Quarantasette esseri umani sfuggiti a fame e persecuzioni, sfuggiti ad aguzzini in Libia. Questi erano i migranti a bordo della Seawatch giunti nella rada di Siracusa chiedendo di sbarcare per le procedure di asilo. Una quindicina minorenni, ma in sostanza, come ci ha detto il Sindaco di Siracusa, “tutti ragazzi”, uomini molto giovani. Ancora una volta una prova di forza di Salvini sulla pelle di disgraziati per mostrare i muscoli con l’Europa. Attorno a questa imbarcazione si è mobilitata un’azione politica e sociale, di forze politiche e associazioni. Mercoledì scorso ho fatto parte della delegazione parlamentare che si è recata a Siracusa per prendere parte alla staffetta del Pd, una staffetta che chiedeva lo sbarco e diverse politiche nella gestione dell’immigrazione. Abbiamo incontrato il sindaco, il prefetto, siamo stati ricevuti dalla Capitaneria di Porto e poi ci siamo recati al porto. Nel frattempo si susseguivano notizie sull’imminente sbarco ed è arrivato l’ordine per la SeaWatch di dirigersi a Catania per far finalmente sbarcare i 47 migranti. Ho incontrato una città incredibile, a partire dal suo giovane e bravo Sindaco, una città mobilitata e accogliente. Sono ripartita con un nodo alla gola, perché quello sbarco che sembrava imminente è stato continuamente rimandato, imponendo una ulteriore nottata a coloro che erano a bordo. Una vera odissea. Siamo di fronte a una vera vergogna per un Paese civile come il nostro. Sono giorni che il Ministro Matteo Salvini e il suo Governo giocano con la vita di ben 47 esseri umani. Ho letto dichiarazioni vergognose di chi canta vittoria per l’impegno di paesi europei ad accogliere. A Siracusa con noi c’era anche Udo Bullman presidente del gruppo S&D del Parlamento Europeo, a testimoniare che l’Europa non è solo quella di Salvini e Orban. L’Europa e l’Italia sono, per fortuna, altro. E proprio per questa Italia e per questa Europa che dobbiamo batterci.
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