Ieri il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha riferito in Aula sulla tragedia dei migranti nel canale di Sicilia avvenuto domenica scorsa. E’ stato un discorso importante, un forte appello alla Politica tutta e alla comunità Internazionale. Un impegno, per la prima volta, concreto dell’Europa e degli organismi internazionali a compiere uno scatto vero per intervenire nei Paesi di origine a tutela di uomini e donne che fuggono da fame, guerra e persecuzioni. “Serve un approccio politico in Europa per affrontare il problema delle stragi di migranti nel Mediterraneo, perché è di politica che ha bisogno l’Unione europea“, ha detto Renzi. Spero che davvero l’Europa e gli organismi internazionali rispettino gli impegni e che si possano evitare nuove morti, già a partire dal Consiglio Ue straordinario chiesto dall’Italia.
Pochi giorni fa la Camera aveva approvato una norma con la quale si istituiva la Giornata della memoria delle vittime nel Mediterraneo. Il paradosso è che quella iniziativa partiva dalla tragedia avvenuta un anno fa e che vedeva la morte di quasi 400 migranti. E ci siamo detti: “Mai più”. Segnalo il bell’intervento di Gianni Cuperlo in quell’occasione.
La giornata sarà il 3 ottobre, giorno in cui nel 2013 al largo di Lampedusa morirono i 366 migranti. Una tragedia che, come quella che ha colpito le oltre novecento persone che hanno perso la vita nel naufragio di domenica scorsa è, come ha scritto Ilvo Diamanti su “La Repubblica”, accomunata e travolta dalla stessa disperazione di chi fugge dalla guerra e dal terrore che sono a pochi chilometri da noi e che non possiamo far finta di non vedere, perché come conclude Diamanti: “L’unico modo possibile per respingerli, per tenerli lontani da noi: è chiudere gli occhi. Fingere che non esistano. Rinunciare alla compassione verso gli altri. Non avere pietà di noi stessi“. In molti ci hanno ricordato in questi giorni che non abbiamo alcun merito per essere nati dalla parte giusta del mondo.