Il testo dell’Ordine del Giorno presentato e approvato dall’Assemblea nazionale del Partito Democratico del 17 marzo 2019
Sono trascorsi 100 anni, era il 1919, dall’abolizione dell’autorizzazione maritale alle donne per poter lavorare; una questione che aveva caratterizzato per lungo tempo il dibattito sul codice familiare e che derivava dal sostanziale non riconoscimento alla donna della capacità di amministrare alcun tipo di bene non essendo in grado di gestire alcun affare o negozio, dominata com’era -nel pensiero comune- da un’incontrollata emotività.
Mai come in questo momento diritti e libertà che davamo per acquisiti sono messi sotto attacco nel nostro Paese.
Come si fa a tornare indietro? La società è cambiata e noi vogliamo tornare indietro?
Molta strada da allora è stata percorsa, le donne democratiche sono state protagoniste dei passi di civiltà in termini di diritti, libertà, emancipazione, autodeterminazione per una società migliore che hanno caratterizzato l’ultimo secolo.
Il rapporto di stima reciproca fra Nilde Iotti e Tina Anselmi racconta un’Italia capace di stringere catene solidali al fine di far progredire la condizione femminile. Il problema non è infatti né meramente legislativo né formale: a fronte di una parità affermata, rimane viva la ferita sociale della mancata attuazione del secondo comma dell’articolo 3 della Costituzione sulla parità sostanziale. Quali politici e politiche oggi si fanno portatori e portatrici dell’istanza che sia la Repubblica a rimuovere gli ostacoli per coloro che non ce la fanno? Sempre più neoassunte sono licenziate perché incinte, sempre più sole sono le madri single, i lavori precari e mal pagati ci costringono in uno spazio individuale e sociale di incertezza e di dipendenza economica, le donne anziane sono spesso senza sostegni adeguati, in crescita sono i femminicidi e le discriminazioni, quasi impossibile in alcune regioni far valere i propri diritti alla salute, che include. Tutto questo ci racconta di un mondo nel quale non è sufficiente che gli uomini si responsabilizzino e abbraccino una mentalità e una cultura di rispetto. Serve una presa di coscienza forte e significative iniziative legislative.
Ora noi non possiamo certamente fermarci. Il Pd, protagonista delle lotte e conquiste sociali e civili, c’è come partito, di donne e di uomini, che promuove battaglie progressiste contro l’affermarsi di forze reazionarie.
I modelli di vita e la libertà affettiva non possono essere omologati, né si può pretendere che lo Stato possa determinare queste scelte. Ciò è invece quanto sembra emergere dal convegno che si terrà a Verona, dal titolo Congresso delle Famiglie, promosso dall’Organizzazione Internazionale per la Famiglia;
Un consesso ideato dall’Organizzazione Internazionale per la Famiglia e organizzato da movimenti prolife mondiali – a cui la Lega ha dato l’adesione, non solo formale – e che è un manifesto programmatico pericoloso, da cui non possono che uscire rafforzate le tesi misogine, omofobe, discriminatorie e di compressione dei diritti e delle libertà individuali, proposte dai relatori.
· condanniamo in particolare quelle posizioni che disprezzano i diversi orientamenti sessuali e la libertà affettiva; che non comprendono le fatiche delle donne e le relegano all’esclusivo ruolo di madri e mogli;
· l’idea che la donna debba dedicarsi esclusivamente alla funzione riproduttiva ed educativa è discutibile anche dal punto di vista del sostegno alla natalità. Le statistiche dimostrano infatti che il tasso di natalità cresce laddove la donna lavori e abbia una sua autonomia economica, specie se supportata da una forte rete di servizi per l’infanzia;
· i governi del PD nella scorsa legislatura hanno sostenuto la genitorialità e la natalità con i bonus bebè, mamma e nido, con nuove dotazioni per quasi due miliardi l’anno. Sono poi state varate numerose misure per tutelare le madri lavoratrici e la conciliazione tra tempi di vita e tempi di lavoro.
· il PD ha poi presentato in questa legislatura un importante disegno di legge a sostegno della natalità e della genitorialità, prevedendo l’Assegno universale e la Dote unica per i figli a carico. Si tratta di una proposta che era stata messa al primo punto degli impegni elettorali lo scorso anno.
· Tali politiche e volontà sono peraltro coerenti con la legittima diversità delle scelte affettive, che il PD intende difendere senza tentennamenti.
· Sono, inoltre, quotidiane le notizie di violenze, discriminazioni e abusi contro le donne. Aumenta vertiginosamente il numero dei femminicidi. A fronte di questa grave situazione la risposta del governo e della maggioranza non solo è inadeguata, ma rischia di essere dannosa poiché smonta quanto fatto dai nostri governi, come la legge contro il femminicidio, sullo stalking, la definizione del “codice rosa” per l’accesso alle strutture ospedaliere di Pronto Soccorso per le donne vittime di violenza, le nuove tutele per i figli rimasti orfani a causa di crimini domestici, i congedi retribuiti per le donne vittime di violenza e il divieto di licenziamento per le donne che denunciano molestie nel luogo di lavoro.
Il Partito democratico si impegna
ad aderire alla mobilitazione promossa dalle democratiche, dai sindacati e dalle associazioni a Verona il giorno 30 marzo 2019, in occasione del Congresso mondiale delle Famiglie.
A vigilare affinché sia salvaguardato il modello italiano di diritto di famiglia, solidamente basato – come impone la Costituzione – sull’eguaglianza morale e giuridica tra i coniugi;
Affinché non veda la luce il DdL Pillon, provvedimento che non solo impone un modello di società fondato sulla famiglia patriarcale, ma nega la violenza e attacca l’autodeterminazione delle donne;
Affinché il nostro Paese non arretri sul tema dei diritti civili e nella difesa di quelli conquistati in tanti anni di lotte;
A proseguire il percorso legislativo volto a rendere la genitorialità non un obbligo né un desiderio negato, anche attraverso proposte volte a favorire politiche di conciliazione e a sostenere attivamente la condizione femminile, in particolare attraverso una tutela adeguata delle lavoratrici madri;
A impedire ogni tentativo di lasciare dilagare la vergognosa piaga della violenza di genere e a contrastare ogni deriva sociale e culturale che possa creare terreno fertile per la legittimazione della violenza;
A rimuovere gli stereotipi di genere, sostenere una cultura basata sul rispetto dell’altro e delle diversità, anche usando un linguaggio sessuato in tutte le sedi istituzionali e nei testi normativi, perché è anche attraverso il linguaggio che rappresentiamo l’idea di società e di valori, e ora più che mai non possiamo permetterci di cancellare il genere femminile
A denunciare ogni forma di violenza, anche verbale e sul web. Perché l’odio sul web nei confronti delle donne deve essere combattuto fin dalle origini, dalla base della “piramide di odio” che si nutre di stereotipi negativi, preconcetti, luoghi comuni che sono la benzina di cui si nutre il linguaggio di odio che ha invaso la dimensione pubblica e le relazioni sulla rete e che è l’espressione visibile di un pensiero deteriore che attribuisce a donne e uomini capacità e opportunità diverse in base al genere.