Un vento nuovo spira sull’Europa. E’ quello che arriva dalla Grecia, dove Alexis Tsipras lo scorso 25 gennaio ha vinto le elezioni raccogliendo, con il partito Syriza il 36 per cento dei voti, ottenendo 149 seggi. Una vittoria, quella di Tsipras che segna indubbiamente un passaggio storico. Con i suoi 40 anni è il più giovane premier della storia della Grecia. Cambia il volto politico e parlamentare: la Grecia, per la prima volta dopo 80 anni, non avrà in Parlamento alcun esponente della famiglia Papandreou. Il Movimento dei Socialisti Democratici, che è stato creato da Georges Papandreou (figlio del fondatore del Pasok da cui si è staccato), ha ottenuto soltanto il 2,44% dei voti e dunque non ha superato la soglia di sbarramento. Il Pasok, invece, ha ottenuto il 4,68%. Una dura sconfitta per lo storico partito socialista frutto della subalternità alle forze più conservatrici. Un passo falso su cui anche il PSE deve riflettere non avendo compreso la portata del dramma e del bisogno di credere ancora in una possibilità per Atene. Al di là dell’analisi del voto greco dove, purtroppo, mantiene alto il suo consenso la xenofoba “Alba dorata”, il dato politico di questa tornata elettorale è che la Grecia con la vittoria di Tsipras ha ritrovato la speranza, recuperando spazi di democrazia e di sovranità. Non mi ritrovo in tutta la piattaforma di Tsipras, ma credo che se fossi stata una cittadina ellenica avrei votato Syriza. Non mi è piaciuta la scelta di coalizione di Governo compiuta all’indomani del voto, né mi è piaciuto quel governo di soli maschi. Ma il campo della riflessione è tutto da coprire. Del resto Syriza, ha in questi mesi organizzato una rete fitta e vera di solidarietà materiale verso le persone in carne e ossa, una rete di mutuo soccorso e vicinanza ai bisogni concreti dei greci: dal cibo, alle necessità minime per vivere. Adesso per Tsipras si apre la partita più complicata: conquistare tempi e modi possibili per allentare la morsa su un debito non più sostenibile, restando in Europa e nell’Euro.
La Conferenza europea sul Debito sarà un banco di prova per affrontare problemi di sistema, e le richieste di Atene potranno essere un tema utile per ridiscutere complessivamente di Europa, di quella “flessibilità” sulla quale tanto ha insistito Renzi, nei vertici Ue, e di rispose innovative alla crisi europea. Problemi che, come possiamo vedere dalle notizie di queste ultime ore rimangono molto gravi e pesano sull’economia e sulla società greca.
Tra qualche mese ci saranno le elezioni in Spagna. “Podemos” che non esisteva fino a qualche anno fa è in pole position. Syriza, Podemos, realtà che ci interrogano anche sul radicamento e sull’identità di una sinistra europea che, poco dopo aver affrontato le elezioni europee, e trovato una rinnovata compattezza del PSE anche con il nostro ingresso, dovrà comprendere anche come e perché in Grecia e Spagna le sigle corrispondenti non interpretano più a sufficienza quei temi fondamentali come la solidarietà, l’equità, l’uguaglianza, l’integrazione, e soprattutto la scommessa in cui credere per il futuro di intere generazioni.