“L’Italia giusta”. Pierluigi Bersani ha scelto uno slogan importante e sincero per la campagna elettorale che si è aperta ufficialmente da alcuni giorni. In un clima di veleni, botta e risposta taglienti e offensivi, spazi televisivi occupati in modo irrazionale e senza dignità, con tanti cittadini che fanno i conti con l’Imu e si sognano le vacanze, con tanti ammortizzatori sociali in scadenza, cominciamo dall’equità e dalla giustizia. Come ha detto il nostro candidato premier, “Il nostro partito deve avere due obiettivi: rimediare a ciò che di poco giusto c’è nel presente ed essere in grado di fare tutto ciò che è giusto per il futuro”.
Ben prima che la par condicio entri in vigore siamo stati invasi da apparizioni televisive ossessive, anche del Premier Monti, e sappiamo che saranno presi d’assalto i mezzi di comunicazione per cercare di essere sempre presenti dal punto di vista mediatico in un gioco di dichiarazioni a effetto nel tentativo di catturare l’attenzione dei più indecisi. Da Pierluigi Bersani, però, arriva un messaggio diverso. Lui stesso ha detto di destinare il suo tempo televisivo alla Siria. Già, perché in questo momento non ci può essere spazio per i personalismi. Il nostro Paese sta cercando di uscire da una delle sue più gravi crisi e quello di cui dobbiamo parlare ogni giorno, in ogni singola occasione utile, è la gamma di problemi che riguardano l’Italia e tutti i territori che la compongono. Si dovrà parlare di idee, progetti, soluzioni, non solo in ambito nazionale, ma anche per l’Europa e per il nostro ruolo nel mondo. Senza promettere castelli d’aria ai cittadini, che sono stati già duramente colpiti dalla crisi.
In questi giorni ho ascoltato, con grande stupore, le parole di Mario Monti nelle sue apparizioni televisive. Parlava di tagli alle tasse. Mi chiedo perché tutte le volte che abbiamo chiesto noi di ridurre la pressione fiscale su famiglie e imprese non siamo mai stati ascoltati. Non sono passati anni, ma poche settimane, da quando a sostenerlo lealmente e a garantire il funzionamento di aula e commissioni c’eravamo solo noi del Pd. Stupita e delusa, come i miei colleghi con cui ho votato ogni fiducia, sono ancora più convinta della nostra linea, delle nostre idee e del nostro candidato premier.
Dopo l’importante fase del recupero di credibilità a livello europeo e internazionale di cui aveva bisogno l’Italia dopo gli errori, ammessi e mai riconosciuti, dal Governo Berlusconi, adesso è arrivato il momento che il Paese torni ad avere una guida politica, alla quale non può sostituirsi per sempre una sola componente tecnica.
Abbiamo bisogno di una forza politica forte e sana come può essere il centrosinistra, aperta al dialogo e al confronto come ha saputo dimostrarsi in questi mesi con le primarie. Abbiamo bisogno di una classe dirigente che stimoli la partecipazione e la renda concreta. Senza una vera crescita di partecipazione, senza un riformismo che parta da basso, infatti, sarà difficile avere riforme di carattere sociale o redistributivo.
Il confronto costruttivo e partecipato può e deve proseguire in tutti i campi: dalla scuola alla pubblica amministrazione, dall’evasione fiscale ai diritti civili e sociali, dalla necessaria riforma del welfare alle politiche per la famiglia.
Ma abbiamo anche bisogno di una forza politica che sia in grado di investire sulle donne. Il Partito democratico, con le primarie per i parlamentari, ha saputo dare una grande dimostrazione di democrazia. Il progetto politico del Pd, l’obiettivo del governo e di un riformismo dal basso si intreccia oggi in modo inequivocabile con l’obiettivo della democrazia paritaria, che abbiamo fatto vivere nelle primarie e che dovremo rilanciare come deciso messaggio politico nella campagna elettorale. La crisi, la sfida sociale, economica e democratica che abbiamo di fronte ha bisogno della presenza, delle capacità e delle competenze delle donne.
Infine, ma non ultimo, il nostro è un partito che vuole essere trasparente con i suoi elettori, vuole dare un resoconto dettagliato di quello che fa e dei costi e delle spese che sostiene. Io lo farò anche personalmente, impegnandomi a presentare ogni anno un bilancio sociale. Una decisione che ho preso, perché credo che sia giusto che chi esprime il suo voto per mandarci a governare questo Paese, abbia il diritto di sapere quello che facciamo e se rispettiamo le promesse e gli impegni che ci siamo presi con le nostre realtà.