Ogni giorno, dopo il 20 gennaio, anche i meno attenti alle vicende politiche, almeno con l’orecchio al telegiornale, possono seguire i segnali indicatori di un profondo, radicale cambiamento in atto: la chiusura di Guantanamo, la ricerca sulle cellule staminali, la riconversione ecologica dell’industria automobilistica, la riduzione delle immissioni in atmosfera del 30 per cento in pochissimi anni, la rimozione di pene e penali per le donne costrette ad abortire, politiche per la conciliazione fra tempo di lavoro e cura, un grande programma di opere pubbliche per modernizzare e creare lavoro, nuove relazioni internazionali, ecc…Potrei continuare, la realtà è che il nuovo Presidente Obama alle parole sta, quotidianamente, facendo seguire i fatti. Fatti importanti, sconvolgenti gli assetti precedenti. Fatti che avvengono in uno dei momenti più critici per gli USA e per il mondo intero: una crisi economica senza precedenti recenti.
E’ evidente l’attesa, la speranza che tutto ciò sta generando, soprattutto di fronte alle incognite e alle paure che la crisi economica ci presenta, al bollettino che anche nel nostro paese registra quotidianamente gli scossoni della piccola e grande industria, la cassa integrazione, la fatica di arrivare a fine mese.
Ma iI grande successo di Obama nasce da più elementi. Dalle proposte messe in campo, per cercare di spingere il mondo verso una nuova stagione di progresso, solidarietà, sviluppo compatibile e possibilità di usare questa crisi per modificare in profondità gli assi portanti della nostra economia, della nostra crescita, degli stessi stili di vita, ma anche,e forse è il tema che più deve farci riflettere, dal suo essere riuscito a far identificare milioni di uomini e donne nel suo progetto. Gli americani si sentono parte del “sogno” di Obama, la sua speranza, il suo disegno è il loro disegno. Si sentono parte ed attori, non solo spettatori, di un grande, enorme cambiamento.
Il Partito Democratico era nato per queste stesse ragioni. Cambiare l’Italia, riportarla tra i paesi più importanti del mondo, investire sui giovani, sulle donne, sulla conoscenza, il sapere e il merito, rafforzare la mobilità sociale, costruire una nuova idea di Paese di identità nazionale, dare una nuova dignità alla politica, innovare, ricambiare. Io continuo a credere che quella strada e quell’idea siano valide, che siano “La strada”. La strada alternativa di fronte ad un Premier, che continua ad imbarazzarci e ad offenderci con dichiarazioni ed atteggiamenti superficiali, da gita domenicale. La strada per combattere la crescente rabbia, paura, sfiducia dei singoli di fronte alle incognite della crisi. La strada per radicare e rendere forte un progetto di Paese, per dare nuove basi di rafforzamento alla nostra democrazia, all’inclusione, alla fiducia nel futuro.
Obama sta dimostrando che le basi, la ragioni che hanno fatto nascere il Pd, sono le ricette vere per affrontare questa fase e noi dobbiamo rialzarci e contare sulla robustezza delle nostre gambe per correre più veloci di chi ancora, con il suo immobilismo, lascia il Paese inchiodato ai suoi problemi e alle sue difficoltà.
Rialzarci, ripartire con tonicità e muscoli pronti. Ne abbiamo parlato, assieme ad un gruppo di colleghi Parlamentari, in un documento di qualche mese fa, sottoscritto da migliaia di aderenti al Pd, sul quale mi piacerebbe aprire una discussione diffusa.
Apriamo le porte dei nostri circoli, veri e propri cuori pulsanti del Pd, e torniamo a parlare con gli uomini e le donne del nostro Paese! Abbiamo con più determinazione il coraggio di ascoltare anche le paure di chi sta perdendo il posto di lavoro, di chi si vede negato un fido, di chi non riesce a pagare il mutuo, di chi non ha più fiducia nella politica e nelle istituzioni e può scivolare nel qualunquismo così auspicato da chi si alimenta di demagogia e populismo! La politica è questo, è ascolto e costruzione, ed anche elaborazione di un progetto, di un “sogno” da realizzare, in cui credere.
Nei prossimi mesi ci aspettano appuntamenti importanti a cominciare dalle elezioni amministrative, nelle quali con gli uomini e le donne che stiamo scegliendo, con i programmi che stiamo elaborando, dovremo dimostrare con i fatti di saper dare risposte concrete alle domande di cambiamento che arrivano dalla società. E’ così, e non serrando le fila, o le tessere, attorno a vecchi e nuovi notabili, che quotidianamente, il Partito democratico potrà ridefinire la sua funzione storica, riuscendo a fare sintesi delle culture che lo hanno costituito e lo animano: soprattutto dando, attraverso la buona politica, una visione del mondo, nei nostri luoghi e nel Paese intero. Una visione tale da poterci far dire con orgoglio e fiducia “io ne sono parte”.