Ci sono voluti sei giorni e otto votazioni, ma sabato 29 gennaio Sergio Mattarella è stato rieletto Presidente della Repubblica con un consenso (759 voti) che per ampiezza ha un solo autorevole precedente, Sandro Pertini. «I giorni difficili trascorsi nel corso della grave emergenza sanitaria, economica e sociale richiamano al senso di responsabilità. Queste condizioni impongono di non sottrarsi ai doveri cui si è chiamati e naturalmente devono prevalere su altre considerazioni e prospettive personali differenti»: sono state queste le sue prime parole dopo la lettura del risultato dell’ottavo scrutinio da parte dei Presidenti di Camera e Senato. È stata una settimana molto lunga, fatta di giornate complesse che ci hanno restituito lo specchio della evidente crisi del nostro sistema politico, ma anche la solidità del nostro sistema istituzionale.
Il Partito Democratico, consapevole che nessuna forza politica avesse la possibilità di eleggere un Presidente della Repubblica “di parte”, ha lavorato fin dall’inizio per una figura che fosse di alto profilo istituzionale e sopra le parti, capace di rivestire al meglio il ruolo di garanzia che tale carica rappresenta. Il centrodestra ha dato uno spettacolo poco edificante, con iniziali e compulsive proposte di nomi che si sono consumate nell’arco di 24 ore e una fuga in avanti della Lega che, uscendo dal perimetro della maggioranza, ha candidato la presidente del Senato, Casellati, con risultati che parlano da soli. In tutte queste complesse dinamiche il Pd e il segretario Enrico Letta hanno fatto un grandissimo lavoro di cucitura e ascolto confrontandosi con tutte le forze dell’alleanza di governo, condividendo con serietà ogni passaggio, rappresentando un punto di equilibrio fondamentale. Quell’applauso commosso ed emozionante che ci ha permesso di rimettere in sicurezza il Paese sarà, mi auguro, una spinta per tutte le forze politiche per continuare a lavorare con la serietà e l’impegno che le nostre istituzioni meritano.