#Prima e dopo Parigi. Il mondo, la quotidianità, le priorità

Da un venerdì sera di alcune settimane fa tutto ciò che per lungo tempo è sembrato fondamentale è stato ridimensionato.

Già

Prima e dopo Parigi, lo stadio, il Bataclan, i ristoranti. La normalità di un venerdì sera, le bombe, gli esplosivi, i kalashnikov, la morte.

Le riforme, i giudici che non riusciamo a eleggere, la legge di stabilità con le migliaia di emendamenti.

Tutte le cose che affollano e scandiscono le mie giornate in questo periodo hanno un peso specifico diverso e sono comunque attraversate non solo dalla commozione e dal dolore per le morti, per le tanti giovani morti, a partire da una splendida ragazza veneta che aveva tantissimo da dare al suo Paese, che faceva la volontaria e studiava la differenza di genere.

No. Non è la paura, né il senso di insicurezza che ha mutato la percezione delle cose. Non la mia. E certo in giro c’è anche questo, il senso di insicurezza.

Ma a me ha colpito altro.

Durante la mia adolescenza ho vissuto la divisione del mondo in due blocchi, l’Est e l’Occidente, gli euromissili, il rischio nucleare, e le grandi mobilitazioni per la pace e il disarmo.

Poi c’è stato il crollo del Muro di Berlino, Gorbaciov, le nuove prospettive di pace, il superamento dei blocchi, la ricerca di nuovi equilibri globali. Accanto a conflitti locali mai sopiti – Medio Oriente, Israele e Palestina – si affermava l’idea che l’Europa, l’Occidente, fossero oramai definitivamente fuori da nuovi conflitti, che dopo la seconda guerra mondiale e i tributi altissimi pagati, l’Europa e l’Occidente non avrebbero attraversato altri conflitti nei propri confini.

Non ripercorro tutto il resto, dal Kosovo alle primavere arabe. Ma oggi per la prima volta penso che davvero siamo non tanto indifesi, quanto incapaci nel dare risposte nuove a cambiamenti enormi.

La Francia colpita ha reagito con i bombardamenti, ma che tipo di risposta dai se bombardi la Siria quando hai almeno 1.500 potenziali “uomini bomba” pronti a farsi esplodere nel tuo Paese in qualsiasi contesto ?

Chi sconfiggi in quel modo? Io credo sia giusta la scelta del nostro Governo di supportare ogni azione di intelligence, di controllo e di sicurezza, ma non di entrare direttamente in un teatro di guerra. E sarebbe finalmente il caso di avere regole, polizie, informazioni ed azioni finalmente coordinate a livello europeo. Quelle politiche che non abbiamo avuto per lungo tempo nemmeno nella gestione dei flussi di immigrazione. Abbiamo infatti visto oculati ripensamenti (Merkel) e drammatici immagini di fili spinati e nuovi muri nella civilissima Europa.

Siamo senza risposte forti, autorevoli, verso i grandi cambiamenti. Un tema che torna, sempre a Parigi, dove da qualche giorno sì è aperto Cop21, la grande conferenza Mondiale sul clima.

Anche su questo tema così centrale, mi chiedo, abbiamo forse una sufficiente percezione della partita in campo? In quanti sanno che occorre un accordo globale in grado di mantenere l’aumento della temperatura sotto 1.5-2 gradi per la sopravvivenza, lo scrivo due volte, SOPRAVVIVENZA, del nostro Pianeta entro il 2100 e che se mantenessimo questi ritmi arriveremo presto a quasi 4 gradi con evidente distruzione globale? Ed ancora, è noto che gli impegni che i singoli Paesi hanno ad oggi inoltrato prima dell’inizio della conferenza non consentono di stare sotto ai 2 gradi?   Che occorre stipulare accordi e vincoli obbligatori, sanzioni?

A oggi sappiamo che i due principali responsabili delle emissioni di Co2 (Cina e USA) sembrano impegnati seriamente, mentre l’India non vuol saperne, e pone un tema elementare: voi siete cresciuti ed avete inquinato, perché oggi chiedete a me di non farlo?

Emissioni, trasporti, agricoltura: servono politiche, servono scelte, servono aiuti necessari ai paesi in crescita per orientare il loro sviluppo su rinnovabili e sostenibilità, servono sanzioni pesanti per chi continua a inquinare e ad accrescere emissioni di Co2.

Scelte dei governi, ma anche comportamenti individuali, altrimenti “il vulcano sui quali bordi stiamo allegramente danzando” (rubo a Giampaolo Fabris la definizione) esploderà e ci porterà via nei suoi flutti in tempi non lontani.

Sono sfide enormi, assolutamente più grandi dei confini degli Stati, delle culture politiche del novecento, che chiedono nuovo pensiero, decisioni storiche, uomini (e donne) e azioni adeguati.

Il Pontefice sta dando messaggi grandi, e consiglio davvero una attenta lettura dell’enciclica Laudato Si’, della visione globale che tiene assieme economia, ambiente, pace, giustizia. Quel l’idea di Ecologia globale parla di una nuova umanità, affida compiti alla politica, agli Stati, agli esseri umani, al mondo laico. Forse mai una enciclica e’ stata…mi si passi l’eresia, così “laica” nella sua ambizione di dare un messaggio a tutti.

La “cura della casa comune” chiede di essere all’altezza delle sfide. E’ la casa di tutti. E’ la casa che non può consentire al terrorismo di gettarci nella paura e nell’insicurezza,  e’ la casa che non può più tollerare un numero così grande di poveri, di denutriti, di senza futuro, e contestualmente di ricchezze stratosferiche, e’ la casa che non farà differenze tra capanne e ville se il globo morirà per il nostro sviluppo distruttivo e dissennato.

Oggi vorrei dal mio Partito prima di tutto questo: una grande capacità di ripensare le risposte, di guidare una svolta della sinistra Europea, di compiere un salto di qualità indispensabile.

E poi certo … la legge di stabilità, i giudici, le riforme e lo 0,8 o lo 0,9 di crescita.

Susanna

Lascia un commento