Il tema della riapertura delle scuole è, ormai da settimane, al centro dell’agenda politica nazionale, ma non solo. Enti locali, istituti, famiglie, studenti si interrogano, giustamente, su come (visto che al quando è stata data una risposta) avverrà questa riapertura. La necessità di mettere in atto tutte le misure di sicurezza necessarie al contrasto del coronavirus è la priorità, che va declinata secondo le innumerevoli attività che servono a rimettere in moto il mondo scolastico. Tra queste c’è quella legata alle mense e alla refezione scolastica. Nei giorni scorsi ho presentato un’interrogazione al governo per chiedere quali iniziative intenda prendere per promuovere, di concerto con gli istituti e gli enti locali, modelli di refezione scolastica compatibili con lo sviluppo dell’emergenza sanitaria e che possano assicurare la qualità dei pasti, la riduzione degli sprechi alimentari e nessun aumento per le rette delle famiglie. L’interrogazione, inoltre, vuole proporre un’alternativa a una delle soluzioni possibili avanzate in queste settimane: quella del lunchbox, che potrebbe causare: aumento di rifiuti di plastica, una crescita degli scarti di cibo, una inevitabile perdita di fragranza e di gusto dei cibi che incide sull’impoverimento del potere nutrizionale e protettivo del pasto, una reazione conflittuale da parte delle famiglie, sia per la possibile perdita di qualità dei cibi, sia per il probabile aumento delle rette dovuto alle nuove modalità di produzione e confezionamento dei pasti.
