Mentre la Francia di Nicolas Sarkozy ha varato, a fine ottobre, un piano anticrisi per l’agricoltura da 1,65 miliardi di euro, il governo italiano non mostra il medesimo interesse per un settore che sta lanciando ormai da mesi preoccupanti segnali di allarme. Gli ultimi dati forniti dalle associazioni degli agricoltori ci dicono che un’impresa su tre è a rischio chiusura, che i prezzi – dai cereali al vino – sono in caduta libera, che il reddito degli agricoltori si è ridotto del 20 per cento in dieci anni, mentre i costi, tra produzione e oneri contributivi, sono lievitati del 300 per cento. Domani, dal porto di Livorno, partirà la mobilitazione unitaria di Confagricoltura, Cia, Legacoop agroalimentare e Confcooperative-Fedagri. Ci sarò anche io, per sostenere le ragioni degli agricoltori, perché la nostra agricoltura non merita di essere condannata alla marginalità. Se il governo francese ha messo in campo prestiti di Stato a tassi agevolati, contributi a fondo perduto, sgravi fiscali e azzeramento di parte dei contributi sociali, il nostro Ministro Luca Zaia, a fronte di tanti proclami, ad oggi non ha certo fornito ai nostri agricoltori le stesse opportunità per uscire dalla crisi. Da settimane, in commissione Agricoltura della Camera, stiamo esaminando un disegno di legge teso al “rafforzamento della competitività del settore agroalimentare”, con dentro ben poco che vada in quella direzione. Il Pd si è battuto per inserire in quel testo misure e strumenti concreti: alcuni dei nostri emendamenti erano stati approvati, ma oggi la commissione Bilancio ha dato parere negativo. In sostanza, quei provvedimenti non avranno copertura finanziaria. Parliamo, tra gli altri, del rifinanziamento del Fondo di solidarietà nazionale e dell’istituzione di un fondo rotativo a sostegno alle imprese agroalimentari per ridurne l’esposizione bancaria, di cui sono prima firmataria. Lunedì il disegno di legge approderà in Aula. I soldi, tanto per cambiare, non ci sono, nonostante le esternazioni di Zaia. L’agricoltura non è chiaramente una priorità di questo governo e le parole del ministro contano ben poco nell’esecutivo, questa è la realtà. Serve una battaglia vera e forte, in Aula e nel Paese. Noi del Pd ce la metteremo tutta, perché la qualità di ciò che mangiamo e il futuro dell’agricoltura e del paesaggio toscano, in gran parte frutto del lavoro della terra e di cui tutti si riempiono la bocca nelle grandi occasioni, non riguardano solo gli agricoltori. Ci riguardano tutti.
Susanna Cenni
Parlamentare del Partito democratico
Componente della XIII Commissione agricoltura della Camera dei Deputati