Pensioni: si allunga l’età pensionabile per le donne

La riforma della previdenza è forse una delle più dure della storia del nostro Paese, ma è utile ricordare che non comincia oggi un percorso di allungamento. Ricordiamo, infatti, il balzo compiuto, poco più di un anno fa portando le donne del pubblico impiego a 65 anni. E ancora la cosiddetta finestra che costringeva comunque a restare al lavoro un anno in più, dopo la maturazione del diritto alla pensione, senza nessun beneficio effettivo ai fini della rivalutazione. Oggi la scelta è netta, si passa tutti al sistema contributivo e tramonta l’era delle pensioni di anzianità. Scelta pesante ma indubbiamente chiara, purtroppo conseguenza delle azioni di un governo che per troppi anni ha ignorato la gravità in cui versavano i conti pubblici del nostro Paese.

Sul provvedimento in più occasioni abbiamo ribadito perplessità sull’assenza di gradualità nella sua entrata in vigore. Il decreto prevede delle deroghe per l’applicazione della normativa precedente e nuove regole per accedere alla pensione, che presentano poche vie d’uscita alternative e che sono orientate a un progressivo aumento dell’aspettativa di vita.

Le deroghe valgono per i lavoratori e le lavoratrici del settore pubblico e privato che, al 31 dicembre 2011, abbiano maturato i requisiti richiesti nella precedente normativa. Per le donne, inoltre, fino al 31 dicembre 2015, in via sperimentale, è confermata la possibilità di conseguire la pensione di anzianità con età anagrafica di 57 anni e 35 anni di contributi maturati, soglia che aumenta a 58 anni per le lavoratrici autonome. Per il calcolo dei requisiti vale anche la maternità, anche se la nascita del figlio è avvenuta fuori dal rapporto di lavoro, ed è possibile riscattare 6 mesi in più per ogni figlio o figlia.

Resteranno in vigore i requisiti della precedente normativa anche per i lavoratori in mobilità e per coloro che, all’entrata in vigore del nuovo provvedimento, siano titolari di prestazione straordinaria a carico di fondi di solidarietà di settore. Come Partito democratico, infatti, riteniamo fondamentale garantire a tutti i lavoratori e le lavoratrici che hanno perso il posto di lavoro o sono usciti volontariamente dal mercato del lavoro in base ad accordi individuali e collettivi di esodo incentivato, di poter accedere ai requisiti della precedente normativa, e il Governo, approvando un nostro ordine del giorno, si è impegnato in questa direzione.

Per tutti gli altri lavoratori, sia uomini che donne, dal 2012 entreranno in vigore le nuove regole per accedere alla pensione. Per gli uomini, al momento, cambia poco, visto che l’età per la pensione di vecchiaia è stata fissata a 66 anni, mentre per le donne è fissata, almeno per le dipendenti private, a 63 anni dal prossimo anno, con una tendenza progressiva che porterà tale età a quota 66 anni dal 2018, equiparandola a quella degli uomini. Da questo innalzamento dovevano arrivare dei risparmi che avrebbero dovuto essere destinati a un fondo volto ad alleviare il carico di lavoro non retribuito svolto quotidianamente dalle donne (lavoro domestico, di cura e di assistenza a bambini e anziani). È stato invece istituito un Fondo strategico per il paese a sostegno dell’economia reale, un fondo dalle finalità eterogenee al posto di un fondo ad hoc da destinare alle politiche familiari e sociali, che rende più difficile il controllo sull’effettivo utilizzo delle risorse. E infatti, invece di essere stati destinati alle politiche di conciliazione vita lavoro, questi risparmi sono stati utilizzati, nel 2010 e nel 2011, per coprire interventi di carattere generale nell’ambito delle manovre di finanza pubblica. Dulcis in fundo, quest’anno il fondo non è stato rifinanziato.

Ora che l’aumento dell’età pensionabile per le donne è stato confermato anche dall’attuale manovra finanziaria non dovremo perdere di vista le modalità di impiego di questo fondo, per far sì che le politiche familiari e sociali non siano dimenticate in un capitolo del bilancio dello Stato, ma che siano restituite alle donne.

Per coloro che riusciranno ad avere la pensione anticipata, siamo riusciti a dimezzare le penalizzazioni, anche se il nostro intento era quello di eliminarle. Non siamo riusciti nel nostro intento in sede di emendamenti, ma siamo riusciti a far approvare un ordine del giorno che impegna il Governo per la loro cancellazione.

Restano per noi alcuni punti da cambiare. Riguardano i lavoratori precoci, le penalizzazioni che restano, le donne che versano contributi volontari. Non molleremo, non possiamo abbandonare la parte più fragile della società in un momento così pesante economicamente.

2 thoughts on “Pensioni: si allunga l’età pensionabile per le donne

  1. Grazie per gli auguri e contraccambio. La manovra DURISSIMA sulle pensioni a colpito in basso come al solito, Vorrei ricordarti, che ci sono delle pensioni di alcune decine di migliaia di € al mese, che sono state colpite solo marginalmente, ” 15% l’eccedente i 200000 € l’anno” io credo che questo, sia inaccettabile ,che nessuno abbia pensato a mettere un tetto queste pensioni è altrettanto inaccettabile. Speriamo ancora, che con le liberarizzazioni, insieme ad una patrimoniale seria questo governo si riscatti.Nemmeno a dirlo, che spero che tu insieme a tutto il partito facciate l’impossibile per ottenere un buon risultato. Un cenno sul lavoro, io sono convinto che se non riusciamo a fermare l’emorrogia delle aziende che delocalizzano sarà difficile trovare del lavoro per i nostri giovani e non purtroppo.Auguri. Sivano Billi.

  2. …..Sulle pensioni provvedimenti di inaccettabile ingiustizia sociale,non soltanto l’intera manovra

    colpisce ancora una volta i meno abbienti…Che dire?Auguri.Elena Petrocchi

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