In Aula abbiamo votato il decreto che modifica il funzionamento della protezione civile nel tentativo di evitare che in futuro poteri speciali possano nascondere vicende poco edificanti o veri e propri affari. Adesso è iniziata la discussione sulle mozioni a sostegno delle piccole e medie imprese (credito, pagamenti delle pubbliche amministrazioni), avremo l’unanimità su un lavoro voluto dal Pd. Intanto rimbalzo tra alcuni blog, commenti in rete o sui giornali di questa mattina che parlano delle prossime nomine nel Cda della Rai. Ieri pomeriggio Pierluigi Bersani ha dichiarato che il Pd sosterrà un coppia di proposte raccolte dal confronto con alcune importanti associazioni politico culturali, si tratta di Gherardo Colombo e di Benedetta Tobagi. Un uomo e una donna, profilo culturale di tutto rispetto, esperienza e freschezza.
Eppure il ring sul tema si è immediatamente animato, “Bersani ha sbagliato, ha rinunciato e far svolgere al Pd il suo ruolo, ha abdicato alle associazioni”, “non si è tenuto conto di alcuni profili culturali”, “non si sono sentite alcune associazioni”.
Io invece sono rimasta positivamente colpita da questa scelta. Ho visto con convinzione la scelta di tradurre le parole in atti e in fatti, ho visto la scelta di “aprire il Pd” sul serio al confronto con importanti associazioni impegnate nella società sui temi della democrazia, dell’uguaglianza e della differenza di genere, chiamate a misurarsi con “scelte di governo”. Scegliere è difficile, si sa, soprattutto quando si tratta di persone, e lo si è visto anche in questo caso, ma si è inaugurato una strada nuova e si è innegabilmente innovato.
L’innovazione, la selezione di figure di indubbia qualità, e soprattutto l’apertura alla società, ai movimenti e alle associazioni impegnate su valori fondanti della democrazia, della partecipazione, della rifondazione del Paese, saranno la strada necessaria che il Pd deve percorrere, e che il segretario ha scelto (non senza suscitare riserve di alcuni), ad esempio decidendo di andare a primarie aperte per la scelta del candidato Premier dell’area delle forze del centrosinistra, e non solo dei partiti, guardando con determinazione a un mondo vasto che non ci chiuda le dita nel solito diktat da dibattito televisivo con l’Idv o con l’Udc.
Sono mesi difficili. Mai come in questi giorni l’Europa, i mercati, ma tutti noi direi, abbiamo seguito le elezioni di un singolo stato (la Grecia), e siamo in attesa del 28 giugno, giornata nella quale si svolgerà la riunione del Consiglio Europeo per comprendere quale scenario si aprirà per l’euro e il futuro dell’Unione europea. Mai come oggi il destino dell’Europa e delle vite quotidiane dei cittadini sono state cosi legate tra di loro. Mercati finanziari e occupazione. Tutto questo ci fa interrogare sul senso e sulla direzione, sull’efficacia delle politiche, dei provvedimenti dei singoli Stati e del nostro stesso Governo che, pure in pochi mesi, è riuscito a ridarci una dignità nello scenario internazionale e, lo sappiano, sulla politica, sul suo peso, sul suo senso. È possibile continuare ad accettare che lo spread bruci milioni di euro interpretando il voto greco, un dibattito parlamentare o una mobilitazione dei lavoratori?
È impensabile che si possa profilare la fine dell’esperienza dell’euro e con lui la fine del progetto europeo e chi teorizza questo scenario come auspicabile, e si va da Grillo alla Lega per arrivare alle ultime esternazioni di Berlusconi, dimostra una incredibile e grave irresponsabilità. Ma comunque vada, a chi si candida a governare il futuro di questo Paese è richiesta una nuova visione dell’Italia e del Mondo, è richiesto di dar vita assieme ad Hollande e alle forze progressiste europee, un nuovo asse politico e culturale che metta al centro la costruzione di nuovi equilibri e di nuovi orizzonti che tengano assieme crescita, welfare e democrazia. Si la democrazia. Quello strumento che ha visto le popolazioni compiere scelte o punire governi e governanti, quell’arma straordinaria che sia la Francia che la Grecia hanno usato facendo scelte comunque rilevanti. Quello strumento che vede i cittadini organizzarsi in partiti, movimenti, associazioni, che li vede dibattere, pensare, costruire idee che desiderano essere rappresentate e realizzate. Quello strumento che attraverso la rappresentanza, l’elezione di sindaci, consiglieri, Governi e si, anche parlamentari, ha per decenni portato le istanze dei popoli nelle istituzioni e quindi nelle politiche. Oggi assieme all’euro, al futuro economico e sociale è in gioco anche tutto questo, e non solo per quanto i sondaggi ci raccontano sulle intenzioni di voto, ma per l’allocazione dei poteri decisionali, sempre più lontani dai luoghi elettivi e istituzionali.
Io non perdo il sonno quando Renzi, in modo dispregiativo, chiama i parlamentari “schiacciatasti” rappresentando un futuro della Politica fatto da Numeri Uno (lui) e stuoli di fedelissimi al capo, anche se mi piacerebbe avesse un grammo di rispetto in più verso gli altri. Penso semplicemente che sbagli, e mi piacerebbe qualche volta sentire non solo cosa vorrebbe fare nei suoi elenchi numerici e simbolici per il futuro, ma anche cosa ha fatto nei suoi incarichi istituzionali oltre a candidarsi brillantemente per l’incarico successivo. Ma al di là del sindaco aspirante Premier, penso che davanti a noi ci sia invece uno straordinario bisogno dell’impegno di tanti e di tante, di territorio, di istituzioni, di nuova fiducia e anche di rappresentanza. Certo meglio selezionata, certo scelta dai cittadini, certo legata ai problemi concreti del territorio.
Da lunedì saremo a votare e tentare comunque di migliorare ancora la riforma del mercato del lavoro. Ci siamo impegnati a farlo per consentire a Monti di essere più forte nel confronto con gli altri leader europei, nel chiedere alla Germania un cambio di rotta su vincoli che rischiano di soffocare non solo Grecia e Spagna, ma l’intera Europa. È un impegno che ha preteso uno scambio serio: la garanzia di risolvere bene la vergogna degli esodati, e questo ieri sera il Presidente si è impegnato a fare con una dichiarazione pubblica (dopo un’audizione nella mattinata davvero non brillante del ministro Fornero). Intanto continua il nostro impegno per modificare la legge elettorale.
Non so se ce la faremo, ma noi del Pd ogni giorno facciamo pressione su questo e al Senato qualche piccolo risultato c’è già. Lo si fa anche schiacciando tasti. Già, amici miei, anche io sono una “schiacciatasti”‘ …una che oltre a garantire la presenza alle votazioni, però, nei territori ci sta e ci vive, che in queste ultime due settimane per esempio si è occupata di distretto del camper assieme ai sindaci della Valdelsa, di Rdb, dell’istituto agrario che rischia di perdere la sua autonomia, di circoli ARCI che rischiano di diventare inaccessibili per i conti che l’agenzia del demanio presenta, ho incontrato allevatori, ricercatori, il commissario del Comune di Siena, mi sono occupata di strade (per la Due Mari, un altro piccolo passo avanti), di donne, di agricoltura sociale, di olio di oliva, di Siena, della mia terra, del dibattito sul futuro del mio partito, ho ricevuto tante persone in cerca di lavoro, perché questo è il mio dovere verso i cittadini che hanno comunque scelto un simbolo sulla scheda e sotto c’ero anche io.
Lo so bene che non basta per rispondere a chi continua a perdere il posto di lavoro, chi sta chiudendo l’azienda e perde fiducia nel futuro, ma so che il mio compito è anche di ascoltare con pazienza chi non ne può più e rappresentare anche quella rabbia, che è e deve essere anche la mia rabbia. Il futuro si costruisce assieme, e presto toccherà al Pd dare le risposte, con i suoi numeri uno e con tutti coloro che si fanno carico delle rabbie e dei problemi.