Tra qualche giorno voteremo in città importanti. Sarà un test rilevante dopo le politiche, dopo il risultato del Friuli Venezia Giulia e dopo la nascita del Governo Letta, dopo i pasticci nati in casa Pd. Siena è tra queste città. Si voterà per ricominciare, per tornare a crescere, per investire sulle straordinarie risorse della città, appannate da errori pesanti che hanno riguardato la Banca e non solo.
In questi giorni sono stati varati importanti provvedimenti: lo sblocco di 40 miliardi di euro per il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione verso le imprese; i primi decreti del Governo a copertura della cassa integrazione e a copertura della proroga di 150.000 contratti a termine nella pubblica amministrazione, la sospensione dell’Imu per giungere a una sua riforma che non penalizzi i redditi più bassi ma nemmeno svuoti di risorse le casse dei Comuni, già in grande difficoltà per i tagli lineari e per i vincoli del patto di stabilità. Sull’Imu vorrei proprio sottolineare il fatto che, nonostante i proclami del Cavaliere, non si è deliberato né la restituzione (da lui promessa in campagna elettorale), né l’abolizione dell’Imu, e quindi quanto deciso dal Governo è francamente molto più vicino alla nostra proposta, quella di una detrazione sulla prima casa fino ai 500 euro.
Restano, però, tanti punti aperti: il rinvio della Tares, l’aumento di un punto dell’Iva, la proroga del 55 per cento di detrazioni per le rinnovabili. Restano soprattutto necessari provvedimenti per dare linfa a imprese e lavoro, e servono risorse per farlo. Sappiamo bene che il Governo Letta non è il governo che noi avremmo voluto. Certo non è il Governo di cambiamento, e ogni giorno il gioco al rialzo che fa il Pdl, pavoneggiandosi per il risultato sull’Imu (che al momento, ripeto, è una sospensione), o tentando forzature sulla giustizia, ce lo ricordano con chiarezza incoraggiandoci ulteriormente alla nettezza delle nostre posizioni.
C’è però un impegno che Enrico Letta e suoi Ministri della nostra parte si sono assunti: interpretare le urgenze del Paese, a partire dal lavoro, riformare la legge elettorale, e aprire una fase nuova nelle relazioni con l’Europa e con i vincoli finanziari. Quell’impegno va rispettato. E il nostro gruppo parlamentare, a differenza di un anno fa, ha oggi i numeri per condizionare e migliorare in Parlamento i provvedimenti, e anche per impedire i tentativi sulla giustizia o su altri provvedimenti di diretto interesse del Cavaliere che potranno esserci. Qualche settimana fa l’assemblea nazionale ha eletto, dopo le dimissioni di Pierluigi Bersani, Guglielmo Epifani, segretario del Pd, con il compito di accompagnare il partito a un Congresso che, certo, non potrà essere un congresso ordinario, un congresso qualunque.
“OccupyPd”, “Open Pd”, circoli, assemblee, ogni sera affronti una discussione, iscritti arrabbiati, inquieti, sfiduciati. E-mail che giungono giorno, iscritti che vogliono contare, e ancora il desidero di sapere chi sono i “101”.
No. Non potrà essere un percorso ordinario quello del secondo congresso del Pd. Il Pd deve essere rifondato, rilanciato o forse semplicemente generato, insieme a un’identità più netta e più riconoscibile. Generato sul serio, archiviando l’idea di un agglomerato di ex qualcosa, di insieme di cordate e aggregazioni. C’è da ridefinire l’identità di un moderno partito di sinistra che vuole nuovamente mettere al centro i temi dell’uguaglianza, del lavoro, dell’inclusione sociale, della giustizia sociale, di uno sviluppo economico che non divori le risorse ambientali, dell’accesso al sapere, delle pari opportunità per tutti gli individui. Per fare questo non possiamo che partire dai contenuti, da un confronto vero e diffuso, iniziando dai circoli, dai territori e dagli iscritti. Ci sono tante energie, tante intelligenze, tanta voglia di partecipare. Noi abbiamo il compito e la responsabilità di aprire al massimo le porte a questa buona politica, a questa linfa vitale. Dopo, solo dopo aver aperto una seria discussione sui contenuti, che può avvenire con piattaforme emendabili o alternative, potremo parlare di candidature.
Proviamo a fare sul serio, proviamo a fare bene. Per noi tutti e per le speranze vere di questo Paese.