La Camera ha votato, dopo una lunga e tesa giornata la Manovra di circa 33 miliardi di euro del Governo Monti. Siamo giunti a quel risultato dopo settimane di intenso lavoro nelle commissioni, soprattutto nelle commissioni Lavoro, Bilancio e Finanze. Giorni e notti di discussione, di confronto e di trattative. Giorni e notti in cui non abbiamo mollato e che hanno prodotto qualche risultato. È questa la prima grande differenza con le manovre del Governo precedente: il ruolo del Parlamento, delle forze politiche che hanno potuto cambiare il testo giunto da Palazzo Chigi. Il voto finale non è arrivato su un maxiemendamento blindato del Governo, ma sul testo uscito dalle Commissioni Parlamentari.
Siamo soddisfatti? Non possiamo dirlo del tutto. Pierluigi Bersani e Dario Franceschini lo hanno ribadito con grande chiarezza. Non è la “nostra manovra” ed è chiaro che non è una stata una passeggiata per nessuno di noi questo voto. Il Pd avrebbe fatto scelte diverse. Ci siamo battuti fino all’ultimo minuto utile. Abbiamo ottenuto dei risultati importanti con l’indicizzazione delle pensioni fino ai 1400 euro, con l’attenuazione delle penalizzazioni nell’accesso al pensionamento e delle scalone, con l’incremento delle detrazioni sulla prima casa, primi segnali di un recupero verso chi ha sempre pagato in questo Paese, ma secondo noi non basta e lo abbiamo precisato anche facendo approvare alcuni nostri ordini del giorno che impegnano il Governo a tornare prima possibile sui temi dei lavoratori precoci, perché chi ha cominciato a lavorare a 16 anni in questo Paese si merita un aiuto e certamente non penalizzazioni. Così come è stato approvato un impegno verso la messa a gara delle frequenze tv.
Le parole di Monti nella sua replica e l’impegno a intervenire al più presto sulle liberalizzazioni ci hanno confortato, e ne attendiamo davvero la concretizzazione. Monti ha voluto pronunciare parole di fiducia nel futuro del Paese. Sono state parole importanti. Sono grandi i sacrifici chiesti ai cittadini e pesantissimi per i redditi più bassi che ogni volta negli anni hanno fatto la loro parte. Non dobbiamo mai dimenticare che questa pagina è stata indispensabile per mettere in sicurezza un Paese portato sull’orlo dell’abisso da tre anni e mezzo di miopia di fronte ai mille segnali che dal 2008 ad oggi si è fatto finta di non vedere. Mettiamo in sicurezza il Paese, ma mettiamoci al lavoro per fare di meglio. Va certo riconosciuto che ci sono cose importanti nel testo approvato: per la prima volta dopo tanti anni si stanziano risorse per la crescita (10 miliardi), si interviene in maniera progressiva sulla proprietà, sulle “cose”, si mettono in campo azioni contro l’evasione fiscale. Anche per questo è francamente impressionante la rappresentazione che si tenta di mettere in scena , e che soprattutto la Lega cerca di impersonare: l’opposizione leghista e la difesa dei redditi più bassi da parte di chi, sino a ieri, ha avallato lo scudo fiscale, lo slittamento dell’età pensionabile delle donne del pubblico impiego, le leggi ad personam, il salvataggio da arresti, dimissioni e uso delle intercettazioni per signori collusi con la camorra, e, per non dimenticarlo, anche atti che certificavano che “Ruby fosse la nipote di Mubarak”.
Quando la collega della Lega ha indossato la veste da operaia, ne ha ricordato salario, orario, vita, confesso che il colpo al cuore è arrivato: sono figlia di operai e per tutta la mia infanzia e adolescenza ho visto vesti, spolverini, visi e mani, buste paga magre e preoccupazioni, ma poiché a casa mia li ho visti sempre accompagnati da una grande dignità, il colpo è durato un attimo, perché quelle vesti che ieri strumentalmente sono state messe al servizio della diretta, sono state tradite e rimosse per 8 degli ultimi 10 anni, e le verginità non si rimediano con i colpi di scena.
La manovra è varata, è stato compiuto un passaggio importante, ma gli scossoni non sono finiti. Siamo in recessione e sappiamo che il 2012 sarà pesantissimo per occupazione e sviluppo. L’Europa non ha ancora compiuto i passi che servono a trasformare in entità solida una unità ad oggi solo monetaria. Adesso l’Italia può autorevolmente, anche grazie ad un Premier con uno stile del tutto diverso dal suo predecessore, ma soprattutto per le cose che in tempi brevi ha attuato, spendere e alzare la propria voce. Il Governo tecnico sta facendo il suo mestiere, ma le trasformazioni in campo chiedono un rinnovato protagonismo della politica, dei partiti, del nostro partito. Ci sarà da pensare a nuove forme di tutela dei lavoratori e dei cittadini dentro a un mercato del lavoro che sarà ancora messo a dura prova, ci sarà da aiutare le nostre imprese nella necessaria opera di rafforzamento dentro a un pesantissima fase di restringimento del credito, ci sarà da supportare donne e giovani perché senza un loro massiccio ingresso nel lavoro questo Paese si fermerà.
La sfida è enorme, così come i rischi, ma da ieri possiamo ricominciare a pensare a come ricostruire, a come mettere in campo le idee che in questi due anni, noi, nel Pd abbiamo elaborato. Tassazione dei capitali scudati, incentivi per assunzione di giovani e donne, defiscalizzazione delle spese per investimenti, sono nostre proposte, oggi divenute proposte del Governo. Adesso siamo chiamati a continuare questo lavoro in Parlamento, ma soprattutto nel Paese, tra gli uomini e le donne che lo abitano che vivono le difficoltà quotidiane e che, pur non avendo mai comprato un titolo nella loro vita, guardano con preoccupazione andamenti di borsa e spread, affinché si inauguri una “ricostruzione dal basso”, una ricostruzione che deve necessariamente partire da una nuova stagione di relazione e di fiducia con la politica e le istituzioni democratiche, perché non ci sono più “uomini soli al comando” e la politica può tornare a fare il suo mestiere più nobile: cambiare le cose e costruire il futuro “.
Susanna Cenni