Aveva un bel viso Giulio Regeni.
Gli occhi vispi, curiosi, di chi ha appena iniziato il suo viaggio. Un viaggio fatto di studio, di ricerca, di corrispondenza con un quotidiano nazionale, di relazioni con tanti giovani del mondo come lui, con gli ultimi, con i sindacati, con i perseguitati da un regime militare come quello egiziano. Ed è lì che Giulio è scomparso, come tanti altri giovani studenti egiziani. Restituito sul bordo di una strada, privo della vita, con i segni di un’efferata violenza. Sembra impossibile che quel volto vivace, sorridente, non ci sia più. Così come Valeria Soresin, uccisa al Bataclan, a Parigi. Volti della nostra “meglio gioventù”, quella di una generazione che si rimbocca le maniche, studia e si occupa di libertà, di diritti, quella generazione su cui il nostro Paese deve investire, sostenendola.
Per Giulio, per Valeria e per i tanti altri è giusto che non smarriamo mai la consapevolezza delle enormi diseguaglianze, dei nuovi muri che si stanno innalzando e che stanno minando la sicurezza e il futuro del mondo intero, delle morti che continuano ad affollare le acque dei nostri mari, ma ancora davvero poco le coscienze occidentali, dei conflitti, dei tanti conflitti che scopriamo solo quando interrompono le nostre calde quotidianità.
In queste settimane la nostra attenzione è stata concentrata sulle oscillazioni della borsa, sullo spred che tornava a salire, sulle sorti di Mps e del sistema bancario italiano. Nuove paure.
Abbiamo aperto una sacrosanta discussione con i vertici europei sul tema della flessibilità, e davvero non andremo da nessuna parte se non rimettiamo in discussione la rigidità dei vincoli finanziari. Ma non andremo da nessuna parte nemmeno se Schengen sarà rimessa in discussione, se quel sogno europeo non diventerà lo spazio politico, economico e sociale non solo della generazione Erasmus, ma di ognuno di noi. E senza Europa, ogni Stato europeo – Germania compresa -sarà un frammento di fronte a ciò che questa epoca chiede: una grande capacità di affrontare le nuove povertà, i cambiamenti economici e le oscillazioni finanziarie, le incertezze dei mercati mondiali e il terrorismo.
Servirebbe un PSE degno di questa definizione che oggi purtroppo non esiste.
Assistiamo all’abbandono di ministri francesi popolari, rappresentativi, di fronte a un Governo che irrigidisce le norme di ingresso, o a forze socialiste che votano nel nord Europa norme populiste.
Servirebbe una sinistra europea.
Ieri è finalmente iniziato l’esame del testo Cirinnà al Senato. Il tema ha infiammato linguaggi, piazze, talk show.
Ancora una volta il Paese, la realtà, le sentenze dei tribunali sono molto più avanti delle norme e della politica.
Quel testo non è la piena risposta a chi chiede matrimonio egualitario e possibilità di adozione per tutte le coppie anche dello stesso sesso. E’ una mediazione equilibrata che consente l’unione civile e la stepchild adoption (l’adozione del figliastro).
L’ho scritto spesso in questi giorni, non ci sono fughe in avanti, non si toglie niente a nessuno, ma si allarga la maglia dei diritti elementari. La convivenza, la casa, il reddito, la pensione, la salute e la malattia. Le cose semplici, quelle cose che per molti di noi sono scontate e che per alcuni invece sono ancora inaccessibili. Di questo scrive la Cirinnà.
Poi c’è la stepchild adoption. Ne abbiamo sentite di ogni in queste settimane. Ma il tema non è la maternità surrogata (vietata dalle nostre norme). Stiamo parlando di quei figli di uno dei due conviventi, magari cresciuto anche dall’altro e dall’altra convivente, e quindi per quel figlio, genitore, padre o madre, che di fronte alla morte del genitore potrebbe paradossalmente trovarsi nella condizione di poter essere adottato da qualsiasi estraneo ma non dalla persona che ha vissuto con lui. La stepchild adoption è una norma prima di tutto a tutela di questi bambini.
Di questo dovrebbe parlare il Senato, e invece i toni e le argomentazioni sembrano voler ancorare al medioevo questo Paese.
Toni e argomentazioni che hanno sempre accompagnato lo scontro sui temi etici, ma anche sui diritti e sulle libertà,a partire da quelli delle donne.
L’Italia non può tornare indietro.
I primi ostacoli procedimenti sono stati superati. La prossima settimana si entrerà nel vivo degli emendamenti e io mi auguro davvero che il buonsenso vinca. Che i giochetti a 5stelle siano sconfitti, che il mio Partito tenga anche sui punti più complessi.
Le sveglie hanno suonato in abbondanza. Il tempo è adesso, domani sarà troppo tardi.
Non capirebbero le generazioni Erasmus, le famiglie arcobaleno, non capirebbe il Paese.
E francamente nemmeno io.
Susanna