora Lapo Pistelli ieri nel suo intervento ci ha ricordato che agli attuali livelli di crescita, tra pochi anni, nessuno dei ” paeselli” europei parteciperebbe ad unG8.
E allora forse, dopo il giorno dell’approvazione all’unanimità del Trattato di Lisbona, e all’indomani di un WTO così negativo, è utile che ci facciamo una riflessione di quelle che fanno alzare lo sguardo e il pensiero un po’ al di la dei nostri recinti e dei nostri orticelli.
A presto.
Susanna
Cara Susanna, per prima cosa mai combattere se non sai chi è il tuo nemico. Il mercato globale ,spietato e senza scupoli, genera speculazioni e dirotta capitali dove c’è sviluppo ,possibilmente a due cifre. Se continuiamo a giocare questa partita senza strategie e senza “conoscere gli avversari”, saranno solo tragedie. In tutta questa situazione vi è uno stato di impotenza: siamo europei ormai, quindi facciamo quello che “consiglia quasi coattivamente” l’europa. Il mancato entusiamo per la ratifica del trattato è la riprova che nessun sentimento si genera partendo dall’alto. Tutto però sembra partire dall’alto. Personalmente ritengo che occorre cambiare: lo sviluppo nasce se chi lo fa ci crede. Un’ imprenditore cinese o indiano ci crede molto. Uno italiano per nulla, tranne che non sia un figlio di padre e anche con nonno imprenditore.Questi concetti sono legati poi al fallimento del WTO. Il fallimento dovuto agli “orticelli di casa”, il problema che gli orticelli cinese,brasiliano, indiano, americano, ecc. sono un tantino più grandi del nostro. Il nostro ha tanti prodotti buoni e di qualità, ma la logica WTO è se ottengo una cosa, devo subito concederne un’altra….. i pesi sono diversi è inutiile che si lodi il Ministro Zaia……….in quella trattativa l’italia conta poco, molto poco………secondo me. Forse cara Susanna un’alternativa ci sarebbe, una economia solidale inclusiva. Se il consumatore è disposto ad accettare questa sfida, dal basso si possono generale nuove energie economiche positive. Se l’impresa (in generale) è disposta a cambiare la sua strategia, per combattere con nuove armi in un mercato globale, si creerà ricchezza. Se le istituzioni, gli enti, le associazioni di categoria, favoriranno questi processi concreti, forse un domani ci troveremo tante microeconomie forti pronti per ogni sfida. Sono scelte non “assistenziali” che si autogenerano e si sviluppano utilizzando i processi e sistemi in essere. Dobbiamo far crescere di nuovo la nostra economia usando “la testa”, perchè le idee valgono più di mille finanziamenti………alternativa ?……………….declino inevitabile. Chi accetta la sfida ?
Che le regole del WTO e la globalizzazione ad oggi richiedano una salto di qualità non c’è dubbio alcuno, così come è piuttosto chiaro quanto continuino a decidere fondamentalmente i poteri e ipaesi forti. Da anni la regione toscana finanzia il lavoro della commissione internazionale per il cibo, presieduta da Vandana Shiva, che vede scienziati, economisti, giuristi, elaborare documenti e proposte alternative alle sedi ufficiali del WTO, ed anche premi nobel per l’economia come Stiglitz ci dicono quanto ci sia da rivedere e come questo modello se non rivisto produrrà semplicemente guai e nuove ingiustizie.
Non pretendo certo che ci si entusiasmi per il Trattato di Lisbona, ma mi preoccupa l’atteggiamento di chi pensa che un’Italia neo protezionista, dentro un’europa debole possa ottnere risultati più forti per i nostri imprenditori e per inostri cittadini. Io però hoanche conosciuto e conosco imprenditori che credono in quello che fanno e scelgono qualità, anche se costa tanto di più…, e penso anche che ostenibilità, maggiore equità, risparmio energetico ed idrico saranno presto elementi non solo etivamente corretti, ma di competitività…forse quindi, come tu dici, la sfida può essere giocata dal basso…ma abbiamo anche bisgno di qualche testa in alto…e lì la vedo dura!!!
a presto.
Susanna