Mentre sto scrivendo scorrono le immagini del Tg sulle cariche della polizia a Cagliari. Fumogeni, caschi, ma non si tratta degli ultras serbi: sono i pastori sardi al colmo della loro esasperazione per una vita magra, faticosa, dedita all’allevamento del loro bestiame, alla mungitura, alla vendita del latte che servirà per la produzione di pecorino. Il prezzo di quel latte oggi sfiora al litro il costo di qualche minuto di telefono, mentre il pecorino al consumatore ha un prezzo ben diverso, e loro non ce la fanno più.
Non posso non far tornare la mia mente alle tante giornate, alle lunghe ore di trattativa che ho coordinato in Regione Toscana, tra gli allevatori e la trasformazione per giungere ad un compromesso sul prezzo. Dove sono la Regione Sardegna e il Governo? Possiamo forse pensare che la questione sia da lasciare alle regole del mercato? Intanto Galan, convinto forse di fare battute, ci ricorda che in questa finanziaria ”bambole, non c’è un lira” per l’agricoltura, e che la colpa non è sua ma di Tremonti. Questo Ministro brilla davvero per personalità, idee e soprattutto per coraggio…
Ascolto qualche commento, qualche scambio nell’ennesimo talk show televisivo. Qualcuno critica il Pd per la partecipazione di dirigenti alla grande manifestazione di Cgil e Fiom, qualcun altro lo critica perché non ha formalmente aderito alla manifestazione. Sui giornali, vari dirigenti Pd commentano l’una e l’altra posizione da giorni. Lo fa Casini, lo fa Vendola… Cosa penso io? Penso che una forza di sinistra abbia il dovere di ascoltare e di avere rispetto di una piazza così grande. Se fossi stata a Roma invece che a Cernobbio al Forum di Coldiretti, quel sabato anche io sarei andata alla manifestazione. E penso anche che una forza come la nostra abbia il dovere di dire quello che pensa di fronte a divisioni sindacali che certo non fanno bene ai lavoratori Italiani, di condannare la tensione che viene alimentata e che genera intolleranza ed incomunicabilità.
Poi ascolto qualcuno dei servizi sull’uccisione della ragazzina di Avetrana: giornalisti che commentano a proposito “dell’eccessiva pressione dei media”(non sto scherzando! li ho sentiti!). Non voglio scrivere qui anch’io sulla vicenda, me ne guardo bene, solo ricordare che è l’ennesima uccisione di una donna, di una giovane donna, dopo un’estate di “femminicidio”, ma è più facile e forse fa più ‘audience’, parlare del mostro o dei mostri, e continuare a mostrare, più o meno a sproposito, quarti di corpo di donna nei vari intrattenimenti, implementare il dibattito su una concorrente a miss Italia forse trans.
Ma cosa ci sta raccontando la Tv? Cosa racconta quotidianamente agli Italiani, che stanchi, arrabbiati e nauseati passano qualche ora davanti al video? Un giorno in treno ho incontrato Giorgio Van Straten, eletto nel consiglio di amministrazione della Rai. Gli chiedevo le sue impressioni e ricordo benissimo quando mi ha detto: “sai Susanna, ho cominciato a guardare la Rai nelle ore pomeridiane ed ho capito perché il Pd ha perso, e soprattutto perché Berlusconi continua a vincere”. Certo non sarà solo colpa della Tv, ma quali messaggi, quali valori, quale informazione viene oggi veicolata?
Mi sto interrogando, e come spesso mi capita giro a voi tutti la mia riflessione, sulla realtà che stiamo vivendo, sulla sua proiezione mediatica, sulla distanza tra la realtà del Paese, il circo televisivo e le risposte della politica. Mi interrogo sul Parlamento, su un Parlamento svuotato, che fa fatica ad avere norme all’ordine del giorno, in cui ogni tanto fatico a riconoscere l’utilità del mio stesso ruolo. Come combattere davanti a tutto questo?
Abbiamo votato, tutto martedì, il famoso “collegato sul lavoro”, norma che era stata licenziata mesi fa, ma che era stata oggetto di osservazioni da parte del Presidente Napolitano. Noi ci siamo battuti, in commissione lavoro e poi in aula. In sostanza, però, tutto è come prima in barba al Presidente della Repubblica. Immagino che nessun talk show racconterà ai lavoratori Italiani che la possibilità di far valere i loro diritti di fronte al datore di lavoro sarà ancora più bassa, che sarà sempre più difficile chiedere un ‘part time’, che i comitati di ente per le pari opportunità non si occuperanno più di discriminazioni sulle donne nel luogo di lavoro, ma di generiche discriminazioni. Intanto il barometro voto/non voto, il feeling tra le forze della maggioranza registra alti e bassi, oscilla e produce mostri, come l’ultima faccia del lodo Alfano.
Noi dobbiamo mandarli a casa.
I danni spaventosi che questo Governo ha prodotto e sta producendo sono enormi e vanno ben oltre i pur gravi danni economici alle imprese, alle famiglie, agli Enti Locali. L’humus culturale, valoriale che si respira ad ogni angolo, fa paura. Fa paura la violenza che pesta un tassista a Milano ed uccide una donna in metrò a Roma, fa paura l’indifferenza di chi si gira dall’altra parte. Fanno paura uno stile ed una battaglia politica fatta di “dossieraggio”, di calunnie, di distruzione personale dell’avversario di turno, perché è di violenza che si tratta, non di confronto delle idee. Urla, insulti, volgarità, ma soprattutto esercizio muscolare, con tutti gli strumenti a disposizione.
Fa paura vedere un Paese che precipita verso il basso senza avere ancora un’idea di quanto in basso.
Noi abbiamo il dovere di reagire, di svegliare il torpore e di parlare alla rabbia dei delusi, senza paura, con la pazienza dell’ascolto. Noi dobbiamo dire ai precari della scuola, ai lavoratori italiani, alle imprese, alle donne, che non sono soli. Io non vedo una strada diversa da quella della costruzione vera di un partito popolare fatto di persone che si sanno parlare ed ascoltare.
Il Pd ha ancora tanti problemi, ma (caro Matteo) ha anche tante seconde file che forse non vanno in televisione ma che non hanno cessato mai di lavorare, incontrare persone e produrre idee, possibili soluzioni. Sono in giro per l’Italia, negli Enti Locali, in Parlamento, qualche volta sono anche giovani, qualche volta meno. Abbiamo proposte ed elaborazioni di cui parlare con tutti e con tutte. Ci sono idee, proposte di legge, progetti, ma io credo che soprattutto ci sia la pulizia necessaria a ricostruire una coesione ed una solidarietà diffusa, a dar valore alle relazioni umane.
Io sento tanto il bisogno di guardare in faccia la gente. Spero tanto che il porta a porta che inaugureremo nelle prossime settimane ci consenta di farlo, magari proponendo, in qualche scalinata, in qualche palazzo, in qualche quartiere, di spengere per una sera la tv e di fare due chiacchiere con noi. Io mi offro per farlo.
Susanna