#Quel coraggio che manca alla sinistra europea

Un signore di 77 anni, pulito, ordinato, con la piega nei pantaloni, seduto per terra, sconfortato e in lacrime. Accanto a lui una fila di persone davanti a uno sportello bancomat. Qualcuno lo guarda, ma nessuno si muove né gli presta attenzione per non perdere il proprio turno per ritirare i 60 euro. Le lacrime di quell’uomo, che probabilmente ha lavorato una vita e che prende una pensione già decurtata dai tagli di qualche anno fa, sono un problema solo della Grecia?  Io in quell’immagine, che ha fatto il giro di tutti i media, ho visto prima di tutto la resa, la stanchezza e l’impossibilità di fare qualcosa.

Immagino che anche voi, come me – se non fate parte della schiera di quelli che hanno sempre  la certezza assoluta in tasca – vi sarete chiesti perché nella civile e moderna Europa si è permesso di arrivare a tanto?

Ho letto, tra le tante voci  che si sono occupate della vicenda, alcuni scritti – certamente non sovversivi e che vi consiglio – come l’intervista del Presidente Romano Prodi sulle colonne de “La Repubblica” e  l’appello di 26 autorevoli economisti e accademici di tutto il mondo, guidati dal premio Nobel Joseph Stiglitz e dal professore della Paris School of Economics Thomas Piketty, che, in una lettera indirizzata al Financial Times, hanno messo nero su bianco le proprie preoccupazioni sui negoziati Grecia-Ue. Ma anche le parole di economisti del nostro territorio come Roberto Renò.

Anche per questo non mi sono piaciute le tifoserie, quelle che hanno prenotato il viaggio per Atene, e quelle che hanno twittato alla vigilia del referendum. E’ stato un errore quel referendum? Non lo so, ma indubbiamente poteva essere evitato se le trattative si fossero svolte con minore rigidità da ambedue le parti.
Ma cosi non è stato. Alexis Tsipras ha ricevuto un’investitura forte dal suo Paese, assai superiore a quella che avrei immaginato e non credo affatto che il popolo greco abbia votato per uscire dall’Europa. Ha votato un popolo stremato dai tagli e dalle condizioni pesantissime, un popolo civile che cerca una mediazione per ripartire.

Ma quel voto, cosi come la disperazione del pensionato greco, consegnano in mano all’Europa qualcosa che va ben oltre i confini della Grecia e che riguarda il futuro e il disegno del progetto europeo intero, e quindi il futuro di tutti noi. Quel voto richiama all’attenzione temi fondamentali, come il sogno europeo, il disegno di Altiero Spinelli, messo sulla sfondo e forse disperso dalla sola unione monetaria e i conseguenti vincoli finanziari.

L’austerità  può essere il solo linguaggio da usare per risolvere la questione greca? Oppure è possibile provare a ripartire mettendo al centro i valori e il valore dell’Europa unita e quindi anche adoperandosi, con ogni sforzo possibile, per tenerla insieme, investendo sulla vita dei cittadini e sulle loro condizioni di lavoro e non permettendo che ci siano differenze così grandi tra un pensionato che crolla rassegnato e non vede speranze per il proprio futuro, e un grande manager tedesco affermato e soprattutto pensando che se ci si libera del fardello greco si riuscirà a salvare il manager o comunque quella idea di Europa?
Ci sono stati grandi errori, causati sia dai governi greci, che dalla rigidità tedesca. Ma oggi, in questi giorni e in queste ore, in gioco non c’è solo la permanenza della Grecia nell’Europa e nell’euro, ma l’idea stessa di Europa di coesione e di codecisione.

In questi mesi, per me l’assente più grande è stato il PSE con la sua capacità di mettere in campo una visione nuova, in grado di tenere assieme le forze progressiste e della sinistra europea. Quello stesso Pse che è rimasto afono di fronte ai nuovi movimenti che hanno attraversato Spagna e Grecia, che non ha saputo trovare una voce comune sui temi dell’immigrazione, che ha affrontato il referendum greco e quanto ne ha seguito, attraverso voci troppo differenti. Da una parte quella del vice premier tedesco, nonché segretario dell’Spd che ha usato toni duri, forse più duri della stessa Merkel, dall’altra il Premier Hollande che sembra lavorare per una mediazione,  e  ancora il capogruppo del PSE in parlamento europeo Pittella.

Ma  quale è la posizione e la visione del PSE?

Ecco, vorrei tanto che il mio segretario (nonché Premier) provasse a rimettere la palla al centro, pretendesse un rilancio forte a un nuovo pensiero della sinistra nella quale ha creduto, portando il Pd nel PSE. Vorrei tanto che si riuscisse ad arrivare a un nuovo pensiero di questa contemporaneita, su quell’Europa che naviga in mari molto agitati.

Ci sono pochi giorni per aprire il cantiere con nuove speranze.  Domenica di fatto sapremo se si lavorerà per tenere insieme l’Europa o se si aprirà una storia di cui ad oggi nessuno conosce l’epilogo.

Servirà intelligenza, cultura, coraggio.

Susanna

One thought on “#Quel coraggio che manca alla sinistra europea

  1. Buongiorno On.le Cenni,

    La ringrazio di queste sue parole perchè io sono molto disgustata di questa Europa, non è certo quella del sogno di Altero Spinelli, ma nemmeno quella che pensava, quando ha approvato la moneta unica, Romano Prodi. Io non mi sento cittadina di questa Europa che pensa solo e soltanto alla finanza e, comunque mi scusi, ma non voglio che a decidere la nostra vita sia la Germania, ci ha fatto già tanto male, e i colleghi dei Paesi del Nord. Credo che se non si mettono in campo i valori della solidarietà, accoglienza e comunque non si da la possibilità di vivere, con il lavoro e non con il rigore, non si va da nessuna parte. Quello che ha dovuto accettare ikl Premier Greco è a mio avviso, una corda al collo che non salva certo nè la Grecia nè l’Europa. O questa Europa cambia o anche pur sapendo che non saranno momenti facili, è opportuno uscire. Male per male scegliamo da soli la ns/ politica. Inoltre mi spiace dover dire che a mio parere i partiti di sinistra, anche il PSE in Europa, dovevano farsi sentire anche picchiando colpi sul tavolo ( esempio).

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