#Quirinale: la fretta non serve, mai

Durante la settimana di votazioni per il Quirinale da più parti sono arrivate critiche e commenti che consideravano troppo lunghe e macchinose le operazioni, troppo tardivi i tentativi di sintesi tra le diverse forze politiche. Come se eleggere il Presidente della Repubblica fosse qualcosa da fare in fretta, come se quello che stava accadendo in Transatlantico fosse uno scandalo. Forse però vale la pena ricordare che nella storia della Repubblica, solo due dei 12 presidenti sono stati eletti al primo scrutinio: Francesco Cossiga e Carlo Azeglio Ciampi (per cui ci vollero addirittura meno di tre ore!). Per Giovanni Leone servirono addirittura 23 votazioni, per Giuseppe Saragat 21 e si votò anche nel giorno di Natale, per Oscar Luigi Scalfaro 16. Questo ovviamente non significa che abbiano svolto meglio o peggio il loro incarico o che la loro elezione sia stata più o meno identificativa degli scenari politici di riferimento. Significa che a volte trovare la sintesi è difficile soprattutto in un Parlamento come quello attuale, dove nessun partito né coalizione ha i numeri per decidere da sé, dove quasi 300 tra deputati e senatori hanno cambiato collocazione dall’inizio della legislatura e dove le esigenze e le sensibilità delle forze politiche sono diverse. Era necessario fare un buon lavoro, a prescindere dal tempo necessario. E io credo che lo abbiamo fatto.