C’è un brusio di fondo impressionante appena si entra alla Camera in questi giorni.
Il transatlantico, che di norma vede crocicchi attorno ai divanetti nelle pause tra una votazione e l’altra, è invece molto affollato. Volti noti, quelli dei deputati, dei senatori, dei giornalisti. Volti meno noti, quelli dei delegati regionali, alcuni freschi di elezione.
Li riconosci dallo sguardo un po’ perso, emozionato dall’incontro con questi luoghi.
Vedo prevalenza di volti distesi. Non c’è la tensione di due anni fa, non ci sono i gruppetti, le riunioni parallele. L’aria che si respira e’ davvero diversa.
La chiama scorre. Commenti sul sentire diffuso, caffè. Conteggi. Attesa. “Tu che dici ..ce la facciamo?” E la domanda più ricorrente.
Attesa del quarto scrutinio, quello in cui probabilmente, ed auspicabilmente con i soli voti del Pd, di Sel, dei centristi, al momento non sappiamo di chi altro, eleggeremo il nuovo Presidente della Repubblica.
Un Pd ricompattato, che certo non annulla le differenze esistenti su riforme, legge elettorale, Job’s act. Differenze che restano e che è difficile sfumare.
Quando un partito fa una scommessa come quella che abbiamo fatto noi con la nascita del Pd deve mettere nel conto culture, letture, visioni differenti che a volte possono non raggiungere il sufficiente punto di mediazione.
È’ accaduto sul Job’s act, sulla riforma elettorale, sulle riforme costituzionali.
Molto diversa e’ stata la storia sul Presidente della Repubblica.
Gestita molto bene dal segretario Renzi, fatta di ascolto, di condivisione prima di tutto dentro al Partito, di fissazione dell’asticella ad un livello qualitativo molto alto dei criteri ancor prima dei nomi. Un percorso che ha visto, nelle ore scorse un crescendo di condivisione interna, ed un cambio del gioco.
Sul nome di Sergio Mattarella, oggi giudice Costituzionale, con una storia limpida, un curriculum specchiato e di assoluta garanzia, sono arrivate anche altre forze oggi all’opposizione del Paese, a partire da Sel.
L’assemblea dei grandi elettori ha fatto bene a non tornare al Capranica. Non vorrei rivivere nemmeno un attimo di quella storia e di quell’insieme di errori. Di quel dolore provato nel momento della consapevolezza che tra noi c’erano 101 traditori. Ogni giorno mi chiedo quanti di loro stanno al governo, ricoprono cariche importanti nel partito o in parlamento.. Chissà se la storia farà giustizia di questi piccoli uomini/donne?
Stavolta, dopo una chiara e forte presentazione di Renzi, non ci siamo fermati all’applauso. Abbiamo votato. Abbiamo alzato il nostro badge per condividere un impegno su quel nome. Sergio Mattarella.
Un respiro di sollievo.
Lo dico con sincerità. Avrei avuto qualche difficoltà in più con alcuni altri dei nomi che circolavano.
Alcuni oggi mi chiedono se non fossero possibili figure di altra generazione, cambiando anche la prassi che vede scegliere da sempre uomini, e uomini attorno ai 70 anni.
Certo. C’erano altre possibilità, alcune delle quali mi avrebbero reso davvero entusiasta.
Ma credo anche che di fronte all’orizzonte del Quirinale, le categorie con cui affrontare la sfida debbano innanzitutto essere quelle della condivisione più alta possibile, del prestigio, della assoluta autonomia da ogni altro potere e livello istituzionale e costituzionale.
Sergio Mattarella e’ tutto questo, oltre a testimoniare anche un lato della storia del nostro Paese, quello della schiena dritta e del tributo alla lotta contro la mafia. E quel suo gesto di dimissioni di fronte alla “legge Mammi'”
Domani, passando sotto alla cabina allestita dal 29 gennaio, sarà con grande convinzione che scriverò il suo nome sulla scheda.
Sara il 4 scrutinio. Spero lo scrutinio determinante.
Per adesso aspettiamo e confidiamo nella responsabilità e in quel sentimento maturo, serio, figlio di studio e consapevolezza che si chiama #sensodellostato.
…Bianca…bianca..bianca…e’ solo il 30 gennaio.