Nessuna possibilità di ricorrere alla contrazione di prestiti, no a prepensionamenti e impossibilità a incentivare procedure di mobilità. Con queste tre volontà espresse dal Governo l’Università degli Studi di Siena si ritrova a navigare in acque ancora più tempestose di quelle nelle quali aveva fino ad oggi cercato di ritrovare la rotta ed uscire dalla grave crisi economica nella quale si trova. La risposta del Ministero dell’istruzione all’interrogazione parlamentare presentata da Franco Ceccuzzi, non lascia spiragli e apre scenari futuri preoccupanti.
Il governo ha ufficializzato, dopo mesi di silenzio, la sua decisione di non autorizzare l’Ateneo senese ad accendere mutui, impedendo di attivare la linea di credito e finanziamento proposta dalla Banca Monte dei Paschi. Una prestito di 100 milioni di euro che avrebbe favorito l’attuazione del piano di risanamento dell’Università. Questa presa di posizione dell’esecutivo, tra l’altro, ‘brucia’ ancora di più se confrontata con quanto affermato da autorevoli esponenti del Governo che, lo scorso novembre, in occasione della visita alla nostra città nell’ambito dell’iniziativa “Governincontra” avevano rassicurato le istituzioni locali e garantito ogni collaborazione per la salvaguardia dello storico Ateneo senese.
La realtà, oggi, è che se non ci fossero stati gli aiuti delle istituzioni locali , della Fondazione MPS e della Regione Toscana, per salvaguardare dipendenti e studenti, la situazione dell’Università di Siena sarebbe ancora più grave di quella che è attualmente. Sono soprattutto gli 8 milioni di euro all’anno concessi dalla Regione per i prossimi cinque anni e il percorso per acquisire il polo ospedaliero de Le Scotte che lasciano intravedere qualche speranza per i prossimi mesi, ma le istituzioni locali non possono ovviare del tutto né sostituirsi all’assenza del Governo. Il dramma dell’Università senese fino ad oggi ha avuto il volto dei lavoratori che hanno visto concludersi il proprio contratto e di quelli che da mesi sono costretti a vivere con l’angoscia di poter, da un momento all’altro, perdere il proprio posto di lavoro.
Per questo servono misure straordinarie da parte del governo, sia sul fronte normativo che su quello finanziario. Un intervento che, dopo il riconoscimento della gravità della situazione, diventa ancora più urgente e necessario. Per questo mi associo a Maurizio Cenni, sindaco di Siena ed a Simone Bezzini, presidente dalla Provincia, nella richiesta della convocazione di un tavolo di crisi, presso presso il Miur o la presidenza del consiglio, che veda riuniti gli enti locali, la Regione, l’Università e il governo, uniti per il bene dell’Ateneo senese e di chi ci lavora.