Se torna la destra, quella che davi per sconfitta, finita, ci sono domande serie che ti devi fare.
E la destra è tornata.
Se città come Genova, Sesto San Giovanni, Pistoia, l’Aquila, storicamente governate dalla sinistra, città nella quali il Governo locale per interi decenni – grazie alle politiche locali, a grandi sindaci, ma anche a una identità chiara della sinistra – hanno parlato e dato risposte ai ceti operai, popolari, così come all’impresa e alla crescita passano al centrodestra in una domenica di ballottaggi e se a Verona, al secondo turno nemmeno ci arrivi, il tema non può essere il destino, i gufi o quelli di prima….ma la rottura profonda con un pezzo del tuo elettorato, proprio a partire da quei ceti popolari.
È stata una notte pesante quella tra domenica e lunedì, 25 città capoluogo di provincia al ballottaggio, 16 erano governate dal centrosinistra. Adesso invece 15 di quelle 25 assieme a città più piccole passano al centrodestra. In Toscana Carrara va al M5S, Pistoia va al centrodestra. Lucca per fortuna resta per poche centinaia di voti con la guida di Tambellini, una Toscana che, dopo Grosseto, Arezzo, Livorno e altri comuni importanti, assume una colorazione del tutto inedita, consegnando alla storia il monopolio del centrosinistra e diventando seriamente contenibile anche in vista del 2020.
Uno smottamento. Pesante e generalizzato, ed è inutile dire che si, comunque sono tanti anche quelli che abbiamo conservato.
Cosa non ha funzionato? Perché gli elettori hanno scelto di revocare la loro fiducia al Pd e al centrosinistra, o di sospendere la loro facoltà di andare a votare?
È certo che non è stato un fulmine a ciel sereno, ma adesso la campana ha suonato sul serio per il Pd e per tutto il centrosinistra. Meglio ricordarsi che è l’ultima di una serie di sconfitte, arrivate dopo Roma, Torino, Perugia, Venezia, la Liguria, la disfatta in Veneto e il Referendum.
Io credo che le parole inedite di Veltroni, di Prodi, dello stesso Franceschini, che assieme a Cuperlo e Orlando, invitano a non sbrigare ancora una volta “la pratica” frettolosamente archiviando una nuova sconfitta senza ragionare sulla rotta, che chiedono di non proseguire un percorso solitario, non possano essere liquidate come “chiacchiericcio”.
Prodi non è uno qualunque, e la metafora della tenda fuori dal Pd non merita battute infelici e poco efficaci. Ed è anche inutile dire che abbiamo perso anche dove ci siamo alleati con altri soggetti del centrosinistra.
Il punto è che non si ricostruisce quel fronte a tavolino o in modo occasionale, ma con una rotta politica chiara che non può passare in un battito di ali dall’accordo con Berlusconi al dialogo con Pisapia, e senza tenere conto che hai rotto una relazione, una connessione con interi mondi ed aree sociali, che le giovani generazioni non ti considerano più la forza politica alla quale guardare.
Certo noi siamo i principali sconfitti, ma non i soli, sia chiaro.
Se perde il Pd non può esserci centrosinistra, e chi, uscito dal nostro partito non lo capisce non mi pare destinato a grande futuro.
Prodi ha parlato di collante, di ricuciture ed è chiaro a tutti che non si tratta semplicemente di riproporre formule del passato, ma è altrettanto chiaro che il miraggio dello sfondamento al centro è svanito definitivamente.
Adesso ciò che serve è la ricostruzione dal basso di un campo del centrosinistra che non può limitarsi alle sigle, anche se la ricostruzione delle coalizioni è la base di partenza. Devi tornare a parlare al mondo della scuola, del lavoro, ai tanti che non si recano più alle urne, ai cittadini disorientati.
Certo il quadro non è semplice ma guardando alla scadenza delle politiche, una legge elettorale proporzionale, che non reintroduca premi di governabilità, non spinga a coalizzarsi, non potrà che tradursi nell’ingovernabilità e nel caos.
Un quadro che deve preoccuparci, ma che soprattutto deve spingerci a fare tutto il possibile per lavorare in un modo del tutto diverso da quanto fatto sino ad oggi a partire da una dichiarazione chiara per esempio: dire che noi non governeremo mai più con il centrodestra.
Il Pd è nato per unire, e non per dividere. Lo hanno ripetuto in molti in questi giorni. Occorrono allora idee, proposte, uomini e donne capaci di farlo.
Sabato Giuliano Pisapia ha convocato a Roma un appuntamento importante di quei pezzi diversi della sinistra fuori dal Pd, cercando di smussare angoli e le preclusioni. Ci saranno anche alcuni dirigenti del Pd, Cuperlo, Orlando, Damiano. Anche da quel campo occorre che vengano compiuti passi in avanti, perché un campo aperto del centrosinistra ci sarà solo anche con il Pd.
Ricucire, ricostruire. Priorità ai temi economico sociali. Ripartire dal basso, con umiltà, con ascolto con condivisione di disagio e difficoltà. Un’ idea e un progetto comune per l’Italia.
Solo così puoi mettere in campo un centrosinistra ampio, anche sociale, che torni a essere riconoscibile e riconosciuto.
Presto ci sarà il voto a Siena. Una partita complicata.
Io credo che anche qui serva un salto di qualità da parte di tutti, e serva innanzitutto privilegiare un messaggio aperto e un’idea, una proposta di città dopo le difficoltà e il terremoto di questi anni.
Una partita che avrà bisogno del contributo di tutti, anche fuori dalla città.
Impossibile non richiamare l’attenzione sull’emergenza migranti di queste ore. Da giorni sono ripresi sbarchi con numeri impressionanti e piccoli cadaveri. Io credo che l’allarme che il Governo sta dando sia giusto e urgente. L’Italia, che con generosità da anni salva vite nel mediterraneo, da sola non può più farcela.
Adesso l’Europa faccia l’Europa sul serio.
Susanna
Scusi ma non ci capisco piu’ niente.
Quando votavo Prodi convintamente, i miei compagni (quelli più a sinistra di me, quelli bravi e puri o se vuole i comunisti con il rolex) mi trattavano a pesci in faccia perchè votavo uno che veniva da fuori il partito, addirittura dal centro, ma io li ho mandati a quel paese e ho continuato a combattere per Prodi e gli altri diventavano tutti Prodiani.
Oggi voto convintamente Renzi e i soliti (a sinistra della sinistra, quelli di prima) mi ritrattano a pesci in faccia e cercano di buttarlo giù come hanno fatto con Prodi perchè nel loro mondo comandano molto democraticamente le minoranze, o i soliti se vuole, e si sentono tanto rappresentativi da uscire e farsi un partito per conto loro (litigando anche tra loro), salvo poi piangere al momento del voto perchè vogliono aggregarsi, chiaramente con una semplice e modesta richiestina.
Quale ?
Ma è ovvio.
Togliete Renzi dalle balle.
Serve altro.
Trentacinque anni a lavorare alla festa dell’Unità e mi chiedo chi me lo ha fatto fare.
Dionori Fabrizio