(in copertina Bansky, Game changer)
Lo Statuto dei Lavoratori compie 50 anni. Probabilmente se non fossimo ancora così limitati dall’emergenza nel riunirci, nell’incontrarci, nello svolgere convegni, avremmo celebrato, discusso questo mezzo secolo trascorso da quel 1970 in cui il nostro Paese grazie a giuristi, lavoratori e una politica avveduta, illuminata fece uno straordinario passo in avanti in termini di civiltà, dignità, interpretando nel modo giusto la nostra Costituzione, una Repubblica fondata sul lavoro.
Eppure, mai come in questo tempo si renderebbe necessaria una discussione nuova sui diritti e sulla dignità del lavoro, o meglio, dei lavori. Sui diritti perduti, e su quelli nuovi da conquistare.
Abbiamo sperimentato lo smart working, avuto piena dimostrazione delle potenzialità, delle luci, in termini di tempo recuperato, di minor inquinamento, di flessibilità, e anche delle ombre, spesso sulla pelle delle donne che si sono ritrovate ad “ammortizzare” tutto, lavoro, figli, cura. Così come abbiamo avuto chiari i limiti ancora grandi delle difficolta di connessione.
Abbiamo ordinato cibo dalle nostre case, arrivato sulle spalle dei rider, prodotti on line, giunti con corrieri che ci fanno ripensare a quel bellissimo e durissimo film di Ken Loach.
Il lavoro, la merce, i consumi, i diritti, il pianeta, la dignità, le donne. Attorno a questi temi, a questi valori ci sarebbe da immaginare un “dopo” del tutto diverso. Ci sarebbe da ridisegnare i contorni di una sinistra moderna, forte, riformista e riformatrice.
Nel nuovo decreto, il Rilancio, quello coperto da 55 mld di euro, c’è una fetta grande di misure che si occupa di lavoro. Di quello sospeso, con cassa integrazione, ammortizzatori per 25 mld, di quello che non c’è, con il reddito di emergenza, di quello che rischia di non esserci più, con lo stop ai licenziamenti, di quello atteso, con 16000 posti in più nella scuola. Del lavoro di impresa, con risorse per fisco, ricapitalizzazioni, contributi a fondo perduto, altri 15 mld, sconti sugli affitti.
C’è la importantissima misura che prevede un eco bonus del 110% per le ristrutturazioni a fini di efficienza energetica e antisismica.
C’è poi un articolo sull’emersione del lavoro, che tanto ha fatto discutere.
Quell’articolo è stato oggetto di tensione e di scontro, e di tanto esercizio demagogico, perché interviene sulla regolarizzazione di braccianti e colf, prevalentemente non italiani. Giusta la scelta di inserirlo in questo decreto, perché assieme all’emergenza sfruttamento con la pandemia è nato un enorme rischio focolaio negli alloggi in cui vivono e dormono migliaia di braccianti immigrati che lavorano stagionalmente nelle raccolte. Ne parlo più diffusamente in un pezzo che ho scritto per la Fondazione Iotti. A mio parere l’accordo raggiunto nel Governo è un punto di partenza dignitoso che apre una porta, che può consentire a molti lavoratori di varcare quella soglia e uscire dalla clandestinità, accedere a un contratto, a diritti, a dignità. Un punto di partenza che, spero, voglia dire poter andare oltre, togliere dalle mani delle mafie, vite, risorse, potere.
Nel decreto si interviene nuovamente su congedi e bonus famiglie, per sostenere madri e padri nel loro rientro a lavoro. Si stanziano nuove importanti risorse per assunzioni e investimenti per la sanità pubblica.
Sono 80 i miliardi che sino ad oggi abbiamo autorizzato in debito. Una cifra enorme, ma piccola se confrontata con lo shock che questo Paese ha vissuto, con il bisogno di sostegno all’economia. Si porrà anche il tema di come programmare un rientro dal debito negli anni, lo faremo. Ma adesso c’è da fare di tutto affinché le ferite profonde di questa crisi non diventino inguaribili. E c’è da immaginare e costruire il DOPO da cui ripartire.
Di nuovo torna in campo il quadro delle risorse che possono essere messe a disposizione in Europa, del nuovo sguardo da assumere, perché se nulla sarà come prima, saranno utilissimi i fondi stanziati e in via di stanziamento, ma credo sia impensabile che si torni, senza nulla cambiare ai vincoli di finanza che abbiamo avuto fino all’inizio di Covid.
Da una settimana il Paese è ripartito. Commercianti, artigiani hanno riaperto attività, sanificato e si sono attrezzati. Un risveglio, un ritorno alla vita. Manca la scuola, ed è un problema sul quale abbiamo provato a dire la nostra, in modo particolare lo hanno fatto le donne. Il 21 maggio il premier Conte ha fatto il punto in Aula.
Adesso dipende da un lato a noi tutti, alla nostra intelligenza, alla correttezza dei nostri comportamenti e dall’altro al sistema sanitario, alla sua organizzazione intervenire con la sua capacità di monitorare e di farlo subito, appunto Testando, Tracciando, Trattando, tempestivamente.
In queste settimane anche una bellissima notizia, la liberazione di Silvia Romano. Dopo un anno e mezzo di prigionia questa giovane cooperante, grazie a un grande impegno del Governo e dei servizi ha potuto tornare ai suoi affetti, alla sua famiglia. Nessuno può sapere cosa questa giovane donna ha vissuto, cosa abbia dentro, come elaborerà la sua prigionia. Silvia ha ringraziato, ha annunciato di essersi convertita all’Islam, e da lì e partito un delirio di violenza e aggressioni senza freno alcuno. È accaduto anche in Parlamento, con un inqualificabile intervento di un deputato della Lega, tal Pagano. La risposta di Silvia è stata straordinaria, nonostante le minacce e le aggressioni rivolgendosi ai tanti che sono intervenuti a sua difesa: “Non arrabbiatevi, il peggio è passato, non vedevo l’ora di scendere da quell’aereo, contava solo riabbracciare le persone più importanti della mia vita. Nonostante il mio vestito.”
Noi abbiamo una Costituzione straordinaria, quei principi fondamentali sono di una modernità straordinaria. Ogni tanto è utile rileggerla. Silvia è una nostra cittadina, una ragazza generosa che a 24 anni è partita per andare a fare volontariato. È una ragazza il cui sorriso abbiamo tutti condiviso, imparato a riconoscere. Lo abbiamo visto anche mentre attraversava quel breve tratto tra la scaletta dell’aereo e l’abbraccio con la famiglia. Spero che non lo perda mai quel sorriso, glielo auguro con tutto il cuore, nonostante i coltivatori dell’odio. Non vinceranno.
Noi siamo il Paese che ha conquistato la democrazia sconfiggendo il fascismo, che ha sconfitto con la sua unità il terrorismo negli anni di piombo. Sconfiggeremo anche la stagione dell’odio.
Quel Dopo, così complicato e delicato da disegnare, dovrà essere anche il luogo e il tempo di una nuova stagione di relazioni. Politiche, sociali, umane.
Susanna