Siria, ieri la notizia di un nuovo terribile bombardamento. Pare certo che siano state usate armi chimiche, forse gas. Non so se il bilancio, che ha già superato i 70 morti, sarà quello definitivo, sappiamo, invece, con certezza che molte di quelle vittime sono bambini. Bambini che, in questa guerra, forse sono stati usati come scudi umani. Puoi dimenticare i numeri e il rischio è che di fronte a questa tragedia subentri l’assuefazione. Ma non puoi rimuovere quelle immagini sconvolgenti, i racconti di chi ha soccorso i bambini, togliendo loro abiti, lavandoli e vedendoli spirare tra le proprie impotenti mani. Piccoli corpi. Testimoni di una follia che il mondo non sta provando con sufficiente determinazione a fermare. Una cosa così grande che non puoi accettare o digerire.
Dovremmo occuparci di questo in tutte le sedi internazionali con una sola unica, forte e autorevole voce di condanna. E invece il giorno dopo non è ancora chiara la matrice della responsabilità, e se importanti Paesi si sfilano anche dalla condanna, davvero abbiamo un problema enorme che ha a che fare con il nostro essere umani.
Il terrorismo ha mietuto, anche nei giorni scorsi, vittime a San Pietroburgo. Mentre il sogno europeo vive la sua crisi alimentata dalla costruzione di nuovi muri e dall’ascesa di nuovi leader nazionalisti e xenofobi. Così gli attentati sembrano non conoscere frontiere in nome di una follia omicida riconducibile al fondamentalismo di matrice islamista. Servirebbe parlare un codice comune per prevenire e fermare tutto questo. Ci vorrebbe un’unica grande regia e lo stesso linguaggio.
Tra qualche giorno il Governo licenzierà il Def, poi seguirà la manovra necessaria a colmare i rilevi che abbiamo ricevuto. È di queste ore il Rapporto della Corte dei Conti che sottolinea come , nonostante gli importanti sforzi compiuti nelle ultime manovre, con i tagli di Imu, Irap, Ires, il peso delle tasse su salari e imprese sia ancora sopra la media europea, così come pesi moltissimo la dimensione della cosiddetta “economia ombra”, che opera nella clandestinità e nel nero. Non sarà una passeggiata la prossima manovra. Creare lavoro, proseguire con la decontribuzione per le assunzioni, ma selezionando di più e scegliendo – come ipotizza Gentiloni – solo le nuove assunzioni. E ancora alcuni dei campi di un possibile utile intervento sono: agire sul cuneo fiscale e accrescere gli investimenti pubblici, ma servono risorse, molte risorse, per coprire queste ipotesi.
Non aiutano in una fase così delicata, “incidenti” come quello accaduto al Senato, dove è saltata l’elezione del Presidente della commissione che dovrà lavorare sulla legge elettorale. Non è un buon inizio per poter mantenere l’impegno che il Pd si è assunto: licenziare in tempi brevi una nuova legge elettorale capace di tenere assieme rappresentanza e governabilità. Certo, occorrerà testa e responsabilità. Testa per comprendere che il Pd da solo non può raggiungere questo risultato, per cui è impensabile seguire un modello rigido da imporre alle altre forze di maggioranza e minoranza. Responsabilità del nostro Partito, ma anche di tutti gli altri, maggioranza e minoranza, perché, in questo momento, non si può giocare con la pelle del Paese.
Poi c’è il nostro congresso. Il congresso del Pd. Si è conclusa la fase dei circoli e degli iscritti con una netta vittoria di Matteo Renzi. Adesso si apre la fase due, quella di apertura all’esterno, delle primarie, che da sempre sono state un momento importante di partecipazione degli elettori e che continuano indubbiamente – nonostante alcuni limiti ed episodi tutt’altro che accantonabili, avvenuti in alcune realtà del Paese – a caratterizzare il Pd, come l’unica forza che consente una grande partecipazione alle proprie scelte.
Responsabilità, Ricostruire, Unire, Riparare, Ascolto. Sono alcune delle parole che ricorrono nella mozione di Andrea Orlando.
Sono parole che non parlano solo del Pd, ma che guardano alla necessita di recuperare i delusi che ci hanno via via lasciato e di riunire, attorno al Pd, tutto il centrosinistra, archiviando l’epoca delle larghe intese. Parlano e vogliono parlare alle tante divisioni e profonde fratture che riguardano l’Italia, al rapporto tra i cittadini e la politica, all’ascensore sociale, alle condizioni materiali di tanti cittadini e imprese, all’Europa, e ancora alle tragedie a cui stiamo assistendo.
Io credo che un grande Partito, come quello in cui abbiamo creduto facendolo nascere 10 anni fa, abbia innanzitutto il grande dovere di ricomporre le divisioni avvenute, di rideterminare le ragioni dello stare assieme, anche riconoscendo i limiti e gli errori. Certo occorre farlo guardando avanti, affinando la capacità di parlare al futuro, ma ritrovando anche la capacità di ascoltare e di tornare a dialogare con chi in questi anni non ci ha più ritenuto la propria sponda. La sponda cui appoggiarsi e a cui credere.
Io continuo a credere che il Pd sia l’unica forza capace di poter condurre l’Italia fuori dalla crisi economica e democratica, ma che non sia indifferente la direzione che diamo al nostro Partito.
Andrea Orlando fa una scelta chiara: il centrosinistra, quegli elettori e quei fondatori che hanno creduto nel Pd. A loro, a quei mondi che non ci hanno seguito dopo alcune riforme che non hanno risposto pienamente alle attese di tanti, noi chiediamo di credere nello sforzo che stiamo facendo per rafforza il Pd, ma cambiandolo, a nostro parere, in meglio, partecipando il 30 aprile alle primarie.
Sabato 8 aprile a Napoli, si terrà la conferenza programmatica promossa da Andrea Orlando. Sarebbe stato bello che il Pd avesse accolto la proposta di Andrea e di altri dirigenti: fermarsi a lavorare sulle ragioni della sconfitta del 4 dicembre, provare a rilanciare tutti assieme. Non è stato possibile. Per chi avrà voglia di esserci sarà comunque un momento importante per parlare di Sviluppo, Ambiente, Diritti e molto altro.
E sono certa che il risultato sarà comunque utile a tutti quanti.
Susanna