Un’intera categoria di imprese artigiane che operano nel restauro, circa 8mila in Italia di cui 1500 solo in Toscana, sono messe a rischio dall’attuazione dell’articolo 182 del nuovo Codice dei Beni culturali e del paesaggio, che entrerà presto in vigore dopo la proroga al 30 giugno decisa alcune settimane fa. Una proroga che ha solo rinviato il problema: in base alle nuove norme, infatti, la qualifica di restauratore dei beni culturali spetta a chi ha conseguito un diploma presso una scuola di restauro riconosciuta (sono pochissimi gli istituti in Italia), scuole accreditate e corsi con riconoscimento regionale. Per tutti coloro che già svolgono la professione, la possibilità di accedere alla qualifica tramite esame di Stato è condizionata alla presentazione di una documentazione talmente complessa da reperire, facendo riferimento al periodo precedente all’anno 2000, da rendere l’accesso di fatto impossibile a migliaia di professionisti e imprese che da anni operano nel restauro con riconosciuta competenza.
Gli stessi restauratori che anche dopo il 2001 sono stati impegnati in lavori commissionati dalle Soprintendenze, oggi non sono nelle condizioni di accedere al riconoscimento della qualifica. La lettera che ho inviato nei mesi scorsi al ministro dei beni culturali Bondi (e all’allora ministro dello sviluppo economico Scajola…) è rimasta senza risposta. Così come è ancora senza risposta, nonostante i numerosi solleciti, l’analoga interrogazione di Ermete Realacci del Pd. Quello che contestiamo non è la volontà di perseguire la ricerca di nuove strade per formare nuovi e preparati operatori, ma questo deve avvenire parallelamente alla valorizzazione della professionalità e dell’esperienza maturata nel corso degli anni da un’intera generazione di restauratori e riconosciuta dagli enti, a partire dalle Soprintendenze, che ne hanno certificato il lavoro. Per questo crediamo sia necessario perseguire quanto prima, attraverso un iter legislativo concertato con i rappresentanti del settore, una serie di norme che possano sopperire al repentino caos legislativo introdotto dalle nuove prescrizioni.