Rosso fuoco

Grecia: 94.000 ettari in fumo in pochi giorni. Fuoco in Oregon, in Canada, in Siberia (2,5 milioni di ettari), Turchia, Svezia. In Italia il primo grande rogo è scoppiato in Sardegna, poi Calabria, Sicilia, Puglia: solo nel nostro Paese gli incendi di queste settimane hanno quadruplicato la media degli ultimi 12 anni. Una tragedia ambientale, sociale, economica.

Le ragioni sono tante. La prima indubbiamente il grande caldo che sta percorrendo buona parte del mondo, la siccità accompagnata spesso da un forte vento. Ma prevalentemente il fuoco nasce dall’uomo, per sua diretta volontà o per colpa: solo il 2% degli incendi ha cause naturali.

Ancora una volta, un’insufficiente o inadeguata gestione forestale e l’incuria del territorio sono tra le motivazioni della veloce propagazione del fuoco, a cui si aggiungono le difficoltà di spegnimento che in alcune regioni sono causate da una critica organizzazione dei servizi antincendio. In fumo vanni boschi, terreni, case, animali e purtroppo anche alcune vite. In fumo aziende, attività, prodotti agricoli, il futuro di molti agricoltori.

Abbiamo chiesto, come è doveroso fare, interventi veloci del Governo, indennizzi, sostegno. Ma il tema vero sarà svoltare nella gestione e nella tutela del territorio con più risorse, più consapevolezza della crisi climatica, più riconoscimento del ruolo dei veri guardiani del territorio come agricoltori e forestali.

Il report dell’ONU sul clima ha toni inediti di allarme e disegna uno scenario irreversibile: siamo «vicini al punto di non ritorno». Oltre agli incendi, si contano le drammatiche inondazioni in Germania, in Belgio, in Cina… Nonostante gli allarmi ed i moniti lanciati dall’accordo sul clima del 2015, la temperatura è cresciuta e gli effetti sono la nostra quotidianità.

Il dibattito è aperto con scienziati che evidenziano tale proiezione, mentre altri che ne attenuano i toni. Ma il merito non cambia e in gioco c’è il futuro della Terra e delle giovani generazioni.

La scelta dell’Europa con la sfida della neutralità climatica entro il 2050, dunque, torna di assoluta attualità e, anzi, può forse rappresentare un obiettivo addirittura troppo lontano nel tempo. Come la Presidente Ursula Von der Leyen ha ricordato in questi giorni, il prossimo decennio sarà decisivo. Sappiamo come fare, sappiamo che serve accelerare nella transizione energetica e climatica, svoltando sulla produzione di energia, sui trasporti, sull’edilizia, sulla qualità dei consumi, sulle pratiche agricole e forestali; eppure, è ancora forte, troppo forte, la cultura del rinvio, dell’attenuazione di ogni provvedimento che vada in questa direzione. Ma non è proprio più tempo di rinvii e di attenuazione, perché noi quel tempo in più non lo abbiamo.

Allarme rosso anche sulle morti sul lavoro (paradossale continuare a definirle morti bianche…).

Troppi e ripetuti. Troppo simili le casistiche. Ancora una giovane donna uccisa dalla macchina con cui lavorava, e poi ancora uomini – solo ieri due in un giorno.

Il Governo è al lavoro. Il Ministro Orlando ha annunciato l’assunzione di oltre 2.000 ispettori ed è in atto un’accelerazione dei controlli su sicurezza e su caporalato. Anche le risorse del PNRR possono essere utilizzate a tale scopo: sarà importante farlo presto, nel modo migliore.

Dopo i campionati europei di calcio, anche le Olimpiadi hanno visto un’Italia vincente. I nostri campioni olimpici hanno però stavolta rappresentato un volto diverso dell’Italia su cui vale la pena di soffermarsi, al di là delle medaglie, dei podi o dei record inceneriti. Ha vinto l’Italia dei centri sportivi territoriali, del sacrificio sportivo ed umano. Ragazzi e ragazze per lo più figli di famiglie normali e multietniche. Volti che ci raccontano una realtà che già esiste e che solo una parte della politica fa fatica a riconoscere. Il Presidente del Coni ha parlato di ius soli per meriti sportivi, ma la Ministra Lamorgese ha giustamente rigettato il confine (non si capisce perché un giovane figlio di immigrati nato in Italia che non vince le Olimpiadi non dovrebbe avere il medesimo diritto…), e ribadito l’urgenza di norme di riconoscimento per bambini e bambine nati nel nostro Paese e che con i nostri figli studiano, crescono e appunto fanno sport, magari consentendo al nostro tricolore di vincere.

L’Italia vera oggi è questa: non riconoscerlo significa guardare altrove.

Il lavoro, l’impresa, i diritti, la crisi climatica da affrontare, la campagna vaccinale da completare per tornare ad una vita normale: sono tutti elementi fondamentali della ripartenza.

Altrimenti anche l’autunno continuerà ad essere rosso.

Intanto, chi potrà si fermerà e si riposerà un po’, raccoglierà idee ed energie. Per tornare a scuola, al lavoro, o in campagna elettorale, come in molte città e nel collegio di Siena, dove anche in questi giorni sono in corso appuntamenti, incontri, occasioni di ascolto assieme al nostro candidato, Enrico Letta. Roma, Torino, Bologna, Milano vanno al voto: in nessuna piazza sarà una passeggiata, ma noi ci andiamo con persone di qualità e idee, con la forza di un Pd che si è rimesso in gioco. A partire dal nostro leader.