La manovra finanziaria appena approvata non è stata sufficiente. Alla prova dei mercati di inizio settimana la politica economica del governo non ha convinto gli osservatori internazionali, che imputano al nostro Paese una forte instabilità e all’esecutivo una scarsa credibilità (del resto le indagini e i capi di accusa che riguardano il principale collaboratore del Ministro Tremonti non aiutano). I mercati evidenziano la debolezza dell’Italia, ma la risposta della maggioranza non c’è e il Paese è in una situazione di ingovernabilità. Solo una settimana fa in Parlamento il Pd ha intrapreso una battaglia seria e responsabile per tagliare i costi della politica. Noi, insieme alle altre opposizioni, le nostre proposte le abbiamo fatte. Sono nero su bianco negli emendamenti che abbiamo presentato alla manovra finanziaria. Di fronte all’emergenza economica riteniamo che la politica debba dare un contributo concreto di sobrietà e di responsabilità. Quella stessa responsabilità che noi abbiamo dimostrato accogliendo l’appello del Presidente Napolitano a cercare soluzioni per il bene di tutto il Paese. In aula il Partito democratico ha dimostrato di essere una forza di opposizione responsabile, ma profondamente contraria e distante dal merito del provvedimento che colpisce il lavoro, il welfare, le pensioni, gli enti locali e le imprese. Siamo convinti che in passaggi come questi non si può scherzare e che occorrano anni di attenta riduzione dell’indebitamento del Paese, ma ciò non può avvenire sulle spalle di lavoratori, pensionati e soprattutto senza toccare le rendite ed i ceti più abbienti del Paese. Il nostro è stato un no convinto, motivato e forte, perché quella che la maggioranza ha approvato frettolosamente è una manovra tutt’altro che coraggiosa, ma ingiusta, iniqua e purtroppo senza alcun provvedimento utile alla ripresa della crescita. A nulla sono servite le nostre proposte, ma anzi i pochi emendamenti che avevamo presentato al Senato, come l’accentramento dei comuni più piccoli; l’accorpamento delle province sotto i 500.000 abitanti (di fatto si arriverebbe ad un dimezzamento delle attuali province); l’accorpamento delle società che fanno capo ai comuni (un comune non potrà avere più di una società: e così verrebbero meno migliaia di aziende, con i relativi consiglieri); la totale incompatibilità dell’incarico dei parlamentari con qualsiasi altro incarico (sindaco, consigliere, presidente di provincia); il taglio delle auto blu e dei voli blu , limitandone l’uso a chi ne ha davvero bisogno e la reintroduzione del tetto alla retribuzione dei manager pubblici sono stati del tutto ignorati, con la sola eccezione della nostra proposta di aumentare l’imposta di bollo sui depositi titoli solo al di sopra dei 50.000 euro. Queste proposte costituiscono un punto fermo del Pd, un patrimonio di iniziative sulle quali daremo battaglia e che il Pd si impegna a realizzare. Al contrario a causa di questa manovra i cittadini dovranno nuovamente pagare il ticket sulle prestazioni specialistiche e sul pronto soccorso e si faranno i conti con nuovi blocchi delle assunzioni, dei salari e delle pensioni, oltre ad avere la novità dei tagli alle agevolazioni fiscali in ogni campo, senza alcun riferimento a reddito e condizioni familiari. Altro che manovra con riforme. Faremo i conti con ben 29 mld di euro di prelievo dalle tasche degli italiani, e 8/9 mld di ulteriori tagli agli EE.LL. entro il 2014 con la grande incognita di numeri attribuiti ad una ipotetica riforma fiscale dalla quale dovrebbero giungere 16,7 mld. La manovra che solo un mese fa Berlusconi aveva definito una semplice operazione di aggiustamento dei conti, oggi è un salasso frutto di una politica economica miope e classista, che tutela ancora una volta gli evasori delle quote latte e fa pagare il ticket alla gente normale. La politica economica targata Tremonti è una vergogna che porterà un aumento dell’1,2% della pressione fiscale, già fra le più alte d’Europa, tagli a tutti i bonus fiscali e all’abbattimento delle agevolazioni che colpiscono famiglie con figli a carico, spese sanitarie e scolastiche, ristrutturazioni edilizie, interventi per il risparmio energetico e associazioni onlus. L’obiettivo è recuperare 20 miliardi in due anni, per cui la pressione delle tasse salirà dell’1,2% a 43,7 e fra le numerose voci vengono colpiti i nuclei familiari con figli a carico, le spese per l’istruzione, quelle mediche e per gli asili nido; ma anche gli studenti universitari e i redditi da lavoro dipendente. La riduzione degli sconti fiscali (in una prima fase di un – 5%, per giungere nel 2014 ad un – 20%) riguarderà inoltre detrazioni e deduzioni esistenti finora in caso di ristrutturazione edilizia e interventi per il risparmio energetico o per le donazioni al terzo settore e ancora l’Iva, le accise e i crediti di imposta. Una manovra inefficace ai fini della ripresa e che, alla luce della bocciatura dei mercati e dei dati Istat secondo cui i poveri in Italia hanno superato quota 8 milioni, non fa vedere spiragli e fa pagare il prezzo degli errori del governo Berlusconi ai cittadini e alle famiglie. Adesso, dopo il momento necessario della responsabilità nazionale sia chiaro, anche affinché il ruolo delle opposizione non sia confuso con qualsivoglia complicità, che questo Paese ha bisogno di chiudere questa disastrosa vicenda caratterizzata da tre anni di Governo inconcludente, incompetente e incapace di recuperare da solo credibilità internazionale. L’Italia, la nostra terra, il nostro sistema produttivo, i cittadini, hanno bisogno di politiche di sostegno alla crescita e di supporto all’innovazione, alla qualità, al lavoro che Berlusconi e Tremonti non sono in grado di dare, e tantomento può farlo una maggioranza investita da vicende affaristiche e giudiziarie molto pesanti. Noi non vogliamo essere complici di questa stangata e ci siamo già messi a lavoro e se toccherà a noi cambieremo il segno e la composizione della manovra. Ma ora non resta che una sola cosa da fare: andare subito a votare e mandare a casa Berlusconi.