Questo è il testo della mozione contro la violenza sulle donne che ho depositato nei giorni scorsi, sottoscritta da molte deputate e deputati del Partito Democratico.
MOZIONE
La Camera
premesso che,
la violenza contro le donne continua a rappresentare nel nostro paese un fenomeno di pesantissima gravità e purtroppo in continua crescita. Secondo gli ultimi dati “ufficiali” disponibili, anche se di certo non sufficientemente recenti (elaborati dall’Istat nel 2007 e riferiti al 2006), sono 6 milioni e 743 mila le donne dai sedici ai settant’anni che sono rimaste vittime di molestie o violenze fisiche, psichiche o sessuali nel corso della vita (una donna su tre tra i 16 ed i 70 anni); circa 1 milione di donne ha subito stupri o tentati stupri (il 4,8 per cento della popolazione femminile globale); il 14,3 per cento delle donne ha subito almeno una violenza fisica o sessuale dal proprio partner; il 24,7 per cento delle donne ha subito violenze da un altro uomo, 2 milioni e 77 mila donne hanno subito comportamenti persecutori (stalking), dai partner al momento della separazione. Va inoltre aggiunto che moltissimi episodi di violenza (circa il 96 per cento delle violenze da un non partner e il 93 per cento di quelle da partner) non vengono comunque denunciati;
da un rapporto della Casa delle donne di Bologna, risultano 120 omicidi solo nel 2011: i media, invece, proprio in queste ultime settimane hanno riportato dati, citando fonti ONU, che riferiscono di 101 donne uccise nel 2009, di 127 nel 2010, e di 97 solo nei primi mesi del 2011; va, inoltre, considerato che non trattandosi di dati ufficiali c’è un rilevante “sommerso”, che riguarda, ad esempio, i delitti di donne vittime della tratta o legate al mondo della prostituzione. Sommerso destinato a crescere se si considera la presenza in Italia di donne senza permesso di soggiorno, la cui eventuale scomparsa non viene denunciata, a meno che non venga ritrovato il corpo della vittima;
la violenza riguarda, in Europa, secondo alcune stime, tra il 20 ed il 25 per cento delle donne che avrebbero nel corso della loro vita subito episodi di violenza fisica o sessuale. A tale cifra va poi aggiunto che statisticamente le autorità competenti riescono ad assicurare alla giustizia, per molteplici cause, solamente un aggressore ogni 35 casi;
a livello internazionale, i dati forniti dall’Organizzazione mondiale della sanità stimano che sono dal 45 al 70 per cento i casi di violenza da collocare nel contesto familiare o nella coppia;
occorre, a nostro parere, dare concretamente una piena e vera attuazione al Piano Nazionale Antiviolenza e questo tramite un approccio che non si limiti all’aspetto repressivo, ma investa soprattutto su una rete integrata di politiche fondate sulla prevenzione, protezione e rieducazione e quindi da proposte immediate, quali ad esempio l’inquadramento giuridico e il potenziamento dei centri antiviolenza. Centri che non solo non sono presenti capillarmente su tutto il territorio nazionale ma che hanno subito tagli pesantissimi, che sopravvivono grazie a finanziamenti una tantum che al momento ne possono garantire un’operatività limata all’incirca di un anno o poco più, e che pertanto richiedono un adeguato rifinanziamento;
ad oggi, come denunciato dal Rapporto Ombra elaborato dalla Piattaforma Italiana “Lavori in corsa: 30 anni Cedaw” siamo di fatto nell’impossibilità di ricostruire un quadro dettagliato e specifico sia globale che territoriale. Da qui deriva la necessità e l’opportunità di istituire un Osservatorio Nazionale sulla Violenza di genere, che si avvalga anche delle competenze maturate dall’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT), nell’ambito delle proprie risorse e competenze istituzionali ed in collaborazione con il Ministero dell’Interno, della Giustizia e del Lavoro e Politiche sociali con delega alle Pari opportunità, quale supporto per lo svolgimento di rapporti statistici periodici e sistematici relativi alle diverse forme di violenza sulle donne;
alla luce di quanto sopra richiamato numerose risoluzioni delle Nazioni Unite, del Parlamento europeo, di organismi sovranazionali hanno sancito impegni degli Stati e dei governi tesi a combattere tale piaga individuando comuni obiettivi e misure da attuare;
il Parlamento italiano si è più volte occupato della materia con la discussione e l’approvazione di mozioni (1-00070 Pollastrini, 1-00083 Mura, 1-00085 gennaio 2009, 1-00512 Amici, 1-00534 Binetti, 1-00538 Saltamartini del 25 gennaio 2011), nonché in occasione di risposte del Ministro per le pari opportunità ad interrogazioni, impegnando il Governo ad atti concreti in materia di lotta alla violenza (come ad esempio piani di azione nazionale, un osservatorio pubblico, il sostegno all’accoglienza, la formazione degli operatori);
nel mese di maggio del 2011 si sono svolti a Istanbul i lavori che hanno varato la “Convenzione europea per la prevenzione e la lotta alla violenza sulle donne”, trattato che rappresenterebbe il primo strumento giuridicamente vincolante in Europa per la creazione di un quadro giuridico completo per combattere la violenza tramite la prevenzione, l’azione giudiziaria, il supporto alle vittime. Nel testo sono indicate una serie di misure che gli Stati devono adottare per prevenire la violenza, proteggere le vittime e perseguire gli autori dei reati. In particolare, la Convenzione prevede che siano sanzionati le violenze contro le donne, i matrimoni forzati, le mutilazioni genitali, lo stalking, le violenze fisiche, psicologiche e sessuali. Nel documento è inoltre prevista la creazione di un sistema di monitoraggio;
la convenzione, frutto di due anni di lavoro ed attiva se ratificata da almeno 10 paesi, è stata approvata ad Istanbul l’11 maggio 2011. Tale documento è stato firmato ad oggi da 18 stati tra cui Turchia, Austria, Germania, Grecia, Islanda, Montenegro, Portogallo, Finlandia, Francia, Spagna, Svezia, Slovacchia, Lussemburgo, Macedonia, Norvegia e Slovenia;
tale Convenzione rappresenta il primo strumento internazionale giuridicamente vincolante che si prefigge di creare un quadro giuridico completo per proteggere le donne contro qualsiasi forma di violenza, grazie a misure di prevenzione, di tutela in sede giudiziaria, di sostegno alle vittime;
in particolare, il testo della Convenzione definisce la violenza sulle donne come una violazione dei diritti umani fondamentali e una forma di discriminazione da contrastare, istituendo un collegamento diretto di estremo valore e di segno innovativo tra l’impegno a sradicare il fenomeno della violenza sulle donne e l’obiettivo di conseguire un’eguaglianza di genere, di fatto e di diritto;
la Convenzione intende contribuire all’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne e a promuovere un’eguaglianza sostanziale tra donne e uomini;
nel testo sono indicate specifiche misure che gli Stati firmatari devono adottare per prevenire la violenza, proteggere le vittime e perseguire gli autori dei reati;
nel corso della XIII Conferenza internazionale contro la violenza sulle donne, che si è svolta a Roma dall’11 al 13 ottobre 2011 ed a cui hanno preso parte circa 500 donne da tutta Europa, rappresentanti istituzionali, centri antiviolenza, esperte del settore, è stato chiesto al governo italiano, con un documento, di rafforzare e sostenere la rete dei centri antiviolenza e di firmare la “Convenzione per la prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne”;
Rashida Manjoo, relatrice speciale dell’Onu per la violenza contro le donne, ha affermato recentemente, nel corso di una visita ufficiale nel nostro Paese, che l’Italia deve fare di più contro la violenza sulle donne e intervenire sulle cause strutturali della disuguaglianza di genere e della discriminazione. Questa relazione sarà presentata in dettaglio il prossimo giugno alla 20esima sessione dello “Human Rights Council” di Ginevra;
atti di sindacato ispettivo hanno interpellato il Governo rispetto alla mancata ratifica della suddetta convenzione (ad esempio con l’interrogazione a risposta orale numero 3/01893, a prima firma del deputato Susanna Cenni, del 18/10/2011, ancora in attesa di risposta);
lo scorso 2 febbraio, alcune parlamentari (l’On. Mogherini, la Sen. Carloni, l’On. Nirenstein, l’On. Bergamini), in qualità di membri dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, hanno inviato una lettera al Governo italiano con l’invito a firmare la “Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e il contrasto della violenza sulle donne e alla violenza domestica”, anche al fine di consentire al Parlamento italiano di procedere alla sua successiva ratifica;
il riscontro è stato decisamente positivo in termini di intenti;
inoltre il 2 febbraio 2012 la Camera dei Deputati ha approvato a larghissima maggioranza, un ordine del giorno alla legge Comunitaria per il 2011, a prima firma Villecco Calipari (P.D.L. 9/04909/029), che impegna testualmente il Governo “ad adottare ogni iniziativa utile nelle opportune sedi europee al fine di favorire in tempi brevi la firma e la ratifica da parte dell’Unione europea della suddetta Convenzione, provvedendo altresì ad apporre la firma italiana e conseguentemente a sottoporre il provvedimento al Parlamento italiano per la sua ratifica”;
in seguito, lo scorso 7 marzo 2012, in Commissione Affari Esteri alla Camera, il Governo, tramite la sottosegretaria agli Affari Esteri Maria Dassù, in risposta ad un’interrogazione (la 5/06315 a prima firma Villecco Calipari), ha affermato che: “malgrado il ritardo maturato dal nostro Paese rispetto alla firma della Convenzione, il Governo riconosce carattere prioritario a questo strumento di diritto internazionale e provvederà al più presto alla sua sigla”;
appare, dunque, necessario e urgente, anche alla luce dell’iter avviato con la firma della Convenzione, che Governo e Parlamento uniscano sforzi ed intenti al fine di addivenire, nei tempi più ristretti possibili, alla predisposizione di una vera e propria legge quadro sul tema della violenza contro le donne, che in particolare definisca la violenza di genere e violenza assistita (in presenza di minori) conformemente agli standard internazionali, che contempli e coordini sia interventi di tipo penale e repressivo sia azioni integrate volte alla prevenzione culturale e sociale del fenomeno, alla rimozione di stereotipi, alla formazione permanente di tutti gli operatori coinvolti, e al sostegno reale alle vittime della violenza.
Impegna il Governo:
a ratificare in tempi brevi la “Convenzione per la prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne”, sottoponendo conseguentemente il provvedimento al Parlamento Italiano per la ratifica, alla luce delle motivazioni esposte in premessa, al fine di rispettare i numerosi impegni assunti dal Governo in Parlamento in materia di lotta alla violenza sulle donne.
Ad adottare misure volte all’inquadramento giuridico, al potenziamento e finanziamento dei centri antiviolenza su tutto il territorio nazionale, nonché ad emanare le relative linee guida, anche nell’ambito di una necessaria revisione e implementazione del Piano Nazionale contro la violenza sulle donne, revisione che deve inevitabilmente mirare, anche, alla creazione di una sorta di “cabina di regia” che si avvalga della sinergia tra Governo, Parlamento, Regioni, Enti Locali, Centri antiviolenza e associazioni impegnate sul tema, basato su azioni positive che facciano leva sulla prevenzione e sulla protezione delle vittime, e che siano in grado di contrastare e di combattere gli stereotipi culturali e che scardinino finalmente alla radice la cultura che rappresenta la base della violenza sulle donne.
Ad istituire e rendere operativo l’Osservatorio Nazionale sulla violenza di genere, al fine di raccogliere, organizzare e mettere a sistema dati aggiornati sulla violenza di genere, anche avvalendosi delle competenze e professionalità maturate dall’Istat, assicurando la redazione di un rapporto statistico annuale, da presentare al Parlamento.
Cenni, Villecco Calipari, Mogherini, Amici, Lenzi, Pollastrini, Albini, Turco Livia, Ferranti, Miotto, Castagnetti, Madia, Samperi, De Biasi, Concia, Rossa, Murer, D’Incecco, Fedi, Rossomando, Gnecchi, Schirru, Gatti, Zampa, Bellanova, Lucà, Picierno, Velo, Bobba, Motta, Coscia, Brandolini, Servodio, Tullo, Siragusa, Froner, Marchi, Mattesini, Sbrollini, Grassi, Pedoto, Farinone, Ghizzoni, Pes, Laganà Fortugno, Braga, Boccuzzi, Carra, Fiorio, De Pasquale, Graziano, Laratta